Dalla scrittura alle immagini: Jane Austen al cinema

26 Gennaio 2022

Le parole di Jane Austen diventano corpi e
sangue in Emma. di Autumn de Wilde

Testo Gisella Rotiroti

Ci si può chiedere quale sia il ‘segreto’ – cosa nelle parole manchi o cosa abbondi – all’origine di un desiderio irresistibile: trasformare in immagini la letteratura di Jane Austen. Nel suo bellissimo saggio Il film contro il
libro
(1947) Jean Epstein fornisce una chiave che consente di scoprire quel ‘segreto’ in una ‘mancanza’: anche
quando tende a diffondere l’irragionevole, il libro resta uno strumento sorvegliato dalla ragione, uno strumento nel quale l’idea precede e domina il sentimento, uno strumento classico. Il film è invece un mezzo in cui la propagazione del sentimento precede la formazione dell’idea, è un mezzo romantico. Le rappresentazioni fornite dalle immagini toccano la sensibilità, brutalmente. Virginia Woolf nel saggio Jane
Austen
(1925) ben delinea le caratteristiche di quella ‘mancanza’ che ha destinato al cinema la letteratura austeniana: “Jane Austen è padrona di emozioni molto più profonde di quanto si creda. Ci esorta ad aggiungere quello che manca. Sembra offrirci un’inezia che però si espande nella mente del lettore e si riveste di una vitalità duratura […] Non sapeva immedesimarsi in una scena romantica. Aveva sviluppato ogni sorta di accorgimento per evitare i momenti di passione. Alla natura e alle sue bellezze si approssimava di sbieco e in un modo tutto personale. Sapeva descrivere una notte incantevole senza menzionare neanche una volta la luna”.

“Cinema, letteratura:
teatro d’ombre, simulacri di fronte
ai quali l’uomo di cultura non può nulla…
se non conoscerne il funzionamento”.

Gilles Thérien,
Revue des sciences humaines

Queste considerazioni sono il punto di partenza per capire la ricchezza e il fascino che i romanzi di Jane Austen hanno rappresentato per il cinema poiché forniscono una chiave di accesso per l’analisi di quella caratteristica che Thierry Groensteen definisce adaptogénie, ovvero la propensione di un’opera a suscitare un gran numero di adattamenti.
La letteratura austeniana è il territorio privilegiato in cui il passaggio di un soggetto da una forma d’arte (letteraria) ad un’altra (visiva) si rivela particolarmente significativo. Jane Austen racconta storie d’amore senza romanticismi, ambientate in piccole e monotone società di provincia, condizionate dall’aderenza al perbenismo e alle severe regole morali dell’epoca ma tutte le sue storie ricalcano, variandola, la trama della favola. Il segreto di tanti riusciti adattamenti delle opere di Jane Austen per il cinema si scopre proprio sfogliando le pagine dei suoi romanzi, ai quali ‘manca’ quella vita sentimentale, sensuale ed emotiva che le immagini contengono nella propria essenza, come simboli della realtà sensibile. I film riescono a ‘scrivere’, attraverso le immagini, tutto quello che ‘manca’ all’opera scritta e che fa avvertire, da sempre e ancora nuovamente, il desiderio irresistibile di cinema.
Le immagini mostrano Jane Austen in due ritratti: quello originale disegnato dalla sorella Cassandra nel 1811 e quello risultato dal ritocco fatto fare dal nipote nel 1869. L’addolcimento dei lineamenti del volto e dello sguardo della scrittrice può suggerire e simbolizzare visivamente l’abbellimento estetico e la maggiore intensità espressiva che gli adattamenti cinematografici sono stati in grado di compiere progressivamente sui testi originali. Spesso il processo di adattamento dei romanzi austeniani per il cinema, soprattutto se prodotti da Hollywood, ha comportato quello che Jeremy Strong definisce un «addolcimento di Jane» ovvero una significativa trasformazione del testo finalizzata a farlo rientrare negli schemi di genere della produzione hollywoodiana e, nello specifico, nel genere della commedia romantica.

