I Delinquenti (Los Delincuentes) di Rodrigo Moreno

25 Maggio 2024

Gli anagrammi dei nomi che ritornano, la noia, i tempi lunghi, i tempi morti, eppure il lago, la natura, la vita fuori.
I Delinquenti parla di un crimine in fondo, ma quale?

Morán e Román sono i protagonisti di questo insolito poliziesco romantico. Le sorti dell’intreccio sono affidate principalmente a Morán, impiegato di banca argentino che stanco della monotonia del lavoro che svolge decide di commettere un furto proprio sul posto di lavoro. L’obiettivo è quello di non lavorare più, di sfuggire alla quotidianità schiacciante. Nel suo piano, Morán, coinvolge il suo collega Román (interessante il gioco di parole utilizzato dal regista che rende i due uomini solamente le due facce della stessa medaglia), il quale dovrà fare da “tesoriere” del bottino finché Morán non sarà uscito di galera. Il piano di questi è infatti costituirsi e scontare una breve pena per poi uscire per buona condotta e godersi la libertà, d’altronde la prigione vera e propria non sarebbe altro che il prolungamento di una prigione che stava già vivendo. Cosa ci guadagnerebbe Román? La metà del bottino e la stessa libertà del collega.

Il film immerge lo spettatore in questo continuo domandarsi su quale sia il crimine in questione: se quello effettivamente commesso da Morán o la vita in cui è intrappolato e dalla quale tenta di evadere. Chi sono quindi i veri delinquenti?
L’uomo all’interno della società vive una continua lotta contro la forma, le costrizioni, le necessità e le maschere suggeriva Pirandello…ma chi siamo veramente?
Siamo forse esseri destinati alla sconfitta, siamo forse dei prigionieri?

I Delinquenti di Rodrigo Moreno, il cui cognome somiglia molto al gioco di parole ad incrocio Moràn-Romàn, si compone di due capitoli: il primo è cupo, scuro, indicativo della nevrosi pacata della quotidianità, il secondo è più dilatato, sia nel tempo filmico che nella trama. Il regista lo compone di movimenti più lenti, pause più consapevoli, silenzi più significativi. Morán e Román compiono lo stesso viaggio, ma in due momenti differenti. Quello di Morán, avvenuto prima nel tempo, ci viene raccontato successivamente mentre il protagonista è in carcere. I due “partners in crime” vivono le stesse emozioni seppur con intenzioni differenti: il primo si gode quei momenti di libertà che da tempo assaporava, per il secondo la libertà rappresenta invece una scoperta forse inconsciamente agognata. I due uomini vengono in contatto con questa strana troup cinematografica formata da Ramón (altro anagramma del nome maschile) e dalle due donne Morna e Norma (anche in questo caso si fa notare l’anagramma dei due nomi), della quale si innamoreranno entrambi.


Questa “nuova vita” si cela nell’amore e nella natura, in quel contesto rurale riconosciuto dal mondo latino come “locus amoenus”. Questo ambiente estraneo alle tensioni del mondo urbano che per i due doveva fungere da passaggio, diviene invece una sorta di aspirazione, un ideale di vita per cui vale la pena mandare tutto all’aria e spendere tre anni in carcere.

La parola “Fin” si scrive sulle note di Adonde Está la Libertad dei Pappo’s Blues che invita lo spettatore a ricercare la propria di libertà, forse nascosta in qualche luogo che dovremo scoprire.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Non perdere

Deadpool & Wolverine: gli ultimi saranno i primi

Sono passati 7 anni dallo struggente Logan e 6 anni