“Femininum Maskulinum”, l’ultimo capolavoro di Giancarlo Sepe.

30 Aprile 2024

È stato in scena dal 3 al 21 aprile, presso il Teatro “La Comunità” di Roma, lo spettacolo  “Femininum Maskulinum” di Giancarlo Sepe, con, in ordine alfabetico, Sonia Bertin, Alberto Brichetto, Lorenzo Cencetti, Chiara Felici, Alessia Filiberti, Ariela La Stella, Aurelio Mandraffino, Giovanni Pio Antonio Marra, Riccardo Pieretti, Alessandro Sciacca e Federica Stefanelli.

E con la partecipazione straordinaria di Pino Tufillaro.

Recensire uno spettacolo di Giancarlo Sepe che prende vita presso il Teatro “La Comunità” vuol dire essenzialmente, senza retorica, recensire un’esperienza che afferisce in pieno alla storia del Teatro italiano, considerati sia la cinquantennale carriera del regista che il fascino iconico di un luogo che richiama a pieno titolo l’epoca delle cosiddette cantine, quando quelli che oggi consideriamo dei grandi nomi del nostro passato culturale – vedasi Carmelo Bene e Memè Perlini, ad esempio – operavano indefessamente nella costruzione di un nuovo e straordinario linguaggio teatrale.

Linguaggio del quale lo stesso Sepe – ovviamente con le proprie peculiarità – continua ad essere modernissimo portavoce e infinito creatore, regalando cosi agli spettatori di tutte le età la possibilità di riassaggiare – o di farlo per la prima volta, per molti di essi – spezzoni del passato che continuano a profumare di futuro.

Il Teatro di Giancarlo Sepe, e questo “Femininum Maskulinum” pare non fare eccezione – è infatti un Teatro di luci, corpi e musiche che si mischiano in quello che, in relazione al contesto artistico maggioritario all’interno del quale è iscritto, sembra essere un intreccio raro di drammaturgia poetica emozionale che si sottrae quasi completamente alla dittatura del verbo da proferire a vantaggio di un gioco fisico e relazionale che probabilmente racconta più e meglio di qualsiasi parola esistente o discorso possibile.

Nella Germania che inconsapevole si prepara a diventare la nazione crudele – e si perdoni la semplificazione espressiva – che sarà sotto la guida del cancelliere Adolf Hitler, un gruppo di uomini e donne dà vita ad un’esibizione elegante e vitale di eventi tipici delle più normali esistenze, tra un bagno a mare e un ritrovo al cabaret, passando per la violenza della sopraffazione dell’uomo sulla donna, non dimenticando comunque di mettere in luce i primi germogli della resistenza spirituale e culturale che in molti  – intellettuali e no – metteranno in pratica.

Lo spettacolo di Sepe è un ragionato eppure travolgente contenitore di dolori e gioie, paure e afflati fisici ed emotivi che il bel disegno luci di Javier Delle Monache riesce a mettere in risalto nel miglior dei modi, illuminando o gettando nella più completa e cupa e disperata oscurità le scene di Carlo De Marino realizzate dal Laboratorio di Scenografia del Teatro della Pergola di Firenze.

Da ricordare, oltretutto, che la produzione dello spettacolo è da ascrivere alTeatro della Toscana.

Gli attori in scena, come nella migliore tradizione “sepiana”, mostrano molteplici talenti o, meglio dir così, talenti d’attore completi, danzando, cantando e dando prova di ascolto e relazione d’alto livello, nobilitando, peraltro, con le loro ottime prove, le musiche di Davide Mastrogiovanni | Harmonia Team.

Musiche fondamentali e nell’economia dei circa 65’ del lavoro in oggetto e nella teatrografia tutta del M° di origine campana, la cui firma da sempre ormai assomiglia ad un marchio di origine controllata che non ad un semplice scarabocchio in calce ad un documento di proprietà intellettuale.

Insomma, un lavoro, come prevedibile, eccellente e di cui si continua a sentire ancora oggi il bisogno, al netto di una matrice tanto “antica” quanto attuale.

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