Intervista a Drusilla Gucci. L’influencer presenta il suo primo romanzo “Lilith&Abrham” e racconta la sua vita tra moda, libri e fantasia

6 Maggio 2022

L’influencer Drusilla Gucci presenta il suo primo romanzo Lilith&Abrham oggi pomeriggio alle ore 18 presso la Libreria Borri Books della Stazione Termini a Roma.

Si tratta di un romanzo ibrido, di un genere che strizza l’occhio al fantasy, al gotico e all’arte macabra, una storia fresca dal tono delicato e introspettivo come la sua giovane autrice. Ad impreziosire l’opera è la prefazione del giornalista Alessandro Cecchi Paone, oltre che la personalità riservata e misteriosa di Drusilla. L’abbiamo incontrata alla vigilia della presentazione del libro per ascoltare una voce giovane e diversa, la cui bellezza sta proprio nell’essere fuori dai cori e sopra le righe. 

Drusilla, scrivere è la tua passione da quando eri bambina. È una passione innata o qualcuno ti ha fatto innamorare della scrittura? 

Scrivere per me è una passione innata, non so da dove provenga. Nessuno mi ha mai spinto a farlo, è una cosa che ho iniziato a fare da sola non appena ho imparato a farlo. 

Perché hai scelto di scrivere un romanzo fantasy, dalle tinte gotiche, vicino all’arte macabra (di cui sei appassionata tra l’altro)? Si tratta di tendenze care al romanticismo, parlando in termini letterari. Nella vita ti senti anche tu un pò ‘romantica’?

Per quanto mi affascini il periodo romanticista non mi riconosco troppo in esso. Ho scritto questo genere ibrido spinta dalle mie passioni e perché rappresenta la mia indole. Mi è sempre interessato di più tutto ciò che è mistero piuttosto che la realtà, così bidimensionale. 

Ti descrivi come una persona introversa e riservata. Come stai vivendo questa nuova vita da influencer?

Sì è esatto. In realtà la sto vivendo abbastanza bene, certo è vero che spesso quando esco di casa mi riconoscono, ma riesco a mantenere la mia riservatezza. Alla fine su Instagram decidi tu cosa far vedere e io metto la luce più che altro sulle mie passioni, sperando di sensibilizzare le persone su certi temi, come la natura e un ritrovare la bellezza nelle cose autentiche.

Come si svolge la tua giornata tipo?

Generalmente la mattina la dedico alla scrittura, ai gatti, e alla mia infinita collezione di piante. Il pomeriggio lo dedico al lavoro e a commissioni varie. Non sono un animale sociale, difficile vedermi la sera a far festa da qualche parte.

Sei figlia di uno dei principali marchi della moda italiana nel mondo. Come definiresti il tuo stile?

Non saprei davvero. Non è che la moda per me abbia un appeal particolare. Oscillo fra cose classiche e sobrie ad un genere più street a seconda del mio umore. Adoro le combinazioni di bianco e nero, infatti spesso sono vestita a questo modo. E i pantaloni con stampe particolari. In ogni caso ho una passione smisurata per i tacchi.

Hai un outfit da consigliare alle lettrici?

Vestitevi diverse dal coro, non se ne può più di vedere tutte queste ragazze che pare prendano i vestiti dallo stesso armadio.

Torniamo al tuo libro. Il romanzo mette in luce il tema del conflitto generazionale. Come hai vissuto la relazione con la tua famiglia?

Con i miei genitori ho un rapporto meraviglioso, sono i miei più grandi sostenitori. Il resto della famiglia è un altro discorso.

Un altro archetipo ricorrente è quello del doppio. Ricorre anche nella tua vita?

La mia vita è fatta di forti contrasti. Dentro di me vive sempre un dualismo stridente che mi porta ad avere frequenti battaglie interiori. Anche lo stile di vita che ho scelto è duale. Da una parte c’è la mia indole solitaria che ama stare in campagna ad occuparmi della scrittura e delle piante, delle cose vere della vita; dall’altra parte c’è la realtà del personaggio. 

La prefazione di Alessandro Cecchi Paone pone l’accento sulla paura? Per te cosa rappresenta quest’ultima?

Cecchi Paone ha fatto una bella e provocatoria presentazione al mio libro e gli sono molto grata per tutto quello che ha fatto per me. La paura intesa per quel brivido di emozione, per ciò che non conosciamo, per il surreale, per il mistero mi ha sempre affascinata, è una sensazione di cui sono sempre a caccia. Una sorta di stimolante a questa esistenza sempre più omologata. Rappresenta in qualche modo la curiosità per le grandi cose che sono al di fuori della nostra portata, è un mezzo per continuare a scoprire e a non farci annichilire da questa società di stampini.

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