“Martedì e Venerdì”: Fabrizio Moro porta sul grande schermo le difficoltà dei genitori separati

27 Febbraio 2024

“Martedì e Venerdì” di Fabrizio Moro e Alessio De Leonardis è un film che mette a fuoco da un’angolazione valida la storia piccola, ma universale di una famiglia che si separa.

Marino (Edoardo Pesce) e Simona (Rosa Diletta Rossi) decidono di separarsi. Il filo che ancora li lega ha un nome. Si chiama Claudia (Aurora Manenti) ed è la loro unica figlia.

Stretto tra mille difficoltà economiche a causa di una cartella del fisco per delle tasse mai pagate, Marino sceglie di entrare nel giro criminale di un vecchio amico, soprannominato “Cioccolatino” (Giorgio Caputo) che rapina supermercati.

Sono le cose meno esposte del film, ma solo suggerite gli aspetti più convincenti dell’opera di Moro e De Leonardis. Il caro affitti, il lavoro in nero, la burocrazia. Le difficoltà che si incontrano nell’affrontare una separazione. La solitudine. La distanza emotiva che si instaura col partner.

La gestione di un amore da donare “a tempo” nei martedì e venerdì che un giudice ha stabilito.

Un film asciutto, onesto nella sua narrazione, dove nulla è esagerato. Non ci sono grandi criminali, nessun gesto è eroico. Perfino Roma sembra anonima e si confonde tra le strade di periferie conformi. Il contesto urbano e sociale dove gli attori si muovono è infatti l’altro cooprotagonista del film.

La criminalità (e qui il film non sorprende, sceglie il canone) come risposta al welfare di uno Stato che sembra dimenticare gli ultimi nel momento delle difficoltà.

“Martedì e venerdì’” è l’istantanea di una storia comune e per questo universale. Esplora la vita di un uomo nel momento della separazione. Possiede uno suo fascino. Quello di un cinismo riflessivo a tratti neorealista. Quando centra questo punto il film funziona bene. Quando si compiace nel melò, meno.

Bravissimo Edoardo Pesce che, a mio avviso, restituisce una delle sue migliori prove e riesce ad emozionare, ma anche a legare le diverse anime che il film vuole raccontare.

Rosa Diletta Rossi è molto precisa, mai sopra le righe. Peccato il suo personaggio sia lasciato indietro nella narrazione, un contro canto troppo poco esplorato e che sarebbe stato molto interessante approfondire.

Aurora Menenti alias Claudia. 11 anni. Capacità Incredibili per la sua età.

Adamo Dionisi è una luce del cinema italiano. La sua presenza sullo schermo non è mai banale. Ci regala un abbraccio fraterno che vale il film.

Le atmosfere sono ben calibrate con una strizzata d’occhio sul piano visivo al Drive di Refn e sul piano musicale a Cliff Martinez, ma Moro (che scrive le musiche) costruisce una colonna sonora avvolgente.

I momenti di vita vera che emergono dal film sono i più belli e superano quelli criminali.

Simona che dimentica(?) di lavare gli abiti di Marino.
Un confronto tra fratelli in difficoltà economiche.
Marino che con dignità cerca lavoro da un suo concorrente e che sceglie di dormire in officina prima di prendere coscienza che neanche quella strada lo porterà a “vivere”.

Una scena su tutte, scuola “”Caligari” tra Cioccolatino e Marino:
“Voglio portà mi figlio a Gardalang” …. “ma dò cazzo sta Gardalang”

Non da ultimo uno sguardo perso, che non spoilero, ma che in un mondo parallelo potrebbe essere quello di un Antonie Doinel nato e cresciuto in una qualsiasi periferia romana.

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