Tomorrow’s Parties al Ref: ridda di ipotesi ipotetiche.

16 Novembre 2023

A volte si fa fatica ad onorare l’impegno di restituire le proprie impressioni su un qualcosa al quale si è avuto modo di assistere e, ritengo, tale fatica possa scaturire da una serie di fattori che poco o nulla hanno a che fare tra loro: la scarsa, colpevole, attenzione dello spettatore oppure il grande coinvolgimento emotivo che conduce lo stesso verso picchi o abissi di piacere o fastidio o, ancora, il pensiero – vittimistico, forse – di non possedere gli strumenti intellettivi idonei alla comprensione e alla interna approvazione dell’esperienza di cui ci si è fatto testimoni.

Ad ogni modo la difficoltà non può mai diventare giustificazione di un non assolvimento del compito assunto e allora si compie comunque il tentativo di farsi soggettivo quanto fallace tramite.

È andato in scena dal 3 al 5 Novembre all’interno del ricco programma del Roma Europa Festival, presso “La Pelanda”, all’ interno dell’ex Mattatoio del quartiere Testaccio della capitale, la versione italiana dello spettacolo “Tomorrow’s Parties” della compagnia Forced Entertainment, con la regia di Tim Etchells, fondatore e guida dell’ensemble di cui sopra.

Gli attori in scena nella replica del 3 Novembre alla quale sì è preso parte seduti nella gradinata dello spazio appena citato, sono stati Marco Cavalcoli e Caterina Simonelli, in una delle due formazioni previste in questo allestimento italiano (l’altra è composta da Roberto Rustioni e Simona Generali).

Tomorrow’s Parties è uno spettacolo di circa 75′ durante il quale, per tutto il tempo, i due attori si prodigano solo ed esclusivamente in una restituzione orale, con il rischio di invidiare prevalentemente le loro capacità mnemoniche piuttosto che i loro talenti interpretativi, di ipotesi possibili sul futuro del genere umano, della Terra e dell’universo.

In piedi, su un pallet spoglio di qualsiasi ornamento, oltre una luminaria sola che offre uno scenario stranamente rasserenante, nonostante il richiamo ad una festa di paese per pochissimi e malinconici intimi, gli interpreti non fanno altro che riportare tali suggestioni, lasciando – abbastanza rapidamente, c’è da dire – intendere che nulla accadrà oltre la sfilza elencata dei loro pensieri e che nulla altro troverà spazio in questo meccanismo continuo eppure “violento” nella sua ripetitività feroce.

Una donna – vera storia di una vera serata a Teatro – svenuta tra gli astanti creerà una fibrillazione nell’ambiente che il disegno registico parrebbe aver volontariamente omesso, creando così degli istanti di un presente che solo pochi istanti prima rappresentava un futuro ben più interessante di quello declamato dai lavoratori dell’Arte sul palco.

Fermo restando ovviamente che l’interesse o la mancanza di esso afferisce ad una sfera talmente personale da non poter aver pretesa di assolutezza.

Nella traduzione di Roberto Castello per Aldes, quindi, le parole di qualcosa che potrebbe essere, chissà se sarà, ma che per ora, pare, non è ancora.

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