The Substance è il nuovo film scritto e diretto da Coralie Fargeat reduce da quattro candidature e tre premi vinti tra cui “miglior sceneggiatura” a Cannes. L’impossibilità di scindere il binomio mente-corpo e la sfacciataggine con cui la società contemporanea crea e subito dopo distrugge immagini su immagini, prodotti su prodotti sono la scintilla nella mente di chi questa società la abita e che ci fa domandare costantemente se potremmo essere di più: più belli, più giovani, più magri, più giusti.
Demi Moore guida il cast dividendo la scena (e il suo “io” fittizio) con Margaret Qualley e Dennis Quaid. Elisabeth Sparkle è un’attrice hollywoodiana da tempo sulla scia del successo che l’ha segnata in giovane età e ormai relegata a condurre un programma televisivo sul fitness. Nonostante sia incredibilmente bella e in forma, sbatte la testa contro il muro del successo e della visibilità che ci vuole sempre più belli e sempre più in forma. La famosa “sostanza” di cui il titolo, sembrerebbe essere la risposta e la cura ai drammi interiori che si riversano sull’aspetto esteriore della protagonista; questa sostanza sarebbe infatti in grado di “partorire” una nuova versione migliorata di chiunque l’assuma, a patto che le due facce dello stesso “io” si diano il cambio ogni 7 giorni, senza alcuna eccezione. Il meccanismo è chiaramente destinato ad incepparsi dal momento in cui la nostra versione migliore si rifiuti di lasciare il posto al nostro “io” tormentato.
The Substance gode di un’eclettica e coraggiosa sceneggiatura che meritatamente vince l’ambito riconoscimento a Cannes. Vivace risulta l’intreccio che occupa lo snodo centrale del film. Coralie Fargeat fa un grande lavoro di scrittura nell’immedesimarsi nella difficoltà di vivere un corpo che inevitabilmente cambia nonostante la mente non lo accetti, ma come più volte ribadisce “la voce” dell’esperimento, che altro non è che la coscienza che governa la nostra ratio: “Ricordati che sei uno”. Mente e corpo non possono essere scissi, in alcun modo, sono costretti da un legame troppo profondo. Chi ci prova, si perde. Come possiamo salvarci allora, se è la società in primis a spingerci affinché ci nutriamo di tutte quelle chimere che non ci appartengono, solamente per “sorridere”? Che sorriso mostriamo quando siamo di fronte agli altri? Chi siamo davvero? Interessante risulta pertanto l’uso ripetuto dello specchio in cui si riflettono le due protagoniste e al tempo stesso chi guarda dall’altra parte dello schermo. Lo specchio come strumento enfatizzante di una natura distorta e illusoria colpevole di palesarci le nostre maschere.
The Substance è un film disgustoso, nel senso che crea disgusto nello spettatore. Quello che vediamo è forte, molte scene sono un pugno nello stomaco, ma è forse l’unico modo che abbiamo, e cioè attraverso le immagini, per comprendere quello che quotidianamente ci facciamo andare bene. Vendiamo noi stessi e non ce ne rendiamo conto, vendiamo ogni giorno una versione diversa di noi e ci va bene così. La regista non ci risparmia immagini di presunta perfezione, il film ne è farcito in abbondanza. “Questo è quello che volete vedere”, ma dall’altro lato “questo è quello che c’è dietro”. Un seno alto, un sedere sodo, gambe muscolose e ventre piatto, sembrerebbe la descrizione di un corpo perfetto, eppure, il risultato di questa ricerca frenetica non è altro che “un mostro”. Il mostro che la società crea, ma che non esita a deridere.
Se il lavoro in sceneggiatura è molto buono, purtroppo la regia pecca di ingordigia a lungo andare. Il voler regalare immagini che arrivino a tutti i costi, fa perdere sostanza a dettagli che avrebbero meritato più attenzione. Mi riferisco per esempio alle corse forsennate del corpo vecchio; proprio perché contrapposto alla giovane (mente) non può ricalcarne la velocità, così come un corpo artritico non può procedere senza alcuna difficoltà nel movimento. Il grottesco arriva anche senza essere troppo indotto alle volte, ho avuto invece l’impressione che per raggiungere l’obiettivo (che era molto chiaro e fin da subito) si sacrificassero via via dei concetti altrettanto di rilievo. La sequenza finale dedicata al “mostro” è molto bella, e anzi, avrei messo la parola fine proprio su quella passerella così tanto sognata, ma la regista francese decide di chiudere un cerchio aperto ad inizio film. Il finale è disperato e dimostra che nonostante tutti i tentativi che facciamo, anche a costo di sacrificare noi stessi, alla fine siamo destinati a sparire comunque, come una macchia di ketchup.
The Substance di Coralie Fargeat con Demi Moore, Margaret Qualley e Dennis Quaid sarà nei cinema italiani a partire dal 30 ottobre.