“Ceneri alle Ceneri” di Gabriela Corini: la perturbante labilità della memoria umana

Da 1 al 5 febbraio è andato in scena al Teatro Trastevere “Ceneri alle Ceneri” di Harold Pinter, interpretato da Gabriela Corini, che ne cura anche regia, scena e costumi, e da Roberto Zorzut, che sovrintende al disegno luci e come aiuto regista.
Sulla scena, una coppia matura discute nella propria abitazione. Il marito, un po’ distante, vorrebbe sapere di più sul passato della moglie; nello specifico cerca chiarimenti su di una relazione amorosa avuta dalla donna prima di conoscerlo. Lei è un po’ restia a comunicare, la memoria non l’aiuta molto, ma a poco a poco si rivelano sempre più informazioni sul misterioso amante: dal suo modo di amare, al limite tra l’eros e la violenza, ai suoi lavori, la gestione di un’agenzia di viaggi e la direzione di una fabbrica dove tutto viene eseguito con rigore e precisione. L’uomo non è convinto dalle storie della moglie e in un climax incalzante di domande e risposte, in un alternarsi di stati d’animi rabbiosi e confusi, il ricordo del passato si fa nitido e prende le tinte oscure della tragedia dell’Olocausto e delle persecuzioni naziste.
Tutto diventa chiaro. L’agenzia e i viaggi in treno, la fabbrica dove tutti devono rigare dritto, l’autoritario aguzzino che si approfitta della donna: sono tutti riferimenti a un’esperienza dolorosa da campo di concentramento. Eppure c’è qualcosa che non va. Sebbene tutti i tasselli sembrino al proprio posto, il colpo di scena finale ribalta completamente le carte in tavola, tramutando un terribile passato di dolore in un orrendo presente di oblio e rimozione. L’effetto è eccellente e disturbante, perfettamente “perturbante” nell’accezione che Freud e Todorov danno del termine: l’esitazione di fronte all’impossibilità di distinguere tra la realtà e la fantasia. Quando però non si riesce più a distinguere tra il presente e il passato, tra il vissuto e l’esperienza del quotidiano, l’effetto è ancora più agghiacciante.
Gabriela Corini esplora il tema della memoria e del ricordo e ne mette in luce l’estrema caducità così come l’effimera labilità, anche nel rispetto e in occasione della da poco passata Giornata della Memoria. La senatrice Liliana Segre ha recentemente dichiarato alla presentazione del palinsesto di eventi per il Giorno della Memoria del Comune di Milano: <<Una come me ritiene che tra qualche anno ci sarà [sulla Shoa] una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella>>. E poi il passo verso la dimenticanza è breve. Primo Levi diceva che “Chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo”. Mi fa sorridere in modo amaro. Apro qualunque giornale e leggo che sul fronte orientale non si contano più le fosse comuni di civili assassinati, negli Stati Uniti la segregazione razziale è cronaca quotidiana, osservatori internazionali prevedono in Terra Santa una nuova intifada, in Persia la popolazione civile si ribella contro un regime oppressivo. Guardo il calendario e cerco di convincermi, con difficoltà, che non è la prima metà del 1900, ma il 2023. Forse dovevamo fare qualche esercizio di memoria in più.

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