Gli adattamenti mettono in scena i momenti salienti dei romanzi ma la scelta di questi momenti varia anche in relazione al diverso approccio che il cinema e lo sguardo contemporaneo hanno maturato nel corso del tempo verso la materia sentimentale ed erotica. Si tratta di momenti carichi di sensualità che i film pongono sempre più in risalto nel corso del tempo, per arricchire di particolari emotivi e ‘scaldare’ le favole, in certo modo trattenute, dei romanzi di Jane Austen. Gli adattamenti più recenti sono ricchi di immagini di grande efficacia espressiva nel rappresentare i conflitti interiori ed emotivi a cui la parola di Jane Austen si accosta con la calma dell’intelletto e del pudore. Questa operazione di ‘intensificazione’ è ottenuta tramite frammenti assenti nei romanzi ma perfettamente funzionali a disvelare la parte sensibile, febbrile e vibrante che Jane Austen non rende manifesta ma che scorre sotterranea ai mutamenti
psicologici dei personaggi. Alcune parti delle storie vengono in un certo modo ‘inventate’ o ‘aggiunte’ dai registi, spesso con grande abilità, allo scopo di restituire alla favola la sua immagine più propriamente romantica e sensuale e di aggiungere, come afferma Virginia Woolf, “quello che manca”. L’esposizione fisica del corpo degli attori contribuisce a questo scopo.
L’immagine dei personaggi deve conformarsi ai canoni estetici moderni ed essere efficace per rappresentarne le sfumature caratteriali ed emotive. In particolare, il corpo del personaggio maschile viene sessualizzato e reso attraente per convogliare l’affettività dello spettatore. Come ha fatto notare Louis Menand sulla rivista ‘The New York Review of Books’ a proposito dell’adattamento televisivo di Orgoglio e pregiudizio (1995, Andrew Davies), il personaggio maschile soddisfa i desideri degli spettatori perché contiene un miglioramento significativo: “the glamorization of Mr. Darcy” e un “erotically enhanced Darcy” . Le scene aggiunte dal film conferiscono a Darcy il ‘corpo’, quella presenza fisica che Jane Austen non gli ha dato e che Menand definisce “extra Darcy”. Leggendo i romanzi di Jane Austen la sensazione è quella di un corpo maschile osservato da lontano, di cui sfuggono i particolari fisici e su cui la scrittrice non si sofferma. Allo scopo di riempire questi ‘vuoti’, la tendenza degli adattamenti più recenti è quella di porre in risalto la fisicità e la sensualità dei personaggi maschili. Le modifiche più importanti apportate dal cinema ai romanzi di Jane Austen consistono in questa riscrittura visiva: le azioni dei personaggi parlano con il ‘vocabolario’ emotivo del XX secolo e riconfigurano la rappresentazione della mascolinità data da Jane Austen attraverso il desiderio moderno di esporre la bellezza fisica e le emozioni.

“Le Anna e i Wronsky – eccoli in carne e
ossa. Se in questa realtà, il regista può
respirare emozione, può dar vita alla
forma assoluta con il pensiero, allora il
suo tesoro potrà essere tramandato
di mano in mano”.

Virginia Woolf,
Sul cinema

Emma. (2020) Autumn De Wilde

LA TRAMA EMMA.

Emma Woodhouse è una giovane bella, intelligente e ricca con la passione di combinare matrimoni. Dopo aver trovato marito a Miss Taylor, la governante che le ha fatto da madre, spinge la sua amica Harrier Smith a rifiutare l’amore di Robert Martin, semplice contadino, per ambire al matrimonio con il reverendo Elton. Dopo numerosi equivoci e fraintendimenti amorosi tutti i personaggi giungono al matrimonio desiderato. Harrier Smith accetta la proposta di matrimonio di Robert Martin ed Emma scopre di amare, ricambiata, l’amico e cognato della sorella, George Knightley.

