See Primark and Die! L’epidemia che non vende

12 Dicembre 2022

Pensare alla morte ogni giorno è quel monito che può porsi solo chi con animo onesto si interroga radicalmente sulla propria sorte e sul proprio destino. Con questo monito si apre “See Primark and Die!”di Claire Dowie, conducendoci all’interno di quel mondo angusto e angoscioso che tutti noi abbiamo esperito durante gli anni dell’emergenza sanitaria. Senza mai riferirsi in maniera eccessivamente esplicita alla condizione vissuta in questi ultimi anni, i richiami nel testo sono evidenti e ne è un esempio l’ossessione, a tratti ridicola, cui si fa cenno per il timore di un mancato approvvigionamento della carta igienica esperito dagli abitati dalla Gran Bretagna, di cui è originaria l’autrice.

Ma a essere angusto non è forse nemmeno più lo spazio che intercorre tra una parete e l’altra delle nostre case, né di quella della protagonista interpretata con grazia e intensità da Martina Gatto.  Sostenuta dalla regia attenta e minimale di Dafne Rubini, che affida con efficacia all’elemento luminoso la natura intimistica e all’interpretazione attoriale la natura provocatoria del testo, quello a cui assistiamo è il deperimento dell’essere umano di fronte non più al mancato confronto introspettivo – tipico delle routine frenetiche di tutti noi – bensì generato dal terribile risultato di un eccessivo confronto con sé stessi.

Luogo di smarrimento per eccellenza diviene quindi il noto store di abbigliamento (e non solo) Primark che promuove il cosiddetto ‘fast fashion’ – una moda veloce che, come è più volte ripetuto, non ha bisogno del cervello, un luogo a tratti surreale in cui l’acquisto non ha bisogno di alcun tipo di riflessione. Una parabola delle nostre vite nell’epoca della post-modernità avanzata, in cui la scelta non scaturisce più dal radicamento all’interno dell’esistenza, da quel modo tutto umano di pensare e immaginare la propria morte, bensì del suo opposto.

Un deserto dell’anima prodottosi a seguito dell’era consumistica in cui viviamo immersi, sospinto e alimentato da quel moto perpetuo di tentazioni che gli esperti chiamano ‘marketing’. Ma cosa accade quando la malattia consumistica arriva al suo limite più estremo, quando persino un’epidemia non può che essere pensata in termini prettamente economici di ricavi, costi, profitti? Immobilismo, paralisi, attacchi di panico e…’negozio-fobia‘(ovvero l’epidemia che non vende)! L’incontro con l’altro diviene quindi salvifico, nonostante quest’ultimo risulti sempre soggetto a una precarietà costitutiva, a un rischio ineliminabile – reso in maniera efficace nell’interpretazione attoriale e registica attraverso un costante riferimento al sentimento dell’inquietudine.  

See Primark and Die! – TREND

di Claire Dowie

traduzione e adattamento di Elena Maria Aglieri e Carlo Emilio Lerici

con Martina Gatto

regia Dafne Rubini

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