“HAMLETOPHELIA ”: Amleto tra ricordi e colpe al Teatro Lo Spazio

23 Dicembre 2023

Ispirato all’Hamlet di Shakespeare e all’Hamletmachine di Muller, lo spettacolo HAMLETOPHELIA , andato in scena al Teatro lo Spazio, con la regia e la drammaturgia di Luca Gaeta, è un metaforico viaggio di espiazione, tra comicità e drammaticità, che usa il simbolo archetipo della morte e della scelta, Amleto, come rappresentazione e incarnazione della fuga dal reale verso un rifugio carcerario di ricordi, costantemente esposto a una ricostruzione nostalgica e asfissiante del passato.

In un aldilà stilisticamente clownesco e rockeggiante, all’interno di una stanza infernale quanto infantile, addobbata con giochi, foto, lettere, musica e un proiettore sempre acceso, dove a dominare sono i paradigmatici colori del rosso, bianco e nero -la violenza, la purezza, e la morte- un moderno Amleto (Massimiliano Vado), in giacca di pelle, trucco e smalto nero, e una Ophelia dalle sfumature femministe (Camilla Petrocelli) vengono accolti dal buffone di corte Yorick (Salvatore Rancatore), anche lui in abiti dark.

I tre protagonisti riflettono sulla morte, la loro morte, la negano, la espiano e, infine, l’accettano, ripercorrendo colpe, sentimenti e possibilità mancate.

La stanza dove sono rinchiusi è il punto zero, l’infanzia, la “stanza dei giochi” di Amleto, ma non solo, è il punto dove, ora, dopo l’arrivo di Ophelia, si fondono passato e presente, dove il futuro di una vita spezzata diventa realtà tramite mente e pensiero, con i quali i tre personaggi trasformano la loro stasi fisica in mutamento, in particolar modo la protagonista femminile che vive un momento di rivalsa personale e culturale, dimostrando come l’essere chiusi in una gabbia di rassicurante puerizzia si possa trasformare in un’opportunità di crescita.

Ophelia difatti prende coscienza del suo dolore, del suo essere donna e non più bambina; la morte le permette finalmente di avere quella forza caratteriale che in vita non è riuscita a raggiungere.

Lei è il complementare oppositivo di Amleto, il quale, ancora tormentato, rifiuta la propria responsabilità omicida, chiudendosi e concedendosi totalmente alla presa mortale, scivolando, finite le giustificazioni, nella sua tomba, nella sua nausea esistenziale, a cui non può non arrendersi.

La drammaturgia del Gaeta ha il merito di aver acutamente condito lo spazio shakespeariano con una congeniale impalcatura di epifanie freudiane, sartiane e mulleriane; adattandola al particolare, al mondo contemporaneo. Un adattamento, tuttavia, con un’ambientazione scenica e dialogica rappresentativamente a tratti poco amalgamata, che rende difficile comprendere il filo conduttore che narrativamente e concettualmente lega i tre personaggi, ma che trova altro punto di forza espressiva nella poliedrica scelta performativa dell’unione di video-arte, pittura e musica, tale da conferirle un singolare carattere malinconicamente ritmico e coinvolgente.

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