Serie televisive poliziesche e thriller ad alta tensione, ma anche cult generazionali capaci di segnare epoche e di rimanere nell’immaginario di tutti gli appassionati di cinema. Il loro successo è spesso e volentieri legato anche alle musiche in sottofondo, a loro volta entrate nella memoria collettiva: dalle soffici e romantiche sonorità di Love Boat all’hard-bop di Magnum P.I., passando per le colonne sonore di M.A.S.H. di Robert Altman e di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci. Le sigle e le sinfonie di alcuni dei titoli emblematici degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta sono al centro di “Jazz & Movies Reloaded: incontri ravvicinati tra jazz e cinema”, il progetto realizzato dal trombettista, compositore e arrangiatore Marco Mariani, che alla guida del suo sestetto si è esibito sabato scorso alla Camera del Lavoro di Milano per l’undicesimo appuntamento stagionale dell’Atelier Musicale, rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio.
Ovviamente, tutte quante rivisitate in chiave jazzistica, intrecciandosi a brani che hanno caratterizzato alcune fasi della storia della musica di derivazione afroamericana. «Sono un grandissimo amante di film e soprattutto di serie tv. Il maestro delle sigle dei telefilm è Lalo Shifrin, un compositore straordinario, ed è quello che ha realizzato il famosissimo tema di Mission: Impossible: un vero e proprio punto di riferimento per tutta quella musica che serve da commento alle azioni nei film», confida Mariani. «Poi ci sono quei musicisti che hanno una formazione jazz e che successivamente sono diventate leggende delle colonne sonore come John Williams, il celebre compositore dei film di Steven Spielberg, oppure Terence Blanchard, l’autore delle musiche delle pellicole di Spike Lee». L’idea di un concerto che riarrangia le sigle del passato è venuta a Mariani riflettendo sul fatto che, al giorno d’oggi, si presta troppa poca attenzione al sottofondo musicale delle serie tv. «Spesso nelle piattaforme streaming le sigle vengono saltate, perché lo spettatore è impaziente e vuole andare immediatamente al racconto. Ma è un vero peccato. Fino a trent’anni fa, invece, avevano una funzione evocativa e identificavano subito il telefilm».
La sigla a cui il musicista è maggiormente affezionato è quella di Il santo, serie cult degli anni Sessanta, la cui storia si basava sull’avventuriero gentiluomo Simon Templar, interpretato da Roger Moore. «Quando ero bambino mi era entrata nel cervello, e spesso mi ritorna in testa. In Italia, invece, i miei riferimenti sono senz’altro Nino Rota e Nicola Piovani, ma il più grande jazzista che ha lavorato per il cinema per me è Giorgio Gaslini, autore delle musiche di La notte di Michelangelo Antonioni e di Profondo rosso di Dario Argento». Insieme a Mariani si sono esibiti sul palco anche Franco Bagnoli (sax contralto), Nicola Pecchiari (sax tenore, clarinetto, EWI), Claudio Pozzi (pianoforte, tastiere), Luca Zollo (contrabbasso, basso elettrico) e Nicola Stranieri (batteria).