Una miccia per sé, per gli altri. La festa POP di Castellinaria

28 Luglio 2023

Dal 2 al 6 agosto si terrà la sesta edizione di CastellinAria – Festa Pop, ad Alvito in provincia di Frosinone.
Il festival vuole essere l’occasione «per creare un ponte tra le energie teatrali contemporanee e una realtà periferica», attraverso la fondazione di una comunità culturale e la rifondazione del «concetto stesso di piazza». Per questo motivo, la manifestazione comprende una serie di iniziative che coinvolgono la popolazione del territorio e le realtà locali, incoraggiando il dialogo con artisti e artiste ospiti dell’evento. Ne abbiamo parlato con gli organizzatori (Livia Antonelli, Chiara Aquaro, Anna Ida Cortese, Niccoló Matcovich ). Abbiamo anzitutto fatto il punto su cosa significhi pensare un festival in una realtà distante dai grandi circuiti: «Dislocare i processi e le proposte culturali dalle metropoli sovrabbondanti di stimoli alle province semiabbandonate significa, per noi, riappropriarsi di un tempo diverso in cui condividere l’esperienza del teatro, un tempo che non è quello del consumo individuale di un prodotto ma quello di una comunità che vive nell’incontro». Un’incontro che diventa scintilla di qualcosa di nuovo, come dimostrato dal tema di questa edizione: “Farsi fuoco”.

“Farsi Fuoco”, secondo la vostra dichiarazione di poetica, risponde a precise esigenze. Potreste raccontarcele?

L’esigenza è quella di non implodere di fronte agli eventi che ci hanno così tanto scosso negli ultimi anni: il presente ci appare un paesaggio tempestato di avvenimenti rispetto ai quali è difficile posizionarsi e reagire, un vero e proprio incendio che divampa e si consuma. “Farsi Fuoco” è una chiamata, un’azione propositiva che risponde all’urgenza di accenderci, brillare per noi stessi e per gli altri, creare attraverso le nostre iniziative una rete luminosa attraverso la quale entrare in dialogo con gli altri e riorientarci. Il rischio che sentiamo è quello di una società sempre più individualista; è necessario trovare dei punti di riferimento e di incontro per evitare di galleggiare come monadi in un mare illeggibile, ostile, pericoloso. La risposta è ancora una volta il teatro, inteso come possibilità di guardarsi negli occhi e raccontarsi storie che fanno da fili invisibili tra le biografie di chi è presente in quel tempo e luogo.

CastellinAria opera nel suo territorio da sei anni. L’obiettivo di creare una nuova collettività è stato raggiunto? In che modo hanno reagito gli abitanti?

Negli anni abbiamo visto il realizzarsi e il rafforzarsi di una comunità: gli abitanti della Valle di Comino in dialogo con gli artisti e le artiste ospiti di CastellinAria. Il nostro obiettivo principale, insieme a molti altri come la valorizzazione del Castello Cantelmo di Alvito, l’attivazione di un dialogo intergenerazionale, la creazione di un turismo culturale esperienziale che possa esaltare i tesori della Valle di Comino (uno su tutti l’enogastronomia), l’intensificazione dell’occupazione giovanile, è stato senz’altro raggiunto ma crediamo che si possa e che si debba fare ancora molto, continuando a progettare interventi culturali e ponendoci come mediatori di incontri professionali in un territorio che necessita di presenza e attività. Questa edizione parte con un grido di augurio, un vero e proprio invito alla vita. Il focus di quest’anno è quello di intensificare ancora di più la fusione tra la proposta artistica e il territorio che la ospita. Per questo motivo abbiamo pensato di ampliare e diversificare le occasioni di incontro, attraverso escursioni, passeggiate in ebike, open class di yoga e scherma, pranzi comunitari con prodotti km0 della Valle di Comino, presentazioni di libri, dibattiti, concerti, dj set e, immancabilmente, spettacoli e laboratori di teatro e danza. Da anni lavoriamo anche sulla narrazione del territorio e del Festival, per questa sesta edizione avremo il critico Leonardo Delfanti che racconterà attraverso il filtro del suo prezioso sguardo i cinque giorni di CastellinAria. Costruire documenti a testimonianza del lavoro fatto è indispensabile per creare una narrazione comune, una storia comunitaria.

