Ho paura torero – l’amore queer durante la dittatura di Pinochet

14 Febbraio 2024
© Masiar Pasquali

Dopo un mese di rappresentazioni sul palcoscenico del Piccolo Teatro Grassi, domenica 11 febbraio si è conclusa l’avventura milanese della Fata uscita dalla penna di Pedro Lemebel. Ho paura torero per chi conosce già il teatro di Claudio Longhi, possiede tutto quello che si aspetta sia nella regia con le proiezioni di filmati, i personaggi che si raccontano passando dalla prima alla terza persona, oltre che diversi attori che sono cresciuti a livello artistico nel tempo con lui. Perchè nella compagnia, composta da otto persone, non solo si scorge il nome del protagonista queer interpretato da Lino Guanciale, ma anche Diana Manea, Michele Dell’Utri e le new entry Giulia Trivero, Daniele Cavone Felicioni. Il cast si chiude con Francesco Centorame, Mario Pirrello e Arianna Scommegna.

© Masiar Pasquali

Lo spettacolo inizia ancora prima del buio in sala, perchè lo spettatore appena si siede sulla poltorna viene trasportato nel Cile del passato, grazie ai vari murales e i poster dell’epoca che compogono la scenografia di Guia Buzzi. Da notare che prima d’ambientare la storia nel 1986, si fa un piccolo passo indietro, a quel maledetto 11 settembre 1973, infatti si sente la voce del presidente Allende, con il suo ultimo messaggio mentre va incontro alla sua morte e quella del suo paese che finirà poi nelle mani insaguinate del generale fascista Pinochet. Non esiste nessun sipario, anzi la Fata dell’angolo appare all’improvviso nel bel mezzo della platea, per salire sul palco che è formato da casse di legno, che fanno anche da scalini e vari elementi d’arredo per riprodurre la sua casetta. Poi si parte seguendo parola per parola il romanzo di sole 200 pagine.

Prima ci sono i manifestanti con le pentole, poi le donne disperate alla ricerca dei desaparecidos e poi Carlos, interpretato da Francesco Centorame, il giovane che usa l’abitazione della Fata per nascondere armi e per riunioni segrete. Uno dei doni di Ho paura torero è la rappresentazione della comunità LGBTQIA+: il protagonista è transgender, anzi come si diceva un tempo un travestito, un po’ nostalgico, canterino e che ricama benissimo le tovaglie per le ricche signore. Un personaggio pieno di poesia, che si nota leggendo il romanzo cileno e con un passato di violenza mai dimenticata, che viene rappresentato perfettamente dal vivo da Lino Guanciale. La Fata però non è l’unico trans, ci sono anche la Rana e la Lupe, Michele Dell’Utri e Daniele Cavone Felicioni, che nella versione longhiana sembrano usciti da i primi film dello spagnolo Pedro Almodóvar.

© Masiar Pasquali

Ho paura torero procede su due binari diversi come nel libro. Il primo è quello dedicato alla relazione tra la Fata e il bel militante del Fronte patriottico Manuel Rodriguez e il secondo è quello di Pinochet e moglie Doña Lucía interpretati da Mario Pirrello e Arianna Scommegna. La trama invece si snoda sulla sottile linea tra innamorarsi di una persona, ma anche in nome di un ideale. Il protagonista più frequenta Carlos, più si rende conto di quanto è importante la politica e viceversa. Il giovane rivoluzionario in qualche modo capisce qualcosa di più delle realzione e dell’amore. La storia è quindi un continuo alternarsi tra i due punti di vista – quello della Fata e quello del dittatore – in cui la presenza del travestito è in aperta contrapposizione con quella della First Lady, che possiede una voce davvero irritante che urta le orecchie. All’inizio sembrano due personaggi vacui, attratti dallo scintillio temporaneo delle cose belle ma poi, in un brusco allontanarsi di strade, diventano l’uno l’opposto dell’altro, quasi lasciando sullo sfondo Carlos e Pinochet, oggetti dei loro desideri e delle loro continue chiacchiere. Il dittatore mostrato è ormai vecchio e stanco, una caricatura, un burattino inutile nelle mani di una moglie petulante e modaiola, un po’ come quello raccontato da Pablo Larraín nel film El Conde, ma senza ricorrere alla versione vampiro. Un uomo tormentato da incubi d’infanzia e da manie superstiziose dove non ha alcuna influenza sugli eventi, che lo raggiungo nella casa di Cajón del Maipo, nell’auto blindata e sulle spiagge assolate delle sue vacanze alla fine dell’opera.

Durante la rappresentazione appaiono anche altri ruoli come in rappresentanza dei cittadini di Santiago. Ci sono le vicine di casa della Fata, ci sono i militari e tanti altri interpretati a rotazione da Diana Manea, Giulia Trivero ma anche da Arianna Scommegna, Michele Dell’Utri e Daniele Cavone Felicioni. La regia di Longhi sfrutta il concetto delle due storie raccontate in modo parallelo, dividendo il palco su più livelli e quella che più rappresenta questo è il pezzo con il continuo scandire del tempo, quando avviene l’attacco contro il dittatore e la sua scorta. La scena principale si scambia di continuo, per dare spazio ai luoghi frequentati dalla Fata e per le vicende del dittatore che però nella parte finale, rimane su una struttura che sovrasta dall’alto. Fissa a sinistra c’è sempre presente la postazione della radio clandestina “Diario de cooperativa”.

© Masiar Pasquali

Per concludere Ho paura torero, è un testo adattato da Alejandro Tantanian, scrittore, attore e regista argentino, che procede fedele al romanzo anche forse fin troppo visto che la durata dello spettacolo viene allungata a ben tre ore. Nel complesso lo spettacolo di Claudio Longhi funziona ed una delle ragioni è decisamente la recitazione a sottrazione di Lino Guanciale, che dona fascino e che conquista con la tenerezza e la femminilità della sua Fata. Ultima cosa da notare, soprattutto se si ha avuto modo di leggere il libro di Lemebel è di aver censurato certe parti per optare sulla risata semplice, pensando ad un pubblico più popolare e variegato.

1 Commento

  1. Forse proprio perchè ho letto il libro di Pedro Lemebel, ma di quelle “risata semplice” in me è rimasto poco è niente. Ricordo invece indelebilmente i soprusi, i dolori, le lacrime e la rabbia di tutti coloro che hanno calcato quelle tavole. Ripenso a quelle famiglie che in quella dittatura hanno perso persone che amavano spariti nel nulla senza averne più notizie… e la.storia si ripete…

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