È risaputo che Banquo sia una rivista specializzata in cinema e teatro, diciamo che i miei “articoli” sono una voce fuori dal coro. Oggi invece entro anche io nel mondo del cinema, parlandone da un aspetto non sempre valorizzato ma, nello stesso tempo, fondamentale: la colonna sonora.
È uscito infatti venerdì 20 settembre Felice chi non è ancora nato, brano interamente strumentale firmato da Colapesce, nonché primo estratto dalla colonna sonora Iddu – Sicilian letters (dischi Numero Uno), da lui interamente composta. L’omonimo film, scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, con protagonisti Elio Germano e Toni Servillo, è stato presentato all’81°Mostra del Cinema di Venezia e sarà nelle sale di tutta Italia a partire dal 10 ottobre. Il film, ambientato nella Sicilia dei primi anni 2000, racconta la vita del politico Catello che, dopo essere stato scarcerato, patteggia con i servizi segreti per aiutarli a catturare Matteo Messina Denaro. (dal web)
Con la colonna sonora, Lorenzo Urciullo ha vinto il Soundtrack Stars Awards 2024, premio collaterale della Biennale di Venezia, assegnato da un comitato composto da esperti di settore che valuta le migliori colonne sonore dei film in concorso alla Mostra del Cinema. Un lavoro questo che, come si legge in uno dei suoi ultimi post Instagram, lo ha tenuto occupato per più di un anno. Si legge sul comunicato stampa che quello dietro all’ideazione della colonna sonora è «un lavoro evocativo che affonda le radici nella grande tradizione italiana delle musiche per il grande schermo, dal Maestro Ennio Morricone a Egisto Macchi e Fiorenzo Carpi, ma riuscendo nello stesso tempo a proiettarla nella contemporaneità. Unendo tradizione e innovazione, luce e oscurità, con richiami anche ai mondi sonori di compositori come Jon Hassell e band come i Popol Vuh. Un racconto in musica che ci mostra una Sicilia inedita, occulta e opprimente dove non c’è quasi mai il sole.» (fonte)
È difficile parlare di un brano di sola musica, soprattutto se non si hanno le dovute competenze musicali – un’analisi che renderebbe sicuramente difficile la comprensione a chi non ha un’adeguata formazione – pertanto, in questi casi, la cosa più giusta da fare è affidarsi alle proprie sensazioni. Motivo per il quale è giusto precisare che quella che segue non è una recensione, ma un’analisi estremamente personale su quello che mi trasmette Felice chi non è ancora nato. A tal proposito aggiungo che considero Colapesce un artista così abile sia a livello musicale che testuale, che è capace di descrivere con incredibile efficacia numerose suggestioni. Sarò maggiormente giustificata considerando che il film non è ancora disponibile nelle sale e che per questo motivo, c’è solo da affidarsi alla propria immaginazione per cercare di ricreare un possibile scenario: «era strano e allo stesso tempo eccitante immaginarsi delle musiche senza un fotogramma davanti» scrive Colapesce nel succitato post Instagram e noi, non dissimilmente, ci troviamo nella stessa situazione.
Felice chi non è ancora nato è solo un brano strumentale ma nella mia testa, il suo ascolto, si tratteggia con un’immagine precisa associabile ad un ricordo d’infanzia, a quel frangente della vita caratterizzato da serenità e allegria. Nel suo crescere, la melodia descrive dei contrasti ben precisi e netti che sembrano assumere i contorni di un dialogo a più voci: al tema eseguito all’inizio da una chitarra accompagnata da un pianoforte, si associa quello di un violoncello e di una tromba che a metà brano iniziano a suonare all’unisono. La melodia, nei suoi tre minuti e mezzo, si amplia e si illumina ma mai completamente (forse in un momento a pochi minuti della fine), lasciando sempre la sensazione di una persistente ombra che la riveste. La cosa più netta ed evidente è, come scritto anche nel passaggio su riportato, il continuo giocare con la luce e le ombre, senza mai descrivere un tappeto sonoro (almeno in questo brano) che sia limpido e chiaro lasciando sempre la continua percezione di una costante tensione.
Ma proprio sulla scia di questo pensiero, considerando il titolo del brano e la stessa sinossi del film che vede la storia (seppur romanzata) di un latitante al centro della sua narrazione, è ipotizzabile che non ci sarà un momento di risoluzione a questo “turbamento” musicale. È il caso di dire che il protagonista (o i protagonisti) di questo brano siano destinati a non trovare mai una felicità assoluta nella loro esistenza; un presagio descritto dal titolo stesso del brano che implica uno stato di felicità solo nel momento in cui non esistiamo. Una felicità che forse ci appartiene solo in minima parte: quando hai un destino già segnato, quando sai già quale sarà la strada che percorrerà la tua esistenza, è come se nel preciso momento della nostra nascita ci venisse inflitto un peccato originale con il quale convivere per tutta la vita. D’altronde anche Leopardi, al di là del suo “pessimismo cosmico”, ne L’ultimo canto di Saffo(1822) scriveva «Vivi felice, se felice in terra / Visse nato mortal», implicando già quella sensazione di perenne inadeguatezza ed infelicità con il quale l’essere umano è costretto a convivere in tutta la sua vita.
Ma allora è vero o no che «come dei bambini torneremo felici»?
Iddu – Sicilian letters uscirà in vinile e digitale il giorno 11 ottobre (è possibile pre-ordinarlo); ad affiancare Colapesce nella scrittura, arrangiamento e produzione c’è Federico Nardelli che ha sonorizzato anche le immagini del film, il mix ed il master del disco sono stati curati da Ivan Antonio Rossi. Gli archi della colonna sonora sono del M° Davide Rossi a cui si aggiungono Alessandro Bottachiari alla tromba e il coro Schola Gregoriana Mediolanensi. Oltre ai brani strumentali, fa parte della colonna sonora anche La malvagità unica canzone inedita, ispirata e scritta da Colapesce appositamente per film.