Susanne Kennedy e Markus Selg

21 Settembre 2023

Angela (a strange loop)

Il viaggio di Angela nel metamodernismo

L’interno di un monolocale: un tavolo, una cucina a vista, un letto in un angolo, un peluche e una ragazza che scruta il pubblico in sala come se fosse disturbata dalla folla di guardoni che man mano prende posto. Lei è Angela la protagonista dell’ultimo spettacolo di Susanne Kennedy ideato insieme all’artista multimediale Markus Selg.

Susanne Kennedy è considerata come una delle registe più significative del teatro europeo. Radicale, realista pronta a sperimentare i confini tra attore, oggetti, macchine e suoni. Nei suoi spettacoli spesso gli attori indossano maschere, parlano con voci preregistrate si muovono dietro schermi con immagini ipnotiche. Le sue scene teatrali sono progettate insieme all’artista visivo Markus Selg abile costruttore di corridoi virtuali e set di videogiochi psichedelici.

Torniamo alla donna nel monolocale, Angela.

Chi è?

Angela è un influencer alle prese con una strana malattia ormonale, aggiorna i suoi followers su TikTok, viene assistita dal fidanzato, dalla madre e da un’amica. La sua storia è divisa nelle fasi di un processo alchemico chiamato Magnus Opus, centrale nella ricerca della pietra filosofale, sostanza capace di dare l’immortalità e di trasformare i metalli in oro.

Negredo – decomposizione e dissoluzione

Albedo – purificazione e ricerca della verità

Rubedo – trasmutazione, incarnazione, unione degli opposti.

La struttura drammaturgica dello spettacolo segue queste tre fasi alchemiche che corrispondono al decadimento del corpo di Angela e al suo percorso di purificazione. Speculari al racconto le trasformazioni virtuali di Markus Selg: frattali, reti neurali, rimandi al cinema di David Lynch e luci stroboscopiche. Un viaggio ai confini di un mondo virtuale dove la purificazione passa attraverso la nascita di qualcosa di strano, un alieno, un feto testimone di un altrove reale.

L’accettazione di questo elemento strano, mostruoso nato dopo la misteriosa scomparsa di Angela, rappresenta la commistione tra mondo del reale e fantastico.

Ne nasce un piano drammaturgico di difficile comprensione e l’invito che la regista sembra dare al pubblico è proprio quello di abbandonare ogni volontà di interpretare questa nuova realtà, lasciarsi andare in un rito tribale ancestrale fatto di flash, frattali e luci stroboscopiche. Perdersi in un bosco virtuale per ritrovare una nuova realtà.

L’intera drammaturgia di Susanne Kennedy appartiene a quello che viene definito metamodernismo, espressione dell’età di internet dove si possono sviluppare concetti classici e verità arcaiche attraverso molteplici forme di linguaggio. Al di là di ogni classificazione teorica la novità portata in scena dalla regista tedesca è la tendenza a utilizzare informazioni e dati che riguardano il presente; la storia di Angela è una storia vera, i dialoghi sono spezzoni di discorsi presi per strada, trafiletti di giornali, diari personali, incipit letterari, citazioni cinematografiche. Non è facile gestire questa commistione di stimoli, soprattutto per il pubblico, spaesato, confuso e spesso anche irritato dalla sopra stimolazione a cui viene sottoposto.

È un nuovo linguaggio scenico costruito su una geografia drammaturgica che il cinema ha già ampiamente accettato con il film: Everything, Everywhere, All at Once del duo di registi Daniels, premiato agli Oscar 2023.

Il pubblico si trova di fronte a una nuova maniera di generare storie, a differenti media e tecnologie diverse, solo un punto rimane centrale: il viaggio dell’uomo alla ricerca di sé stesso.

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