Dalla Morante a Cabra: “La Storia” al Vascello

16 Febbraio 2023

“I libri sono libri, gli spettacoli teatrali spettacoli teatrali e i film film”.

Questo, in sintesi, il pensiero primigenio che balena nella mente nei primi 20’ dello spettacolo “La Storia” diretto da Fausto Cabra ed in scena presso il Teatro Vascello di Roma fino a domenica 19 Febbraio, dopo aver debuttato il mercoledì della scorsa settimana.

Pensiero preponderante che si traduce nella prosaica impressione di star assistendo ad una registrazione dalle stigmate teatrali di un audiolibro che si sarebbe, invece, fatto meglio ad ascoltare nelle comodità delle proprie mura domestiche.

Beh, mai pensiero fu più sbagliato e mai istinto di abbandonare la sala sarebbe stato più deleterio se solo si fosse scelto infaustamente di dargli retta.

“La Storia”, spettacolo, come già scritto, affidato alla sapiente e ottima direzione di Fausta Cabra – tra l’altro attore di grande bravura -, interpretato dagli ottimi Franca Penone, Alberto Onofrietti e Francesco Sferrazza Papa e che prende il via dal lavoro drammaturgico che Marco Archetti fa a partire dall’omonimo romanzo di Elsa Morante, è un lavoro di straordinaria qualità, in cui si addizionano, formando un eccellente prodotto, sensibilità e tecniche recitative di alto livello, una visione complessiva  – traducasi con il termine “regia” – di pregevole fattura e comparti tecnici il cui lavoro raggiunge picchi che definire indimenticabili non sarebbe esagerato.

Rimangono facilmente impresse nel baule mnemonico dello spettatore le luci molto belle di Gianluca Breda e Giacomo Brambilla, oltre alle scene e ai costumi di Roberta Monopoli.

Bando alle Ciance, questo ennesimo appuntamento della stagione del Teatro monteverdino è una sorta di gioiello nascosto tra le innumerevoli – se non addirittura eccessive – proposte artistiche che abitano ogni settimana gli spazi culturali capitolini.

In una sala non certo al massimo del suo riempimento, la storia di una donna dapprima moglie e poi vedova, ma sempre madre, attraversa gli anni del secondo grande conflitto bellico mondiale tra figli di primo letto e virgulti nati dalla violenza per giungere, dopo un viaggio dall’abbacinante bellezza emotiva, ad una conclusione che, nella migliore tradizione di molti grandi racconti, non è una conclusione.

“La Storia” è uno spettacolo carico di vita. Di una vita che si ribella ad una morte annunciata. Addirittura, più annunciata di quanto già essa non si trovi ad essere data la sua ineluttabile ed intrinseca funzione.

“La Storia”, lavoro di circa 120’, è uno spettacolo che su una superficie spogliata da ogni orpello ed esposta quasi pornograficamente nella sua essenza più intima – non ci sono quinte a segmentare lo spazio di rappresentazione e a vista il nostro sguardo incontra tiri, funi e strutture portanti – mette in scena il racconto di vite segnate dalla necessità di difendersi da ogni tentativo di prevaricazione immaginabile: fisica, emotiva, culturale.

Gli Attori de “La Storia” sono perfettamente in grado di restituire, tramite i vari personaggi che hanno il compito di far venire alla luce, il senso di precarietà e di disperata vitalità che ciascuno di loro ha in dote e, grazie ad una disponibilità più che apprezzata – bisogna dar loro merito di tale caratteristica -, sono in grado di riuscire a coinvolgere il pubblico in un viaggio che forse potrebbe rischiare di venire a noia considerato l’elevato numero di volte che il periodo storico in questione è stato sfruttato da coloro che per lavoro raccontano fatti più o meno veritieri e che, invece, in questo caso non perde una stilla del proprio portato.

Quindi, in conclusione, da una possibile serata all’insegna di una noia avvolgente, ad un titolo tramite il quale ciascun astante può andare ad arricchire la propria collezione di buone – se non ottime – serate trascorse in compagnia di coloro i quali ripropongono sera dopo sera quello che è stato, è e potrebbe essere.

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