“Joker: Folie à deux”, il seguito che non è un seguito e il musical che tale non è.

5 Settembre 2024

Mettiamola giù abbastanza facile e cercando di apparire il meno lamentosi possibile: è abbastanza complicato, secondo me, provare a scrivere la propria su un film attesissimo al varco, presente in un importantissimo contesto internazionale quale la Mostra internazionale di Arte Cinematografica di Venezia e sul quale, a poche ore – appena più di 24 dalla prima proiezione stampa – di distanza dalla presentazione al mondo si è già scatenata una vera e propria ridda di voci e opinioni contrastanti. Per quanto queste opinioni sembra stiano pendendo per la maggior parte verso un ipotetico polo negativo della faccenda.

E, quindi, a maggior ragione, risulta ancor più complicato quando la propria di opinione si posiziona sul lato opposto della barricata – quello meno affollato e più esposto agli “attacchi nemici’.

Insomma quest’articolo sta per parlare bene di “Joker: Folie à deux” di Todd Philips, presunto sequel di quel film dello stesso Philips che nel 2019 si aggiudicò il Leone D’Oro allo stesso evento dove ieri è stato presentato di nuovo in concorso e che non si aggiudicò, a scapito della mostruosa prova di bravura di Joaquin Phoenix, per via del regolamento che vieta espressamente l’assegnazione di due o più premi importanti allo stesso lavoro, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile che quell’anno andò a Luca Marinelli per la sua prova ne il “Martin Eden” di Pietro Marcello.

E allora partiamo da qui, dallo stesso attore americano che grazie alla sua performance in Joker vinse se non la suddetta Coppa Volpi il Premio Oscar come miglior attore protagonista e ripartiamo dal fatto che a distanza di 5 anni ritroviamo una perfomance che ricalca le linee guida e quelle qualitative del precedente operato, aggiungendoci le capacità canore, in questo caso maggiormente in evidenza, già note del fratello del fu River, ma che non smettono mai di stupire.

E aggiungiamo una ripresa della psicologia e della psiche, oltre quella, che si immagina faticosissima, del corpo abbondantemente emaciato di quell’Arthur Fleck che è il personaggio intorno al quale ruotano, anche questa volta e ovviamente, tutte le vicende della storia.

Partiamo da qui e stupiamoci del miracolo di una prova che conferma la già incredibilmente straordinaria performance dell’altra volta e ragioniamo su come una riuscita del genere sia, per quanto mi riguarda, già sufficiente, non solo a far tirare un sospiro di sollievo, ma a far pensare ad un film bello che può contare su un ottimo elemento di base.

Film, dunque, riuscito, per quanto mi riguarda, perché Philipps iscrive il talento del suo protagonista in un quadro chiaro a dispetto dei rischi che la natura psichiatrica e conseguenzialmente ondivaga della storia, ambientata per la maggior parte del tempo nel luogo più ondivago per definizione e ossia un manicomio criminale, impone e perché lo stesso regista sa che direzione prendere e come prenderla quando l’idea di base avrebbe potuto facilmente far declinare l’insieme in un pasticcio pasticciato di numeri musicali o di liasons ( in realtà si parlerebbe di una sola “tresca”, ma tant’è) romantiche che invece mantengono per tutto il tempo un portato drammaturgico coerente all’universo disperato, che si è voluto creare già dalla volta precedente, di questa nuova proposta firmata Dc Comics.

Bando alle ciance, insomma, perché tutto il mondo è a conoscenza della partecipazione alla pellicola di quella Stefani Germanotta meglio conosciuta come Lady Gaga e tutto il mondo sa – forse in questo caso qualcuno meno – che l’operazione si fregia dell’etichetta di “Musical”, ma, sempre dal punto di vista soggettivo dello scrivente – è ovvio -, c’è da dire che questo secondo capitolo sul giullare del mondo di Batman poco ruota intorno alla Star internazionale femminile poc’anzi citata e che, al netto di una sua indiscutibile bellezza e bravura, il suo ruolo – e soprattutto la sua funzione – risulta essere decisamente marginale da un punto di vista pratico e molto più consistente dal punto di vista delle motivazioni che smuovono il personaggio principale in un arco narrativo affascinante e lineare rispetto alla sua presentazione in pompa magna nel precedente capitolo e di ancora evidente efficacia.

  • Mentre da ragionare ci sarebbe sul fatto se la lettura che si è voluta offrire con questa versione del Joker da parte di Phoenix e di tutta la crew creativa sia, sin dal principio, condivisibile o meno. Ma questo è evidentemente un altro discorso.

Ad ogni modo anche la definizione di “Musical” che si è voluta attribuire a questo titolo mi risulta quantomeno ambigua, dato che la convinzione che anima l’autore di queste parole è che non bastino inserti più o meno musicali e musicati per poter catalogare all’interno di un siffatto insieme un lavoro audiovisivo quanto invece, si pensa, sarebbe necessario che gli stessi “numeri’ trovino una giustificazione e una spinta di maggior funzionalità rispetto agli accadimenti mostrati.

Questo non pare accadere nel caso di un film che, al netto della presenza oggettiva ed indiscutibile di ottime – anche abbastanza prevedibilmente, c’è da aggiungere – performance canore da parte dei due protagonisti, sviluppa il suo corpo principale, sia dal punto di vista della quantità che dell’importanza, in sequenze “di prosa” intense e emotivamente grandiose quanto le loro ascendenti del 2019.

Insomma “Joker: Folie à Deux” si attesta su una posizione ibrida che pare essere il risultato consapevole e voluto di chi ha scelto di riprendere in mano tale blocco narrativo non tanto per dare un seguito canonico – da qui la mia convinzione che non sia neanche voluto lavorare volontariamente su un vero e proprio sequel da un punto di vista concettuale – quanto invece si sia puntato su un tragico e ottimamente riuscito divertissement che non sarà stato gradito di più ma che il firmatario di tale pensiero ha trovato di intelligente delizia e di deliziosa intelligenza.

In definitiva, in quella che pare una arroccata e strenue minoranza di opinionisti, in attesa di conoscere – dal 2 ottobre in Italia – la/le risposta/e del pubblico, un’operazione questa promossa e veramente gradita.

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