Vincenzo Mollica e l’arte di vedere oltre il visibile

15 Gennaio 2024

“Cosa vuoi fare da grande?”

All’età di dieci anni circa rispondevo: Vincenzo Mollica!

Si, rispondevo con un nome e un cognome, quello di colui che con il suo volto, la sua voce, il suo talento incontrava il cinema, la musica, lo spettacolo, il costume, italiano e internazionale, i suoi volti,i protagonisti, gli eventi e li portava nelle case degli italiani, ce li faceva conoscere, vedere, toccare.

Oggi, il giornalista ( ormai in pensione), ci ha regalato due serate speciali, all ‘ Auditorium Parco della Musica a Roma e al Teatro degli Arcimboldi di Milano, con lo spettacolo ( riduttivo definirlo tale) “L’arte di non vedere”: un inno alla vita, all’arte, alla passione.

Partendo dalla sua vita, dalla sua carriera, dalla sua esperienza personale di uomo che ha perso la vista, ci conduce in un viaggio multisensoriale attraverso la storia del costume e dello spettacolo, grazie ai racconti e agli aneddoti della sua vita professionale e personale, che per osmosi si sono costantemente contaminate.

Accompagnato da sua moglie, Vincenzo Mollica si accomoda al centro del palco e affiancato dal pianoforte del cantautore Enrico Giarretta, che ha musicato le “Molliche di Mollica”, i suoi celebri aforismi, e dalle proiezioni alle sue spalle, con illustrazioni e video inediti, si trasforma in un moderno Omero narrando le gesta dei suoi eroi, incontrati o intervistati, da Mastroianni e Fellini, Dalla, De Andre’ Alda Merini, Celentano, i colleghi Rai, i suoi direttori.

Vincenzo Mollica è a sua volta un eroe che ha fatto delle sue armi vincenti la determinazione, la cura, l’entusiasmo, la semplicità, l’umiltà, la sconfinata sensibilità ed empatia. Ha sviluppato gli occhi dell’anima, la capacità di vedere oltre le cose e le persone, un’intelligenza emotiva e spirituale che l’arte in qualche modo agevola.

Tramite la musica, il cinema, il teatro, si sviluppano delle capacità quasi superiori, dei “poteri”, delle intelligenze che permettono di andare oltre, oltre anche i limiti fisici e materiali che la vita ci impone. Il giornalista ha da sempre compreso che l’arte ha la potenza di analizzare, rileggere e quindi agevolare l’esistenza, di farci cogliere le sfumature della vita, abbracciare le opportunità anche nelle avversità, e che la comunicazione, la capacità di entrare in relazione con l’altro, il fare squadra, rende tutto più leggero, rende invincibili.

E così, Vincenzo Mollica, da vero super –eroe, ci offre una lezione, una testimonianza, un’opera rara, un monologo diretto e spontaneo, una conversazione piena di ironia, vitalità, in cui scorrono la Storia e le storie.

Si susseguono le immagini, i disegni, le voci pure, limpide, che a cappella hanno intonato canzoni o versi per lui. C’è spazio per la diversità, per la nostalgia di chi ci ha lasciato, per il ricordo e per quella funzione eternatrice che solo l’arte può donare.

E  in queste sue ore ci si rende conto di quanto siamo fortunati ad essere circondati da cotanta bellezza e poterla vivere, ascoltare, ammirare, e ad aver intorno a noi artisti più unici che rari e un patrimonio artistico senza limiti.

“L’arte di non vedere” è una confessione intima e sincera, in cui non mancano i dietro le quinte sulla moltitudine di personalità che negli anni Mollica ha avuto il privilegio di raccontare. La “cecità”, questa mancanza,  è il fil ruouge, il “la” che da il via e lo spinta al racconto: dai suoi primi anni di infanzia in Calabria, quando gli diagnosticarono una cecità, ai primi anni di lavoro in cui – ironia della sorte – incontra artisti non vedenti come Stevie Wonder, lo scrittore Borges, fino ai suoi ultimi discorsi con un Andrea Camilleri oramai non vedente.  Centrali l’amicizia con Federico Fellini, gli incontri con Marcello Mastroianni, Pedro Almodovar, Robert De Niro. Gli aneddoti della mostra del cinema di Venezia con Gina Lollobrigida, Franco Battiato, Paolo Conte, Roberto Benigni, Adriano Celentano, Fiorello. Le lunghe chiacchierate con Alda Merini e Lucio Dalla. E i tanti Sanremo, dove dal suo balconcino ha intervistato artisti e conduttori pronti ad affrontare l’Ariston. 

Il risultato è stata una standing ovation degna di una vera rockstar, quale Vincenzo Mollica è, poiché ha elevato la professione di giornalista e cronista di spettacolo ( di cui ha professato fedeltà e amore nei confronti dell’azienda che lo ha supportato in questi anni, la Rai), dandogli un’ aura di superiorità e di importanza tale, da divenire familiare, autorevole, da diventare addirittura un ologramma e un fumetto.

A distanza di 20 anni, oggi, che sono ormai grande, se mi facessero quella domanda di nuovo, se chiedessero “cosa vuoi fare da grande?”, probabilmente la mia risposta non cambierebbe. E forse a dieci anni non sbagliavo a definire una professione con un nome proprio di persona, in quanto Vincenzo Mollica è il vero giornalista di cultura e spettacolo da cui trarre insegnamento, forza, ispirazione, con con la consapevolezza che non ne esisterà mai un altro , poiché è un uomo unico nel suo essere, nella sua personalità, intelligenza, umanità e sensibilità, con la sua capacità di approfondire, conoscere, spiegare, divulgare, coinvolgere.

Un’enciclopedia vivente della storia dello spettacolo, del giornalismo, del costume e della società. Una categoria a parte. Un mestiere a parte. Un’arte a parte…. Quella arte di vedere oltre ogni limite…  anche l’invisibile, all’infinito.

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