Gaspare, Gigi, Louis e il Teatro al Ritmo di Jazz.

29 Ottobre 2023

Dal 20 al 22 ottobre, presso “La bottega degli artisti” di Roma, ha debuttato, in prima nazionale, il monologo “Gigi, ma che Jazz fai?! – La vera storia di Luigi Fortebraccio”, prima prova da monologhista dell’attore Gaspare di Stefano, in questo caso anche autore del testo diretto dal sempre bravo Paolo Vanacore.

Lo spettacolo, bando alle ciance, è un buono spettacolo e Di Stefano offre, nell’arco dei circa 65’ di recitazione, una buona prova d’attore, mettendo in risalto una vocalità potente, limpida e fluida che da sempre, almeno nel contesto del teatro off romano, lo rende un professionista conosciuto, stimato e richiesto.

La storia narrata è quello di un giovanotto siciliano – il Luigi Fortebraccio del Titolo – che costruisce la propria vita inseguendo il sogno della musica, del jazz e delle sonorità d’oltreoceano che lui ritiene comporre in maniera del tutto originale, ma che, invece, richiamano le canzoni di un ben più noto musicista statunitense del quale il nostro sembra ripercorrere, a causa di uno strano accidente – accidente tutto da seguire e da scoprire ovviamente – , tutte le orme, comprese quelle anagrafiche, opportunamente traslate nel contesto siculo.

Di Stefano, bellamente coordinato in una serie di momenti ben costruiti dalla sapiente opera del regista di cui sopra, ci accompagna dalla fanciullezza all’affermazione professionale di un personaggio determinato, mai domo e dalla simpatia coinvolgente.

Su un palco elegantemente “addobbato” dalle scenografie minimali ed efficaci di Alessandra De Angelis, il nostro dà vita a madri amorevoli, secondini lontani dalle solite descrizioni sadiche delle pellicole più dure e amici spacconi che conducono il protagonista alla scoperta di sé stesso e del proprio segreto in quel di Milano.

L’attore protagonista del lavoro si distingue per una generosità che non può dirsi sempre scontata in colleghi forse più quotati, ma meno affamati di applausi, sospiri e lacrime e conduce in porto una nave il cui varo lascia immaginare il più luminoso percorso nelle acque torbide della distribuzione teatrale italiana che spesso, per motivi facilmente intuibili, predilige nomi già fatti e storie dalla decodificazione immediata.

Ma – l’augurio è questo – siamo sicuri che questa volta, invece, la rotta potrà condurre il buon Teatro nei migliori approdi possibili. E in quelli più volenterosi di accoglierlo, ovviamente.

Un plauso, inoltre, alle musiche oltremodo intelligenti – nella speranza si voglia andare a cogliere il senso più profondo di tale termine – del M° Alessandro Panatteri e alle luci puntuali e più che utili di Francesco Barbera.

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