Flavio Insinna debutta al Teatro Argentina con “Gente di facili costumi”, l’opera che scrisse il maestro Nino Manfredi e torna in scena dopo 35 anni: si svolge tutto nelle date del 4 e 5 gennaio su un palco che prima d’ora, l’attore aveva visto solo da spettatore, stavolta nelle vesti di Ugo, un intellettuale che viene infastidito dai continui rumori provenienti dal piano di sopra, Anna, una prostituta interpretata magistralmente da Giulia Fiume.
Lo spettacolo prodotto da Valerio Santoro vede la regia di Luca Manfredi, figlio di Nino, i due interpreti si caricano di una bella responsabilità in un teatro gremito di persone (compresi i familiari dello storico artista), nella prima assoluta non può mancare anche la moglie che commossa approva il lavoro del marito portato avanti dal figlio.
Luci soffuse, tutto può iniziare sotto le celebri note della Carrà, “Rumore”: infatti sono gli oggetti di Anna che le cadono continuamente dalle mani, tornata alle prime luci dell’alba alle cinque di mattina, tacchi, acqua della doccia, musica, tutto questo attira l’attenzione di Ugo, che non riesce a dormire da tempo e decide di entrare nell’appartamento della donna dai “facili” costumi e da cui non riuscirà ad uscirne per il resto dello spettacolo.
Belli i dialoghi dei personaggi che creano un mare di comicità, quel dialetto romano di lui, che corregge con cultura e filosofia le frasi a doppio senso di lei, siciliana e sexy al punto giusto, mai volgare, come i vestiti che indossa per risaltare la sua sensualità erotica.
Gente di facili costumi culla lo spettatore a suon di battute e basta il primo atto per sentire qualcuno tra la platea parlare dello show, approvare la puntualità della battuta, che arriva forte come un’onda allo scoglio.
Il secondo atto non tradisce le aspettative e mantiene un ritmo sostenuto. Sul palco ci sono sempre Insinna e Fiume, Ugo e Anna, due persone che hanno ormai una sintonia palpabile a tal punto da fare e dire ciò che vogliono, che importa se si va oltre il copione, ci sono dentro e con loro chi li osserva.
Temi importanti risaltano, come “La violenza mai” su una donna, la battuta che fa partire l’applauso spontaneo, mai darsi per sconfitti nella vita, perché la voce di Gargiulo (interpretata in maniera perfetta da Valerio Santoro) non tarda ad arrivare, uno squillo di telefono e tutto nella vita può prendere forma per aprirsi ai sogni (bello il messaggio a fine spettacolo del protagonista ai giovani aspiranti attori) e magari anche ai sentimenti, perché da quel “Ti amo” si può aprire un mondo.