Ferzan Ozpetek e le sue Mine Vaganti teatrali

12 Dicembre 2022

Ferzan Ozpetek torna, a grande richiesta, sul palco milanese del Teatro Manzoni dopo il successo della scorsa stagione con Mine Vaganti. Questo spettacolo teatrale è l’adattamento dell’omonimo film, tra i suoi capolavori cinematografici, del regista con origini turche e scritto a quattro mani con lo sceneggiatore Ivan Cotroneo.

Il lungometraggio del 2010 ai tempi ebbe molto successo, sia in Italia che all’estero, si è ben aggiudicato; due David di Donatello, cinque Nastri D’Argento, quattro Globi D’Oro, un Premio Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival di New York e fu anche presentato fuori concorso alla 70° edizione della Berlinale.

Questa trasposizione non viene più ambientata nel Salento, ma nella più piccola Gragnano in provincia campana, dove un coming out potrebbe ancora suscitare clamore e purtroppo parecchie incomprensione all’interno di un nucleo familiare. Del film rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue fondate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la derezione dell’azienda ai due figli. Tutto precita quando il figlio maggiore Antonio, interpretato da Carmine Recano, stufo di nascondersi e vivere solo di doveri, si dichiara omosessuale anticipando il fratello minore Tommaso, uno studente universitario fuori sede tornato da Roma pronto, anche lui, per aprirsi, svelare la sua vita romana con i suoi amici Andrea, Davide e il suo compagno Marco.

Le vicende di Mine Vaganti sul palco teatrale vengono raccontate attraverso i ricordi di Tommaso, l’attore Edoardo Purgatori, che fin dall’inizio interagisce con il pubblico, come anche il resto del cast nel sussegursi della pièce, dove rompono la quarta parate e scendendo dal palcoscenico in platea. I ruoli che giocano di più con gli spettatori e fanno ridere con le loro battute lapidarie, sono quelli di Vincenzo e Stefania Cantone, i genitori dei due giovani uomini, interpretati da Francesco Pannofino e Iaia Forte, che non riescono a capire che essere etero o gay, non cambia niente e l’importante è volere bene comunque ai loro figli, come ripete più volte il personaggio della Nonna, intepretato da Gianna Coletti che ha sostituito Simona Marchini.

Guardando questa commedia dolce-amara di 120 minuti divisa in due atti, non ci si annoia, perchè mai perde il ritmo incalzante, scandito di battute divertenti, che non si ferma neanche durante il cambio delle scene. Io merito è anche dello scenografo Luigi Ferrigno che ha creato sul palco, un gioco di movimenti con i tendaggi bianchi, che svelano o coprono ad incastro i pochi arredi o mobili che arredano la scena in stile salotto all’italiana con una cafetteria moka e la cameriera della casa Teresa, Mimma Lovoi, sempre pronta per offrire un caffè agli ospiti.

I dialoghi sono spesso identici a quelli del film e le musiche, come in qualsiasi opera cinematografica o la recentissima Le fate ignoranti – La serie, possiedono quel tratto sensuale e languido alla Ozpetek. Pezzi musicali che cullano le persone in sala, tanto che appena l’eccentrica zia Luciana, l’attrice Sarah Falanga, intona la canzone “Una notte a Napoli”, gli spettatori iniziano a cantare con lei. Come ha detto il regista stesso, questo spettacolo vive molto sulla base dell’interazioni tra i suoi attori e il pubblico che si trasforma nella piazza del paese che osserva e mormora i gossip da casa Cantone.

Mine Vaganti dopo la tappa milanese girerà per un lungo tour per i vari palchi italiani fino alla Primavera prossima, quindi non perdete l’occasione e andate a teatro.

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