Pochi giorni fa abbiamo vissuto la notte di San Lorenzo, una delle più luminose dell’anno ed in cui i nasi di molte persone sono rivolti verso il cielo, pronte a confidare i loro sogni ad uno sciame di stelle che illuminano la notte con il loro bagliore.
Stelle che seguono delle proprie scie, indipendenti, lontane da quelle delle altre: la capacità dei corpi di stare soli, dovrebbe farci comprendere come anche la solitudine, per l’essere umano, può rappresentare un punto di forza e non per forza un segno di debolezza.
Stelle che brillano lontane tra loro e che trovano la loro forza nella distanza quindi nella loro solitudine, sono anche quelle cantate da ERAÈMME nel suo malinconico ultimo singolo Supernova, una stella rinomata per il produrre un forte bagliore al momento della sua esplosione. Nella sua atmosfera pop anni 80, grazie alla preponderante presenza del synth, il brano «attraverso il buio e la luce dei corpi celesti, racconta le emozioni vissute dopo una rottura.» Una canzone sicuramente intima dove si coglie anche la vulnerabilità e le emozioni del suo autore che riesce a mettersi a nudo nelle sue parole. Nel dettaglio, in Supernova ci racconta la rottura di una storia d’amore attraverso una singolare metafora ovvero quello di una stella che si disintegra. Nell’esplosione della supernova è come se si disintegrassero tutti quei momenti, rabbie, tensioni e rancori ed emozioni forti, che hanno caratterizzato e dato vita ad una relazione. Una canzone sì malinconica, ma nella quale si intravede un barlume di speranza, una separazione quasi salvifica all’interno: lasciarsi per prendere strade che conducano alla realizzazione personale.
Come si legge nel comunicato, il brano «racconta di due persone e delle loro forze che devono essere distanti per essere in equilibrio»: è per questo motivo che, oltre all’amore e la conclusione di una storia, quello che ho davvero colto in questo brano è la forza della solitudine. Complice di questo cambio di punto di vista sono state le prime frasi del brano che celano (anche) una bellissima dichiarazione d’amore: «anche se conto le stelle / mi manca sempre la più luminosa / che ora è per sempre sarà Supernova / che esplode in una nuova galassia anni luce lontana».
Quello della solitudine credo sia un concetto che, come scritto in precedenza, risulta quasi una condizione naturale tra tutti gli esseri viventi ad eccezione dell’uomo (attenzione: la coppia non la comunità!): se infatti ci facciamo caso, nella nostra società sembra ci venga imposta l’idea che per essere davvero felici, bisogna condividere la propria vita con qualcuno, sentendosi sempre e costantemente “in difetto” se ci ritroviamo senza una “dolce metà”. Eppure, per vivere in armonia con sé stessi, non c’è bisogno di un altro individuo nel quale riporre tutta la nostra forza: così ho assunto che la metafora della «Supernova che esplode in una nuova galassia anni luce lontana» è come se volesse rappresentare la massima realizzazione di una persona che solo lontana da una zona di confort e di benessere, riesce a trovare la propria vocazione, la propria essenza, il suo vero essere.
Quindi perché costringerci ad essere sempre ed eternamente splendenti a metà quando potremmo essere delle Supernova al di fuori delle nostre comfort zone?
«Se Supernova vuole / facciamo un’esplosione»