Musica, amore e…Un “rigore agli europei”!- intervista a Tommaso Di Giulio

29 Giugno 2024

Tommaso Di Giulio è un cantautore molto apprezzato nella scena musicale italiana. Abile musicista, autore versatile, ha scritto e vanta collaborazioni con numerosi cantanti italiani come Max Gazzè, Yuman, Marina Rei e aperto concerti per prestigiosi artisti come Franco Battiato, Francesco De Gregori, Pino Daniele, Afterhours, Max Gazze’, Brunori SAS, Marta Sui Tubi, Marlene Kuntz, Mannarino, Dente.

Scopriamo con piacere i suoi nuovi brani e, nel dettaglio, il suo ultimo singolo Come un rigore agli europeri cantata insieme a Mox, incredibilmente pertinente con le settimane che stiamo vivendo. Nei suoi brani c’è amore ma anche disillusione ed il racconto una società che sembra evolversi sempre in peggio, narrato e raccontato tutto con una lineare composizione musicale, limpida e cristallina.

Per scoprire di più questo cantautore, noi di Banquo gli abbiamo fatto qualche domanda e ci ha parlato di amore, di musica (ovviamente!)… ed anche un po’ di calcio!

Il tuo nuovo singolo si intitola Come un rigore agli europei, azzeccatissimo per il periodo in virtù anche della musica stessa del brano che lo rende molto estivo (un sound leggero, fresco, dinamico). Il testo del brano racchiude la metafora di due “calciatori”, due rivali, che si “contendono” la stessa ragazza: il ritornello è letteralmente una preghiera rivolta ad un “Dio del rock’n roll” che ti dia la forza di non sbagliare i passi (intesi sia come di danza che metaforici). Ci racconti un po’ questo brano? Cosa ti ha spinto a scriverlo?

In realtà di calcio non capisco praticamente nulla, ma è indubbio che unisca e divida le persone come poche altre cose al mondo. Un po’ come l’amore. Il brano l’ho scritto parecchi anni fa, senza sapere che di li a poco ci sarebbero stati gli Europei (che poi abbiamo visto), pensando che sarebbe stato troppo furbetto farlo uscire allora. Nel frattempo il tempo è passato, ho finito il disco, “Rigore” doveva proprio uscire ma…Riecco gli Europei. Il mio editore ha suggerito giustamente di farlo uscire, in barba a pregiudizi e scaramanzia. I due protagonisti non li ho mai pensati come metaforici calciatori ma non voglio limitare alcuna lettura o interpretazione. Diciamo che volevo raccontare una storia di timidezza, dove il parallelo con il rigore calcistico durante un’occasione importante aumenta il senso di “qui ci giochiamo il tutto per tutto”… Il tema del “passo falso”, espresso nel brano con i riferimenti al ballo, è un qualcosa che tutti quelli che hanno tentato disperatamente di conquistare una persona per poi ritrovarsi avviluppati nella propria goffaggine credo che sia familiare a molti… A me sicuramente.

A proposito di questa canzone ti chiedo anche come è nata la collaborazione con Mox, apprezzatissimo cantante della scena indie romana: nella canzone le vostre due voci si alternano con un bell’equilibrio, creando il dialogo tra i due contendenti, senza mai sfociare nella totale rivalità.

Trovo che Mox sia uno dei più bravi artisti che ci siano in giro in questo momento: canta bene con timbro e interpretazione personali, scrive bei testi e grandi melodie. Condividiamo inoltre una passione smodata per gli anni ’60 e certe atmosfere agrodolci. Non avrei potuto chiedere di meglio che il suo crooning romantico e ruspante per questa canzone.

Tommaso Di Giulio feat Mox – Come un rigore agli Europei

Anche Basta è il singolo che ha preceduto Come un rigore agli europei. Dichiari che “è uno sfogo, un lamento, un’epifania”. Come nasce questa canzone?

Nasce proprio così: dopo una brutta delusione amorosa, per buttare fuori un mare di frustrazioni di cui non riuscivo a liberarmi.

Collegandomi al concetto di “epifania”, quand’è che hai avuto un’ “illuminazione” importante nella tua vita?

Più di una volta, credo. In ambito musicale, poi, spesso! Sicuramente la prima volta che ho ascoltato “Remain in light” dei Talking Heads la ricordo quasi come un’esperienza mistica. Musica a parte, sono sempre stati degli innamoramenti importanti a farmi capire alcune cose fondamentali.

Borghesi infine, è il singolo che sancisce il tuo nuovo capitolo musicale che ci condurrà verso un nuovo disco. Nella canzone non canti mai la parola del titolo ed il testo racconta l’uomo moderno e sul suo essere schiavi di tutto (sull’artwork del disco infatti, ci sono due dinosauri che fissano un cellulare con gli occhiali da sole). Tra disillusione e clichés, esprimi la tua visione della contemporaneità. È il caso di chiederti: come vedi la nostra società?

