La Casa delle Api: un inno di libertà da vedere

18 Febbraio 2023

In scena fino a domenica 19 febbraio, presso il Teatro Cometa Off di Roma, dopo aver debuttato il martedì della settimana in corso, lo spettacolo “La Casa delle Api”, scritto e diretto da Sargis Galstyan, con Marius Bizau, Marine Galstyan e Manuel Palumbo. Voce di Giorgio Lupano.

In Teatro in particolare, nella letteratura e nelle Arti in generale, probabilmente è rimasto molto poco da inventare e decisamente molto da riutilizzare, eppure, nonostante questo assunto che si immagina difficilmente contrastabile, continuano a non mancare le occasioni in cui concetti sicuramente già espressi trovano forme ed espressioni intelligenti che li fanno apparire oltre che estremamente interessanti anche sorprendentemente innovativi.

Questo sembra essere il caso dello spettacolo sopra citato che snocciola per tutta la durata della sua rappresentazione una lunga sfilza di opinioni, idee, convincimenti che mettono in discussione, ancora una volta, l’accettata organizzazione del mondo in cui viviamo.

Due essere umani – un uomo e una donna, un paziente e una dottoressa, un ribelle dello status quo e una guardiana inconsapevole della società dominatrice – sono obbligati da quelle stesse regole che uno di loro – lo strano, per intenderci – aborra al punto tale da provare più e più volte l’atto estremo del fine vita autoimposto, a costruire un rapporto dapprima all’insegna della violenza di stato – gli accertamenti sanitati praticamente obbligatori –  e in seguito nel nome di una comunione di vedute che nella più banale delle decodificazioni dello spettatore – e quindi del critico, ci mancherebbe – potrebbe essere tradotto nel sentimento dell’amore.

“La Casa delle Api” è lo splendido grido di dolore di un autore che urla, tramite anche due attori molto bravi, il proprio disappunto per l’immutabile organizzazione di un mondo che preferisce sopravvivere sotto il giogo di regole ingiuste ma certe, piuttosto che dedicarsi ad una profonda forma di autocoscienza che metterebbe in pericolo ogni uso e costume ormai sedimentato da migliaia d’anni di uso ininterrotto.

In “La Casa delle Api” vi è un burattinaio – Manuel Palumbo – che tira le fila e vi sono marionette che dapprima subiscono e poi, con grande fatica e con il rischio di pagare prezzi troppo alti, prendono coscienza dei collegamenti – neanche troppo nascosti, vi è da dire – esistenti tra le religioni e i mass media e i sistemi economici e i metodi di  organizzazione sociale tutti attivamente protagonisti all’interno del grande disegno di controllo degli essere umani sia nella loro natura di individui che nella loro dimensione collettiva.

Lo spettacolo, denso di dialoghi anche a scapito della dimensione fisica seppur presente con la splendida qualità corporea della Galstyan Attrice, è gravido della commossa energia dei suoi interpreti che mettono tutto dei loro esseri in questa cavalcata che ondeggia tra il più doloroso realismo e la più triste felicità dettata da una consapevolezza che assume sempre più, minuto dopo minuto, i contorni di una condanna che si subisce solo per non essersi accontentati di aver recitato il ruolo delle oche da foie gras.

Impegnato, sudato, coinvolgente e commovente, “La Casa delle Api” è l’ennesima dimostrazione che la libertà prova sempre a sgorgare “dal basso” dei circuiti indipendenti trovando felice ospitalità in spazi che sanno bene che la qualità non deve essere accantonata se si vuole provare a regalare qualcosa di interessante a chi – e torniamo al tema di questo stesso lavoro – va oltre la più reperibile offerta mainstream.

Assolutamente da vedere, da consigliare e, possibilmente, da introiettare a futuro consumo.

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