A distanza di venticinque anni dalla versione di Emma (1996) diretta da Douglas McGrath, nel 2020 viene prodotto dalla Working Title/Blueprint Pictures un nuovo adattamento con la sceneggiatura di Eleanor Catton e la regia di Autumn de Wilde. Il ruolo di Emma è interpretato dall’attrice inglese Anya Taylor-Joy e quello di Mr. Knightley dall’attore e cantante Johnny Flynn.
L’analisi di questo film dimostra che la sfera erotica, costretta nel romanzo a rimanere celata dai vincoli repressivi pre-vittoriani, scorre in realtà sotto la superficie della scrittura e può emergere in modo efficace attraverso le immagini cinematografiche in grado di conferire alla storia corpo e azione. A venticinque anni di distanza dal primo, l’adattamento di de Wilde mette in scena in modo molto più esplicito la componente sentimentale, emotiva ed erotica del romanzo, dando luogo a quell’operazione di ‘intensificazione’ con cui il cinema contemporaneo riscrive la letteratura di Jane Austen.
La macchina da presa già dalla prima scena si trova nella camera da letto della protagonista – un luogo in cui la scrittrice non osava entrare – dichiarando la sua mancanza di ‘pudore’ e la sua volontà di avvicinarsi ai personaggi quanto più possibile per conoscerne, e svelarne, le emozioni e la sensualità. Autumn de Wilde realizza quell’operazione cinematografica definita da Louis Menand «extra Darcy».
La presentazione di Mr. Knightley avviene con un nudo integrale. Il film mostra Knightley nudo di spalle, dopo aver fatto il bagno, mentre un servitore lo aiuta a vestirsi. In tal modo il personaggio viene sessualizzato e potenziato eroticamente. Il desiderio sessuale, poiché non può essere diretto al corpo nella sua interezza, viene traslato e trasformato. L’attenzione erotica si concentra sul dettaglio fisico e il corpo diventa un insieme di particolari utilizzati per comunicare l’essenza del desiderio. La macchina da presa, dopo aver mostrato la figura intera del protagonista nudo di spalle, ne mostra il collo, la mano sul volto, la schiena, il piede, il ginocchio. Tutto quello che appartiene alla sfera sessuale esplicita rimane celato ma la passione si riversa in ogni frammento corporeo, elevando il contenuto erotico (latente) del romanzo. È una chiara scelta stilistica quella per cui nelle inquadrature, in cui si moltiplicano trucchi
decorativi e raffinatezze stilistiche, i personaggi parlano e si muovono come se stessero seguendo i passi di una danza.

Le musiche di Isobel Waller-Bridge e David Schweitzer realizzano la sensualità di questa danza e ne scandiscono il ritmo. Il romanzo di Jane Austen – definito da Pietro Citati un “capolavoro di architettura musicale” – ha ispirato alla regista la costruzione di inquadrature in cui la musica e i movimenti dei personaggi danno luogo a delle vere e proprie coreografie.
All’‘estetizzazione’ visiva del film contribuisce anche la deliziosa e peculiare ambientazione che consente di assaporare la sensazione dei luoghi e il pulsare della vita contenuta nel romanzo. Highbury, l’immaginaria cittadina della campagna inglese in cui si svolge la vicenda, è Lower Slaughter, incantevole villaggio, nel distretto di Cotswold, costruito su entrambe le rive del River Eye. Fra il villaggio, i prati e la vegetazione sempre verde della campagna inglese, i personaggi vivono la storia all’interno del suo ideale contesto caratteristico. I luoghi naturali, i giardini e gli interni di ville e palazzi girano attorno ai personaggi, li contengono e li accolgono come parte di una metafisica vivente, e visiva.
Downwell Abbey, la dimora di Mr. Knigtley, è Wilton House, una delle più belle ville d’Inghilterra, quella che Joe Wright ha utilizzato in Orgoglio e pregiudizio (2005) per gli interni della dimora di Darcy a Pemberley. La bellissima sala in cui è ambientata la scena che raffigura Darcy di spalle accanto al pianoforte mentre la sorella Georgiana suona per lui, è la stessa in cui de Wilde riprende Mr. Knightley sul pavimento, all’apice della passione amorosa. L’eleganza della sala di Wilton House è dunque visivamente associata, per la seconda volta, ad un personaggio maschile.
La cura del dettaglio, apparentemente insignificante, propria di Jane Austen – definita da Vladimir Nabokov “squisita arte del ricamo” – ha ispirato a de Wilde un’operazione di ricostruzione raffinata ma pulsante e vitale, anche nella confezione degli abiti che dà al film caratteristiche sensibili attraverso elementi fotogenici.
I mantelli delle scolare di casa Goddard, di cui fa parte Harriet, sono storicamente verosimili ed hanno una forte influenza visiva grazie al rosso intenso, in contrasto con il verde della campagna dove le ragazze camminano in gruppo in sincronia perfetta.