Beh… La vedo male. Suona apocalittico, ma non mi sembra che si stia prendendo proprio una buona piega, non credi? Su tutti i fronti direi…

Ma perché, secondo te, siamo “sempre” con gli occhiali da sole? Da cosa vogliamo davvero ripararci?

Quanto tempo hai? Il tema è proprio quello: ogni giorno sembra spuntare qualcosa di nuovo da cui proteggersi e schermarci. Viviamo in una condizione di allerta costante, come se un qualche pericolo fosse sempre in agguato. Eppure dobbiamo anche dissimulare perché sennò il mondo (social o meno) vedrebbe il nostro fallimento, la nostra sconfitta. È questa secondo me la nuova frontiera della borghesia. Se dovessi usare una parola sola per definire i nostri tempi, infatti, sceglierei “paura”.

Tommaso Di Giulio – Borghesi (artwork)

A livello musicale invece gli archi sembrano citare la melodia di “Il pescatore” di De Andrè: è una citazione voluta? Colgo l’occasione per chiederti anche quali sono le tue influenze musicali che, sicuramente, proverranno anche dal cantautorato italiano.

Non ho pensato a Il Pescatore di De Andrè per l’arrangiamento degli archi del brano, ma trattandosi di un capolavoro non mi lamento se ci hai sentito quel riferimento! Per quanto riguarda le mie principali influenze musicali, dovendo fare una selezione molto stringata, rispondo con: Franco Battiato, Paolo Conte ed Enzo Jannacci.

Una costante (apprezzabile e lodevole) dei tuoi brani è la costante presenza di strumenti “meno convenzionali” come gli archi: come strutturi i tuoi arrangiamenti?

Beh, mi piacerebbe prendermi questo merito ma gli archi sono costantemente utilizzati nella maggior parte delle canzoni e nel pop anche oggi. Quando posso cerco di lavorare agli arrangiamenti confrontandomi con musicisti più preparati di me dal punto di vista “accademico”, per quest’ultimo album si tratta di Leonardo Ceccarelli ed Edoardo Petretti, pensando soprattutto ad una narrazione per immagini: tutti i suoni e le parti devono contribuire ad espandere e rafforzare l’immaginario proposto dalla canzone, lavorando in contrappunto tra loro, senza però dare mai l’impressione che la produzione possa prendere il sopravvento su melodia e testo. La cura maniacale per dettagli che probabilmente sento solo io credo che derivi per la mia ossessione per certo pop inglese sofisticato, quello che mi ha reso un ascoltatore attivo quando ero ragazzino.

Le grafiche dei tuoi tre singoli sono accomunate dalla rappresentazione di un dinosauro, animale che darà il titolo anche al tuo disco (come leggo nel comunicato): posso chiederti il motivo di questa scelta?

Le illustrazioni, della bravissima Giulia Scherani, sono parte integrante di questo immaginario che io, ogni volta che faccio un disco, cerco di evocare. I dinosauri, oltre ad essere creature straordinarie, passione di tanti bambini di infinite generazioni, rappresentano la metafora di qualcosa che sappiamo essere estinto o prossimo a scomparire, come buona parte delle cose che hanno regolato il mondo che credevamo di conoscere. Siamo in tanti ad essere dinosauri, e una bella componente del meteorite che sta per schiantarsi su di noi è fatto di algoritmi, bot e pensiero debole. 

Di tutti i lavori che hai fatto in questi anni e di tutte le importanti collaborazioni (penso, tra i tantissimi, a Max Gazze), ce n’è una che più di tutte porti nel cuore?

Forse proprio Disordine D’aprile per Gazzè, scritta con Giorgio Baldi. Anche se pure l’emozione di sentirsi nominato a Sanremo grazie a “Ora e qui” cantata da Yuman non è da poco.

Siccome siamo in tema “europei” pertinente quindi con il ritornello del tuo brano, pronostici per l’Italia?

Ti rispondo dopo la tragicomica seconda partita quindi… Che dire?

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Roberta Matticola

Se fossi una parola sarei 'errare', grazie al suo duplice significato: "1. a. Andare qua e là senza direzione o meta certa [...] 2. a. Ingannarsi in un’opinione, sbagliare in ciò che si crede o si afferma." (Vocabolario on line Treccani). Ed io sono così: cammino tanto fino a consumare suole e commetto troppi errori.

Tra le poche cose certe, c'è il mio costante bisogno di scrivere di musica, in particolare di quella italiana ed emergente.
Poi rido e canto (... male).
Tanto.
E con il tono troppo alto.

"Il dj da una radio mi dice che fa bene cantare: ma chi ha mai saputo cantare?" - ColapesceDimartino: Considera.

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