La storia scorre a ritmo de Le Bal

21 Maggio 2024

Possono la musica, il ballo, la recitazione mimica e gestuale, raccontare anni di Storia, con i suoi cambiamenti, conflitti, evoluzioni?

Assolutamente si. Ci riesce alla perfezione Giancarlo Fares, creando un connubio di suoni, atmosfere, colori, coreografie, suggestioni, che cavalcano gli anni in un viaggio storico dagli anni 40 al 2001 con lo spettacolo LE BAL.

Ispirato al celebre “Ballando Ballando” di Ettore Scola, il regista coordina se stesso e un’affiatata compagnia di 12 attori-ballerini (Sara Valerio, Ilaria Amaldi, Riccardo Averaimo, Giulia Bellanzoni, Alberta Cipriani, Manuel D’Amario, Alice Iacono, Francesco Mastroianni, Pierfrancesco Perrucci, Pietro Rebora, Viviana Simone) collocandoli in una balera. Nessuna parola, solo gesti e costumi che li caratterizzano. Uomini e donne che entrano in scena specchiandosi negli occhi del pubblico e iniziano a ballare in una successione di quadri. È la musica che parla e racconta, i più celebri successi italiani svelano le atmosfere degli anni 40-50, intessendo una drammaturgia testuale e gestuale che nulla lascia all’immaginazione. Si ripercorre l’avvento del fascismo e nazismo, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la disperazione, il terrore, i bombardamenti. Per poi danzare a ritmo della liberazione americana, fare piroette sull’orlo della ricostruzione, del boom economico a colpi di twist, degli scintillanti anni della disco music, gli anni 80, i 90’ con Tangentopoli, la corruzione, l’ascesa di Berlusconi e le rock star americane, fino al drammatico attentato delle Torri Gemelli.

Un cavalcata in 60 anni di Storia raccontate solo attraverso la storia del costume e della musica, tra i successi di Battiato, Tenco, Modugno, Vianello, Ricchi e Poveri, Jimmy Fontana, Alan Sorrenti, Mina, Gino Paolo, Rita Pavone, Raffaella Carra’, Adriano Celentano, i Pink Floyd, i Rolling Stones, Gloria Gainor. Il gesto si fa parola, la musica si fa sostanza, le coreografie scenografia, offrendo uno spaccato sociale, storico e soprattutto umano: si respira la gioia, la sofferenza, l’amore, il dolore, la morte, la vita.

Fares riesce nella complessa operazione di raccontare senza parole, creando una compagnia omogenea, che funziona come una imponente macchina in cui ogni ingranaggio è funzionale alla messa in scena. Gli attori-danzatori ballano con fluidità, si abbracciano, si scontrano, tratteggiando come l’umanità sia cambiata nel tempo, come siano mutati gli usi, i costumi, le abitudini, e lasciando presagire cosa potrebbe accadere in futuro. Uno spettacolo pop, che parla al pubblico, lo coinvolge in un ballo corale finale, in cui ognuno può essere protagonista danzante della storia che sta vivendo, accompagnato dalla malinconia del tempo passato e dal coraggio per ciò che deve ancora venire. Funzionale l’idea della ring-composition che chiude lo spettacolo così come si era aperto, catapultandoci tutti in una balera degli anni ’40, perché siamo tutti ballerini che danzano al ritmo dell’esistenza.

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