L’Albergo dei poveri, un ricchissimo esempio di Arte Teatrale

22 Febbraio 2024

È in scena fino a domenica 3 marzo, dopo aver debuttato venerdì 9 febbraio, presso il Teatro Argentina di Roma, lo spettacolo “L’Albergo dei Poveri”, diretto da Massimo Popolizio dalla riduzione teatrale tratta dall’ opera di Maksim Gor’kij ed interpretato, oltre che dallo stesso Popolizio, da Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia, Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba, Silvia Pietta, Gabriele Brunelli,Diamara Ferrero, Marco Maravacchio, Luca Carbone, Carolina Ellero e Zoe Zolferino.

Lo spettacolo in questione ha durata di 100′ senza intervallo e senza ombra di dubbio può essere definito uno spettacolo in cui si ritrovano tutte le caratteristiche tipiche e, ci si augura, conosciute del Teatro del sopradetto regista e ossia una grande, grandissima, energia, una vocalità chiara e decisa che si fa portatrice sicura delle parole e anche del senso che esse trasmettono e un rigore interpretativo che non lascia spazio a soluzioni estemporanee, delle quali non si conoscano preventivamente gli eventuali effetti scenici e sugli spettatori.

Ambientato in quello che potrebbe tranquillamente essere definito, alla indiana maniera, come una porzione architettonicamente definita di uno slum o, che dir si voglia, di un barrio e/o di una favelas, lo spazio scenico delimitato e disegnato da Marco Rossi e Francesca Sgariboldi è pregno di quella disperazione e di quel senso di ineluttabilità che almeno le arti dicono essere tipici della povertà estrema che si trasforma nella assoluta libertà di essere chi si vuole non avendo più nulla da perdere.

Nell’albergo del titolo – spazio abitato da una plerora di disperati che però la regia e l’interpretazione dei singoli non inquadra nella descrizione superficiale degli abietti – un variegato gruppo di esseri umani, calzati dai bei costumi di Gianluca Sbicca, vive quel che rimane delle proprie esistenze alla ricerca costante di un nulla che sembra perfettamente riempire le loro giornate.

E tra mogli la cui esistenza sta per terminare, borghesi caduti in disgrazia, affittuari dalle compagne fedrifaghe che umiliano corpolamente ed emotivamente le proprie sorelle – in questo caso “la propria sorella” – considerate, tra l’altro, anche nemiche nell’ambito sentimentale, la storia, con fatica e con un canone pastoso che pare più appartenere ad un codice letterario che non allo sviluppo carnale di una classica azione teatrale fisica e travolgente, avanza e si dipana in tutta la sua magnificenza che pare essere più ideologica che pratica.

Nel nutrito gruppo di ottimi – ed è un piacere ripeterlo -, OTTIMI, attori, difficile risulta soffermarsi sull’interpretazione di uno o una piuttosto che di un altro o di un’altra e allora, per comodità – e anche un pizzico per piacevole ruffianeria – si vuole, ancora una volta, soffermarsi sulla performance di quel capocomico – il Popolizio, già citato – che conferma, senza che ce ne fosse bisogno, la propria bravura con pochi eguali interpretando la figura de “il Pellegrino”, pietra angolare di tutta la dammaturgia.

“L’Albergo dei Poveri” è dunque uno spettacolo intenso, ammirevole ed ammirato, in cui risaltano per qualità anche le luci caraveggesche di Luigi Biondi che con il proprio disegno riesce ad avvolgere i corpi che si muovono in scena di quel senso di sconfitta senza battaglia che pare essere il migliore possibile per il destino di coloro che vengono dipinti, sin dall’inizio e per tutto il tempo, dei reietti senza speranza.

Fa piacere scrivere che i movimenti scenici di cui si muovono i corpi poc’anzi citati sono da attribuire al buonissimo lavoro di Michele Abbondanza.

La domanda che ci sarebbe da farsi, alla fine e alla luce di quanto visto, sarebbe anche se sia l’assenza di mezzi economici a rendere poveri i poveri o se la mancanza di ricchezza non afferisca a qualcos’altro che non sia il possedimento di mero danaro.

Con ancora nelle orecchie i fonemi del testo e i suoni ben calibrati dal disegno di Alessandro Saviozzi, proveremo a risponderci.

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