di E. Metalli
Nasce a Roma un nuovo evento culturale: BaRò, festival di musica barocca ideato da Francesca Ascioti, artista, fondatrice e direttrice artistica di EneaBarockOrchestra. Si tratta di quattro appuntamenti presentati in diversi luoghi iconici della Capitale, nei quali protagonista sarà sempre l’EneaBarockOrchestra, nata a Roma nel 2018.
L’attività di EBO include infatti la ricerca musicologica sul repertorio poco noto del Barocco e la sua riproposizione all’interno di spazi architettonici che hanno un collegamento storico e artistico con la musica eseguita.
È in questo spirito che l’Händel Gala, una serata interamente dedicata a Georg Friedrich Händel, è presentato all’interno dell’impareggiabile cornice di Palazzo Pamphili a Piazza Navona, sede dell’Ambasciata del Brasile in Italia.
Il concerto è notevole sotto molti aspetti. Presenta un programma non solo ricco, in termini di ampiezza e di varietà, ma anche molto coerente nella scelta e nella disposizione dei brani, in linea con le intenzioni filologiche e di ricerca di EBO e di chi collabora con questa giovane realtà musicale. L’individuazione del luogo, poi, è lodevole ed eccezionale: nonostante la centralità dell’altro palazzo ereditato dagli Aldobrandini – quello su via del Corso – è innegabile il legame di Händel con la famiglia Pamphili, oltre a Ruspoli e Ottoboni, nel tempo in cui il compositore fu a Roma, e di conseguenza con tutta la realtà artistica e musicale romana che, certamente, in questo luogo ha trovato eco nel passato come nel presente.
Proprio durante il soggiorno romano Händel ha infatti assimilato la lezione corelliana che mostra i suoi straordinari frutti anche nelle pagine strumentali di capolavori come Il trionfo dei tempo e del disinganno (1707) e che poi si rinnoverà nei Concerti pubblicati successivamente a Londra.
Il programma si apre con l’esecuzione del Concerto grosso op. 3 n. 4 e con un brano del Trionfo – “Un pensiero nemico di pace”. Si intuisce, così, fin dall’inizio questo finissimo legame fra i brani – spesso concepiti per lo stesso artista o “prestati” in via palese o nascosta ad altre composizioni – la cui successione ha dato vita a una mirabile giostra di affetti e di passioni differenti e al cui vertice si trovano Rodelinda e Rinaldo.
La prima per la delicata intensità interpretativa del duetto “Io t’abbraccio”, la seconda per la giusta fama delle due arie: dall’elaborato contrappunto di “Cara sposa” alla gloria marziale dell’andamento di “Venti, turbini”, impostata come un concerto strumentale nella contrapposizione fra concertino e assieme orchestrale.
Superba caratteristica della musica barocca, almeno nelle nostre esecuzioni e riscoperte contemporanee: l’impressione che lo sforzo non ricada solo su singoli artisti, ma venga suddiviso e condiviso fra tutti. Le voci, così, pur essendo pezzi preziosi dell’esecuzione non restano autonomi e, per certi versi, isolati rispetto al resto, ma entrano nella musica in ogni accento, in ogni frase, in ogni passaggio che ha, spesso, un corrispettivo orchestrale di rilucente intensità.
Fra i cantanti spiccano, per dolcezza di timbro, Giulia Bolcato, che fa rivivere alcune melodie create per Francesca Cuzzoni con una drammaticità estatica tanto come Cleopatra che come Rodelinda, e Giacomo Nanni, il cui colore brunito, ma agile e duttile, sembra rendere un volontario omaggio in più di un brano al divismo del primo basso operistico noto nella storia dell’opera: Giuseppe Maria Boschi. Non è da meno la coloratura feroce e brillante di Shakéd Bar, credibilissima Armida, e l’attenzione al fraseggio e all’effetto del controtenore Nicholas Tamagna, cui sono assegnati i brani forse più noti della serata.
Merito di questo risultato è da ascrivere ai musicisti che costituiscono l’EBO, su tutti al suo primo violino, il giovane e brillante musicista aquilano Gabriele Pro, che si è fatto inoltre carico della direzione, lasciando tuttavia la centralità alla voce umana e strumentale, ma “mirante al colpo d’occhio dell’insieme e all’“effetto” nel senso più squisitamente barocco del termine”.
Progetto di ampio respiro, quello dell’EBO, cui auguriamo ancor più successo nella prossima edizione, dove si preannuncia l’allestimento di Agrippina: Audentes fortuna iuvat!