Clitennestra

13 Gennaio 2024

Fino al 21 gennaio al Teatro Argentina di Roma, CLITENNESTRA per la regia di Roberto Andò
Adattamento del romanzo La casa dei nomi dello scrittore Colm Tóibín.

Clitennestra figlia di Tindaro Re di Sparta e di Leda, sorella di Elena di Troia è tra le donne della mitologia greca la più malvagia. Empia assassina del marito Agamennone, falsa, vendicatrice, pronta a tramare i suoi malefici piani nell’ombra… Spesso contrapposta a Penelope, le due donne sembrano appartenere a due estremi opposti e a rimanere unite dal dramma della più inutile crudeltà umana: la guerra. Prigioniere del loro palazzo entrambe aspettano il ritorno del proprio marito dalle furiose battaglie. Penelope aspetta Ulisse fedele tessendo di giorno la tela e di notte disfacendola per ingannare i Proci, Clitennestra aspetta Agamennone tessendo la sua vendetta e di notte si concede senza remore al suo amante Egisto.

Ma chi è veramente Clitennestra e quali sono le ragioni della sua rabbia?

Colm Tóibín nel suo romanzo “La casa dei nomi” rielabora il mito partendo dalle due tragedie greche: L’Orestea di Eschilo e Ifigenia in Aulide di Euripide. Lo scrittore crea una nuova Clitennestra, un personaggio psicologicamente sfaccettato, molto più umano per cui si riesce ad entrare in empatia capendo le ragioni che l’hanno spinta verso il baratro d’odio in cui precipiterà tutta la sua famiglia

Roberto Andò ha riportato il testo e Clitennestra al teatro con un’operazione drammaturgia che si svolge con la fusione temporale frammentaria che hanno certi sogni, ma in questo caso sarebbe più opportuno parlare di incubi.

L’ombra lunga e scura di Clitennestra (Isabella Ragonese) racconta di un assassinio efferato, del peggiore dei crimini che un uomo possa compiere: l’omicidio della figlia. Il marito Agamennone (Ivan Alovisio) per tentare di placare l’ira degli dèi che non permettono al suo esercito di partire per Troia ha deciso di sacrificare la figlia Ifigenia (Arianna Becheroni).

Per attirala nel suo accampamento in Aulide ha promesso di darla in sposa ad Achille (Denis Fasolo).

Clitennestra e Ifigenia partono e all’arrivo si renderanno conto che non c’è nessun matrimonio da festeggiare, ma un orrendo sacrificio da compiere.

Furiosa e disperata Clitennestra prepara la sua vendetta e al ritorno di Agamennone lo uccide insieme alla sua giovane amante Cassandra (Cristina Parku).

La struttura drammaturgia di Andò si delinea sul piano del racconto di tutta la vicenda da parte di Clitennestra e delle due figlie Ifigenia ed Elettra (Anita Serafini) superstite all’orrore del sacrificio.

Il racconto si snoda su linee temporali diverse, frammentarie che combaciano con la scenografia.

Il palazzo di Agamennone si trova nella parte superiore, un corridoio stretto e una vasca da bagno scena del crimine di Clitennestra, sotto ci troviamo in un altro luogo, l’accampamento in Aulide dove le navi di Agamennone dirette verso Troia sono bloccate a causa di una bonaccia, composto da stanze anguste e sporche dove si ha l’idea che sia successo qualcosa di terribile e che ricordano le scene di film come Saw di James Wan e Hostel di Eli Roth. Ma qui non ci sono sadici serial killer o sconosciuti torturatori psicopatici, siamo dentro la trama dei drammi classici greci e l’orrore viene compiuto in famiglia.

Il racconto di Clitennestra prende sostanza dalla sua rabbia indomita e dalla sua sete di vendetta che sembra non estinguersi mai come il circolo di violenza che la circonda.

Creata come personaggio letterario contemporaneo dal romanziere Tóibín, capace di ricostruire i drammi classici attraverso l’invenzione e la filologia più attenta, prendendo alcuni dialoghi dell’Ifigenia in Aulide di Euripide e L’Orestea di Eschilo da cui è tratta la terribile descrizione del sacrificio di Ifigenia, le sue urla di terrore e l’odore del sangue delle viscere degli animali sacrificati insieme a lei.

Innesti che creano personaggi a tutto tondo dotati di una psicologia completa.

Spunti e dettagli attenti ripresi dalla regia di Andò come quella inquietante figura incappucciata legata a una sedia che spunta all’inizio nelle stanze delle torture…

Forse è la stessa Clitennestra imbavagliata e rinchiusa durante il sacrificio della figlia per non farle pronunciare le terribili maledizioni che ha imparato dalla madre Leda.  

Lo spettacolo ha un ritmo molto condensato nella prima parte dove i cambi di scena sono sottolineati dal rumore metallico di un grosso panello che cade sulla scena come una ghigliottina, la scenografia con la sua atmosfera tetra da underground abbandonato riesce a trasmettere la sensazione di desolante solitudine di un mondo alla deriva dove gli dèi hanno abbandonato gli uomini alla loro efferata violenza.

Un mondo grigio e privo di speranza abitato da ombre e spettri. Un mondo fatto di incubi antichi, ma molto simile al nostro.  

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