Tavole e chiodi di Musella: un système où tout se tient

23 Febbraio 2023
nella foto Lino Musella

recensione di Emiliano Metalli

Esemplare summa scenica della figura di Eduardo in dialogo con l’umanità: questo è Tavola tavola, chiodo chiodo che resta al Teatro Vascello di Roma fino a domenica 26 febbraio.

Perdere questo appuntamento sarebbe un delitto. Perché non solo di Eduardo si parla in questo spettacolo, ma del destino e del senso più profondo dell’impegno civile e culturale in capo al teatro. È in campo la considerazione stessa dell’attore-uomo-drammaturgo-regista-impresario-artigiano-macchinista in senso assoluto, grazie all’arte multiforme e analitica di Lino Musella, coadiuvato in questa operazione da Tommaso De Filippo e dalla collaborazione con Maria Procino per la ricerca storica, Antonio Piccolo per la drammaturgia e Marco Vidino sul fronte musicale.

Superfluo incensare un progetto per cui si è scritto e si continuerà a scrivere molto e bene. D’altronde Musella ha dato, in questi anni, conferma di sé come artista in crescita professionale e umana, attraversando esperienze intensamente creative come Natale in Casa Cupiello di Antonio Latella o Who is the King? della compagnia Musella-Mazzarelli: due esempi fra molti.

ph Mario Spada

Non giunge a caso questo suo incontro con un lato di Eduardo che, sebbene indagato negli anni passati, non ha mai dato un frutto tale per una ricerca biografica, testuale e scenica al contempo. L’occasione della pandemia e il conseguente incremento di un “uso” privato della performance video sembra aver spinto Musella sulla strada di una riflessione filosofica sulla necessità dell’evento scenico come momento di condivisione con il pubblico – che ne è anche simpaticamente coinvolto – con le autorità politiche e amministrative e infine con l’esigenza produttiva. Il fine e il principio sono chiari: la sopravvivenza dell’attore, come uomo e mestiere.

Questo confronto nasce sul terreno drammatico eduardiano con continui balzi semantici, rimandi scenici, citazioni reali o fittizie, ruzzoloni dal comico farsesco a una tragedia asciutta, sintetica, essenziale. Tuttavia di fatto è specchio del rapporto fra teatro e società dei nostri tempi. È probabilmente questo aspetto che lo rende così dannatamente perfetto, sia nel racconto storico sia nell’analisi attuale.

ph Mario Spada

Al centro della scena spicca un simbolico Teatro San Ferdinando in una ricostruzione in scala, in legno materico e stoffa rossa, come un teatro di burattini. Attorno, ai quattro angoli, elementi essenziali della storia: lo scrittoio di Eduardo, un camerino/baule, un balcone che è anche altare (scenico) o gabbia e poi la musica. Nel mezzo un continuo andirivieni di trasformismo in atteggiamenti, voci, gesti sempre perfettamente misurati, eppure emotivamente efficaci: d’altronde in scena non si piange sul serio, basta muovere la spalla, così… e questo Musella lo sa bene.

Ogni espediente è mezzo espressivo, crea un dialogo di volta in volta diverso con il corpo, la voce, il volto e spalanca un universo di situazioni sempre differenti a comporre un puzzle complesso, ma immediato, “un système où tout se tient”. La precisione di questa costruzione è frutto di studio attento, filologico e creativo al contempo che offre mirabilmente il braccio alle doti esecutive di Musella, si cuce su di lui, come nell’intervista doppia dove anche la sola lente di colore differente fa beffardamente intendere un opposto approccio all’atto stesso del parlare.

Si tratta di un dovizioso capolavoro che mira a proteggere il nostro patrimonio – dal San Ferdinando a Peppino Mercurio, il macchinista che tavola dopo tavola, appunto, era stato il costruttore di quello stesso palcoscenico, distrutto dai bombardamenti nel ‘43; dal teatro autoriale a quello artigianale, che è sempre espressione d’attore – ma che vuole mettere l’accento inoltre sulla necessità di questa forma espressiva, oltre l’interesse produttivo, oltre le strettoie burocratiche e ministeriali, oltre gli interessi di una singola fazione culturale.

Lo fa per il mestiere, attraverso il mestiere: proprio come Eduardo.

ph Mario Spada

Tavola tavola chiodo chiodo

un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo

tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo

uno spettacolo di e con Lino Musella

musiche dal vivo Marco Vidino

scene Paola Castrignanò

disegno luci Pietro Sperduti

suono Marco D’Ambrosio

ricerca storica Maria Procino

collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo

assistente alla regia Melissa Di Genova

costumi Sara Marino

fotografie Mario Spada

produzione Elledieffe, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

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