John Malkovich conquista il Politeama di Napoli

18 Luglio 2023

Si è chiuso con un evento clamoroso il “Campania Teatro Festival”, rassegna che da 16 anni e per un mese intero pone Napoli al centro della scena italiana . Parecchia fibrillazione all’ombra del Vesuvio, e lei, Parthenope, sempre colorata e ancora vibrante per i festeggiamenti calcistici dello scudetto, si è fatta trovare pronta per l’arrivo di un divo assoluto, John Malkovich. L’ attore e regista statunitense ha catalizzato l’attenzione di un Teatro Politeama da tutto esaurito nei giorni 8 e 9 luglio.

Sul palco, insieme a lui, la collega e amica Ingeborga Dapkunaite, androgina, elegante, perfetta nell’interpretare i panni maschili del “Venditore” tratteggiato da Bernard-Marie Koltès. Autore francese che diede sfogo al proprio genio con la stesura – correva l’anno 1985 – di “In the solitude of cotton fields”, testo ambiguo, crudo, distopico, sulla disumanizzazione degli stati emotivi e la materialistica confusione delle scelte che operano gli umani.

Il progetto porta la firma di Dailes Theatre Latvia e Ekaterina Yakimova. Entrando nello specifico, la vicenda narra di due personaggi, identificati come  il Venditore e l’Acquirente, che si incontrano per caso in un non meglio precisato luogo. Un interno qualunque di un qualunque angolo del mondo occidentale, civilizzato quanto sinistro, educato quanto diabolico e perverso. La regia di Timofey Kulyabin punta sull’intensità degli stimoli, sonori, visivi e verbali. I serrati scambi di battute tra i protagonisti sono accuratamente voluti, fumosamente artefatti, per mescolare fino all’ultimo le carte di una trattativa delicata e importante. Sul piatto si gioca la vita, il palco è suddiviso orizzontalmente con una parte superiore dove vengono proiettati, ora a velocità naturale ora con effetti di trascinamento dell’immagine, i movimenti a terra degli interpreti, che puntano lo sguardo verso telecamere poste a terra, filtrate in bianco e nero. Il lavoro di cinque videografi, collegati on line, enfatizza e spettacolarizza la tensione fisica ed emotiva dettata dalla posta in gioco. Estremamente curato il gioco luci, con le porte di ipotetiche stanze che si illuminano a intermittenza.

Il duplice piano narrativo – teatrale e cinematografico – apparentemente distrae lo spettatore, o, piuttosto, lo induce a raddoppiare gli strumenti d’interpretazione. Ne emerge in ogni caso una profondità d’indagine che avvicina per davvero al livello dell’inconscio, di uno stato di realtà verosimile che però, forse, può avvenire solo nel sogno. Nell’inconscio, o nel sub-conscio. Solo nel sogno, suggerisce Koltès, è ammissibile che si realizzino pulsioni emotive e sessuali distanti dai clichè ordinari. Dalla masturbazione al movimento di un rasoio.
Volontà di piacere “scandaloso” che si esprime con la forza del controllo e trova compimento in un atto di violenza carnale. Lussuria sessuale, desiderio nascosto che è punibile. Riconosciuto come criminale da qualsiasi società, secondo le leggi di oggi. 

“In the solitude of cotton fields” è un’opera omoerotica, anticonformista e dal pathos vero. Con un duo Malkovich – Dapkunaite all’altezza della situazione, ed una cornice, il Politeama di Napoli, semplicemente irripetibile. Un plauso all’organizzazione meticolosa del Campania Teatro Festival, diretto da Ruggero Cappuccio.

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