“Sogno di una notte di mezza estate” spegne diciassette candeline al Globe Theatre Silvano Toti

28 Agosto 2023

È arrivata alla sua diciassettesima edizione la messinscena di Sogno di una notte di mezza estate con la firma registica di Riccardo Cavallo, scomparso nel 2013; nata, desiderata, dalla volontà del direttore artistico della culla dello spettacolo, il Silvano Toti Globe Theatre, Gigi Proietti, di cui il teatro porta il nome dopo la sua morte.

Magia, illusioni, gelosia, amore e dolore, drammatico primo atto, onirico lieto fine: la storia la conosciamo, ma perché mai cessa di esser necessario trasformare, ogni anno, una romana notte d’estate in quella notte d’estate shakespeariana?

La risposta di certo è in Shakespeare stesso, nella sua prosa e nei suoi versi, eternamente suggestivi, profondamente incisivi, ancora provocatori, ribelli, da far rabbrividire ogni mente; ma non solo, Sogno di una notte di mezza estate di Cavallo conta una compagnia di attori magistrali, capace, con corpo ed eccellente dizione in prosa e in rima, di sfumare le maschere originali con segni particolari e personali senza tradire i modelli elisabettiani, e una location, quella di Villa Borghese, incantevole, ammaliante, già di per sé,  scenografia perfetta per il bosco dove umano e sovrannaturale si incontrano, raggirati dai capricci del folletto Puck (Andrea Pirolli) e i giochi di potere tra Oberon (Carlo Ragone) e Titania (Claudia Balboni). Una fusione naturale, quasi fatalista, tra testo e architettura scenica, una rappresentazione fedele quanto singolare: uno spettacolo degno dell’opera che ripropone sul palco.

Distintiva è l’accentuata vena comica e caricaturale di alcuni personaggi maschili, quali i rivali in amore Demetrio (Sebastiano Colla) e Lisandro (Marco Paparella), e il gruppo dei teatranti improvvisati uniti da una ritmica e venale chimica e sintonia, Zeppa (Marco Simeoli), Chiappa (Gerolamo Alchieri),  Beccuccio  (Claudio Pallottini) e Ciufolo (Raffaele Proietti), oggetto di battute e skatch dal taglio delicatamente contemporaneo, anche dialetticamente, tali da alleggerire e smorzare tanto la fine e cristallizzata comicità dell’archetipo, quando la sua drammaticità, dando allo spettacolo carattere e personalità.

Personalità a cui contribuisce inoltre la sottile moderna delineazione del duo di Ermia (Valentina Marziali) ed Elena (Ughetta D’Onorascenzo), di cui si accentua il loro gioco di specchi; complementari l’una all’altra, si simpatizza con la forte Elena e si guarda con distacco la ‘debole’ Ermia; contrasti solo accennati nel testo shakespeariano, in cui entrambe sembrano sdoppiarsi solo per bellezza ed esteriorità.  

E sono specialmente i profili femminili da ritenere ganci inesauribili di adattabilità al gusto del pubblico moderno: giocando sulle pene d’amore degli amanti non ricambiati, sugli ostacoli che tormentano il fluido corso di vera passione e su vendette e risentimenti coniugali, Shakespeare ha reso materia drammaturgica una figura di donna soggetta al volere degli spiriti della natura e ai capricci sentimentali maschili, sottomissione per il poeta sovvertita da sogno, magia e giustizia ultraterrena; giustizia che al giorno d’oggi ancora sembra essere solo figlia di desideri utopici dalla messa in pratica irrealizzabile. Pertanto l’introduzione di battute dialogiche con elementi contemporanei pronunciate dalle labbra dalle performanti femminili hanno effetto accentuativo di un ritratto sociale attuale, si macchiano di leggera denuncia, trasformando la letteraria notte d’estate in una nostra, culturalmente sincrona, notte d’estate.

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