Nelle storie di Jane Austen il ballo rappresenta il momento in cui si concentrano tutte le aspettative sentimentali ed erotiche dei giovani personaggi. Nella cultura contemporanea il ballo non ha perso i suoi contenuti sensuali e il cinema si adatta perfettamente alla sua rappresentazione. Il ballo di Emma e Mr. Knightley è lasciato da Jane Austen totalmente all’immaginazione.
Nel romanzo la descrizione della serata danzante termina nel momento in cui Emma, sentendosi gratificata nel ricevere parole di ammirazione, forse per la prima volta da parte del suo amico, dichiara a Mr. Knightley di voler danzare con lui. Nel film il ballo dei protagonisti è un tripudio visivo di passione e sensualità. Quando Knightley chiede ad Emma di ballare le loro mani si toccano per la prima volta in un momento che ne evoca tutta l’emozione. In un mondo in cui è raramente permesso di toccarsi l’un l’altro, a causa delle regole di galateo dell’epoca Regency, i momenti in cui i personaggi possono farlo diventano particolarmente significativi. Secondo l’etichetta dell’epoca non sarebbe stato
possibile un contatto fisico tra Mr. Knightley ed Emma senza i guanti ma de Wilde afferma di aver inserito questo particolare immaginando che Emma, appena finito di mangiare, potrebbe essersi distratta e non aver fatto in tempo a rimetterli.
Durante la danza, la passione e l’attrazione fisica vengono sottolineate dalla musica ed espresse dai corpi, dagli sguardi ardenti di Emma e Knightley ed ancora una volta dalle loro mani, con la mano dell’una su quella dell’altro che rimane a cingere la vita di Emma alla fine della danza. Una caratteristica comune ai personaggi austeniani è l’incapacità di comunicare i propri sentimenti quando ne sono sopraffatti.


Nelle parti più drammatiche dei romanzi, quando la passione prende il sopravvento, i personaggi non riescono ad esprimere le proprie emozioni e la parola cede il posto al silenzio. Il silenzio lascia un vuoto che può
essere colmato dal lettore attraverso l’immaginazione.
Questi ‘vuoti’, che manifestano l’impossibilità di trasformare in parole le emozioni, nel cinema divengono gli elementi più significativi ed il linguaggio amoroso viene sviluppato sulla base delle esigenze visive e delle necessità emotive moderni. Nei romanzi di Jane Austen la dichiarazione d’amore – centro in cui confluiscono tutte le pulsioni erotiche – determina l’ufficializzazione del rapporto amoroso e fornisce la principale fonte di appagamento sensuale e sentimentale all’interno della storia. Il film di de Wilde, nel momento in cui Mr. Knightley dichiara i suoi sentimenti ad Emma, mette in scena concretamente un’emozione forte, non ‘scritta’ ma presente nel racconto: la reazione di Emma è un improvviso sanguinamento dal naso, un’immagine che mostra, in modo materiale e sensibile, una passione finalmente libera di manifestarsi. L’epistassi – anticamente simbolo dell’innamoramento – sottolinea l’irrompere della passione ma conferisce a questo momento anche una nota di comicità e di imbarazzo non discordante con l’ironia di Jane Austen e con la sua avversione per il romanticismo.
Le emozioni di Mr. Knightley vengono raffigurate in maniera altrettanto forte, attraverso aggiunte che non hanno alcun corrispettivo nel romanzo: lo si vede balbettare, correre a perdifiato dietro la carrozza di Emma per raggiungerla fino ad Hartfield ed essere sopraffatto dall’ansia, come in preda ad un attacco di panico, per finire sdraiato sul pavimento travolto dalla passione.
Le immagini del film rendono pulsante e viva una storia raccontata attraverso un procedimento letterario classico e condizionata dall’aderenza della scrittrice a severe regole sociali e morali. Il linguaggio moderno, del cinema e di Emma. fa rivivere in modo brillante l’ironia stupefacente del romanzo e, se pure ne tradisce in alcuni momenti la ‘verità’, riesce a inondare di vita e di sangue lo sguardo d’amore di Jane Austen verso i suoi personaggi e verso quella grande avventura che consiste nel puro atto di guardare.

Libri e film consigliati

  • Ragione e sentimento (1811)
    Ragione e sentimento (1995, Ang Lee)
  • Orgoglio e pregiudizio (1813)
    Orgoglio e pregiudizio (1940, Robert Z. Leonard)
    Orgoglio e pregiudizio (2005, Joe Wright)
  • Mansfield Park (1814)
    Mansfield Park (2000, Patricia Rozema)
  • Emma (1815)
    Emma (Douglas McGrath, 1996)
    Emma (Autumn de Wilde, 2020)
  • Persuasione (1818)
    Persuasione (Roger Michell, 1995)

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