Un aspetto molto interessante della vostra proposta è l’apertura a un pubblico transgenerazionale. In che modo le attività da voi programmate vengono incontro a questa urgenza?

Il nome stesso del nostro Festival, “CastellinAria – Festa Pop”, include il discorso transgenerazionale. La modalità in cui cerchiamo di realizzare questa proposta artistica è “pop” cioè non elitaria, accessibile, fruibile da parte di un pubblico diversificato. Come ogni anno, la Direzione Artistica non si limita a selezionare spettacoli in linea con il claim ma mira a coinvolgere il territorio nel modo più trasversale possibile. Vogliamo che il Festival diventi sempre più un’officina che elabora proposte per il territorio, raccogliendo e rispondendo a quelle esigenze che proprio dal territorio ogni anno ci arrivano. Da qualche anno, per esempio, c’è una fortissima richiesta dalla gente del luogo di organizzare laboratori e spettacoli per l’infanzia e l’adolescenza. Abbiamo anche sentito l’esigenza di coinvolgere e collaborare con gli anziani del paese: il Circolo Anziani sarà uno dei luoghi del Festival e insieme ci occuperemo di sponsorizzare gli eventi. La nostra intenzione, dopo sei anni di attività sempre più intensa e profonda, è quella di creare una rete umana in grado di raccogliere e sviluppare iniziative in sinergia con il territorio e con le sue associazioni: non vogliamo colonizzare ma metterci a servizio.

Potreste parlarci della rete di collaborazione con i partner territoriali che avete attivato? Si può considerare un modello utile a sostenere la creazione di festival o la distribuzione degli spettacoli?

La nostra rete di collaborazione con i partner territoriali è uno degli elementi fondamentali della crescita del Festival. Nell’arco degli anni, abbiamo lavorato con diverse organizzazioni e associazioni locali al fine di ideare attività e di promuovere la manifestazione. La rete è composta da enti pubblici ed enti privati: il Comune di Alvito, la Provincia di Frosinone, ATCL e una molteplicità di organizzazioni sul territorio, tra cui ricordiamo DMO Ciociaria – Valle di Comino e Living Ciociaria, due enti che si occupano di turismo culturale con cui ci impegniamo a sviluppare un nuovo modello di valorizzazione del territorio. L’agriturismo Campo del Monaco, nella figura di Floriana Puzzoli, ogni anno mette a disposizione l’intera struttura con prezzi agevolati e permette al team organizzativo di CastellinAria l’utilizzo della cucina per i pranzi comunitari. Adesioni così forti sono indispensabili per ridurre i costi di gestione del Festival e per permettere uno scambio reale tra la comunità di CastellinAria e quella locale. Valle di Comino Bio è un altro tra i partner fondamentali per avverare il nostro approccio volto alla sostenibilità e alla valorizzazione dei prodotti locali. In sintesi, possiamo affermare che stiamo cercando di sviluppare un modello estremamente utile per la creazione di festival che hanno come focus le comunità territoriali. Queste alleanze ci hanno permesso di concretizzare la nostra visione artistica, mantenendo un approccio sostenibile ed etico e offrendo un’esperienza culturale completa e coinvolgente per il nostro pubblico.

Per quanto riguarda invece la selezione degli artisti in residenza, secondo quali criteri è avvenuta?

Abbiamo fatto una scelta che fosse in linea con l’edizione 2023: dal nostro punto di vista gli artisti in residenza, seppure in maniera molto diversa, propongono due spettacoli e due percorsi di laboratorio in armonia con i propositi di Farsi Fuoco e specifici per Alvito. Fabiana Iacozilli e Luca Lòtano con “Verso biografia sonora” opereranno un’indagine sulla memoria, un laboratorio per ripensare l’autobiografia. Ogni partecipante costruirà una propria personalissima “traccia” che unisce il percorso della propria vita a quello della vita di Alvito, una città che per alcuni di loro è di appartenenza mentre per altri sarà una scoperta. La compagnia italo-francese Cie MF, invece, ha come obiettivo quello di sensibilizzare a una dimensione di contatto e di gioco che sente costantemente minata da una società ormai “virtuale”. Nel laboratorio “Corpo Ludico” le bambine e i bambini di Alvito sperimenteranno insieme a Francesco Colaleo e Maxime Freixas giochi antichi e moderni, passando dall’attività ludica all’atto creativo, trasformando il gioco in un sistema di gesti e segni espressivi.

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