Road House, goffo anche se visto dal divano.

29 Aprile 2024

Nel 1989 usciva un film dal titolo “Il duro del Road House (Road House)” diretto da Rowdy Herrington con protagonista l’immenso Patrick Swayze. Il film segue le vicende di Dalton, un laureando in filosofia che lavora come buttafuori nei peggiori locali americani. Un film a metà tra un westen e un polizesco, pieno di botte da orbi, alcool e musica country.
Eppure il film segna un immaginario, quello della fine degli anni ’80. Diventa transmediale e ultra pop e finisce per essere citato nei Griffin prima e in The Young Sheldon dopo. Mi piace ricordare come nei Griffin, Peter dopo aver visto il film, ne carpisce l’intima essenza. Tutti i problemi della quotidianeità, vanno risolti con un calcio girato gridando Road House. Che poi è l’assunto del film a stringere è proprio quello: “predicare gentilezza, fino al momento in cui non bisogna più esserlo”. E Swayze prima e Peter dopo prendono letteralmente tutti a calci nel culo fino ad esagerare oltremodo in un finale tutto anni ’80.
Su questa esagerazione si fonda Road House del 2024 uscito su Prime Video diretto da Doug Liman che vede Jake Gyllenhaal nei panni di Dalton. Comincio nel dire che l’aspetto più bello del film è la presenza di Conor McGregor nei panni del Villain. Il fighter irlandese alla sua prima apparizione sul grande schermo si presenta in una forma invidiabile e riesce nell’essere l’elemento più attraente del film, forte di una fisicità esplosiva e di un ghigno da matto (su questo non si è dovuto neanche troppo impegnare). Le cose belle di Road House finiscono qui.
La traccia umoristica che il regista imprime al film non funziona . La formula botte e risate di cui maestri erano i nostri Bud e Terence non regge sulla coppia Conor-Gyllenhall. IL primo troppo poco attore. Il secondo troppo belloccio, troppo perfetto, troppo buono anche quando è cattivo. Tutto è mal dosato perfino la massima di cui sopra che diventa: “sii gentile, finché non arriva il momento di non essere gentile”. Tecnicamente Il film è girato con mestiere e possiede una sua validità. Ma nel 2024 è veramente troppo poco. Emerge su tutte la scena dello scontro finale tra Jake e Conor che chiaramente non si è fatto sfuggire l’occasione di colpire per “sbaglio” Jake con un gancio destro sparato in faccia facendogli sbattere il cranio sulla portiera di un automobile. Tuttavia anche quì un vulnus. Il troppo uso della CGI e la dinamica fumettosa stancano prima di subito Perfino Scott Adkins (l’unico erede di Van Damme) ha criticato l’eccessivo uso di computer grafica durante le coreografie. Road House è un film di cui non si sentiva il bisogno, la cui unica evasione è una valanga di botte corrette in CGI ed in cui Liman tenta di bilanciare testosterone e umorismo per sbarcare i 120 minuti. Il tentativo è goffo.

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