“Manca solo Mozart”, ma c’è la vita

9 Dicembre 2022

“Senza musica la vita sarebbe un errore!”(Friedrich Nietzsche)

La musica con le sue note e i suoi accordi è più forte di qualsiasi pistola con i suoi proiettili e grilletti: la musica è un’arma potentissima in grado però non di distruggere, ma di costruire, non di dividere, ma di unire, non di uccidere, ma di salvare, non di portare guerra, ma pace, di eludere la morte e di concedere l’eternità. La musica percorre e fa la storia, la racconta e la attraversa come in “Manca Solo Mozart”, spettacolo scritto e diretto da Antonio Grosso e interpretato da Marco Simeoli, in cui la musica, appunto, fa da collante, è il “la” che conduce attraverso la Storia e una storia personale, quella della famiglia Simeoli e del loro storico negozio di musica a Napoli.

Su uno sfondo celestiale con nuvole bianche, in un paradiso sui generis, avvolto da spartiti, l’attore nei panni del bisnonno Salvatore, racconta la storia della sua famiglia e della loro storica attività, il negozio “Musica Simeoli”, punto di riferimento per la città di Napoli. Un viaggio dagli anni ’20,  in cui l’attività venne avviata al Vomero ,a via Scarlatti, per poi spostarsi a Port’Alba, fino ai giorni nostri, passando per gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale e le persecuzioni razziali, la resistenza, il boom economico, gli anni 60/70, e lo scenario attuale. Un itinerario attraverso Napoli, i suoi personaggi, i suoi splendori e i suoi pericoli, le sue tradizioni, i suoi suoni e colori.

La famiglia Simeoli con la sua storia  intima e personale diventa l’espediente per raccontare la Storia e i suoi drammi, i suoi protagonisti. Dall’alto dei cieli, Salvatore narra i successi e le crisi dell’attività, gli aneddoti della sua numerosa famiglia, i momenti ironici e dolci con i suoi figli, destinati a diventare suoi eredi, e gli incontri memorabili e sorprendenti con grandi personaggi storici e non solo, artisti e non, che hanno avuto modo di passare tra le quattro mura del negozio , come Francesco Cilea, Matilde Serao, Rachele Mussolini, Toto’, Roberto Murolo, Pino Daniele. Non sono mancati anche personaggi non proprio raccomandabili, come il Boss Cutolo, al quale ancora una volta la musica riesce a dare una grande, immensa, lezione di vita.

Marco Simeoli, da solo sul palco, con la classe, la maestria, l’intimità, l’ironia tipica dei grandi mattatori, cavalca circa ottanta anni di storia del nostro Paese, intrecciandola con le storie, con le piccole umanità: il negozio diventa il microcosmo interiore in cui si racchiude il macrocosmo esteriore.

Antonio Grosso ha maneggiato con sensibilità e abilità, una materia intima e personale, senza snaturarla, senza svuotarla, o appesantirla, e l’ha impreziosita, arricchita, dandogli luce, spessore, ritmo e freschezza, grazie a quel suo ormai tratto stilistico distintivo e riconoscibile, che lo porta a scandagliare con le battute e le parole l’umanità dei personaggi rivestendoli di ironia, mostrando le loro fragilità e la loro forza, riuscendo a strappare sorrisi che provocano un’amara, commossa, riflessione. Fa ridere, piangere e riflettere con la semplicità delle piccole vite, in relazione alla grandezza e alle atrocità del mondo che le circonda.

In questo caso, è stato agevolato da un interprete magistrale, da una storia umanissima e affascinante, in grado di parlare al cuore e all’anima degli spettatori, e naturalmente dalla musica, che confluisce fluidità, varietà e uniformità alla pièce.  

“Manca Solo Mozart” è un monologo intimo che si fa corale, una sinfonia da solista, orchestrata da una regia sapiente, elegante, raffinata, coadiuvata da un disegno luci che esalta il gesto, la mimica e la potenza scenica di Simeoli, il quale domina il palco semivuoto, facendosi aedo della sua famiglia, delle sue radici,  ricreando dialoghi, scene, incontri, situazioni con poche ed efficaci espressioni e posizioni, cadenzando e attirando il pubblico con reiterazioni ( ”a schiena, a schiena, a schiena”), e la magia del dialetto napoletano. Si creano dal nulla immagini e suggestioni: sembra di scorgere vicoli e paesaggi partenopei dietro quel cielo di nuvole sullo sfondo, sembra di vedere diversi personaggi e musicisti tra quegli spartiti appesi, sembra di udire molteplici melodie, dalle più classiche alle più moderne , da Mozart, che sembra mancare e invece è sempre stato lì, Bach a Vivaldi fino a James Senese e i neomelodici e il rap napoletano ( esilarante la chiusura in barre).

La musica, dunque, scandisce il ritmo dello spettacolo, è il suo significante e il suo significato, perché la musica è vita e la vita è musica, e bisogna solo lasciarsi guidare dal suo flusso che può renderci eterni, farci sopravvivere al tempo, allo spazio, alla Storia, alla morte. Proprio come il negozio Simeoli, che ha attraversato anni, storie, strade, vite, talenti, buio, luce, difficoltà, successi, cadute, risalite, ma che è ancora lì, tra spartiti, ricordi, pentagrammi e note, tra i vicoli di Port’Alba a diffondere cultura, suoni, e speranza.

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