Gioielli d’arte

31 Marzo 2022

Alla scoperta di INDIGENO JEWELS: Quando l’arte si fa gioiello, espressione di un’anima e di una storia

L’arte, l’estro, il pensiero, possono esprimersi talvolta in tutta la sua potenza, in tutto il loro splendore anche in un oggetto prezioso come un gioiello. Sono vere e proprie opere d’arte in miniatura, infatti, le creazioni di Indigeno Jewels https://indigenojewels.com/indigeno-brand-di-gioielli, progetto che nasce dall’idea di tre giovani imprenditori (Andrea Montelli, Beniamino Masucci e Simona Falanga) che fondono le più svariate competenze, dal design al marketing, passando dalle sartorie dei set cinematografici e dalle strade di Roma che rappresentano per il brand una fonte inesauribile di ispirazione.

Riconoscibili al primo impatto, i gioielli di “Indigeno” non passano inosservati  e sembrano avere un’anima, sembrano parlare, raccontare una storia, un modo di essere, un carattere, uno stato d’animo, nel quale riconoscersi, per sposarsi appieno con la personalità di chi sceglie di indossarli. Moderni,  mai banali, con un retrogusto che proviene dal passato, eleganti e allo stesso tempo intriganti, ammalianti.

Camminavo sovrappensiero tra gli stand del Mercato Monti, di fretta, una domenica di settembre, quando, all’improvviso,  l’occhio mi è caduto su questi gioielli….su queste “storie” materializzate in argento, ottone, pietre, incisioni, che mi hanno letteralmente catturato. Vere e proprie sculture da indossare, tutti i giorni o nelle occasioni più importanti, suddivise in diverse collezioni: “ Calipso”, ispirata al mondo marino della mitologia greca,“re.cuo” dedicata al nostro organo pulsante, “Totem” incentrata sugli animali guida, “Knuckle” nata dopo un attento studio di meravigliose armature prodigio di artigianalità medievale, “Toys”, basata sui giochi, ricordi di infanzia e non solo. Un perfetto mix tra cuore, appunto, e mente, razionalità e istinto, romanticismo e ragione, modernità e classicismo che si fondono in un unicum che fa tendenza.

Per la nostra rubrica dedicata a quel l’artigianato che si fa arte, ho deciso di indagare questa forma artistica con Andrea Montelli, anima creativa di “Indigeno”, e Benny Masucci con Simona Falanga, suo braccio destro e sinistro, soci e amici. Perché alla base di questa meravigliosa, pulsante e vitale realtà c’è l’amicizia, la passione per la moda, il confronto, la libertà di espressione. Il cuore e il talento.

I tuoi gioielli spiccano, si distinguono. Hanno un tratto caratteristico, uno stile ben preciso, direi che hanno un’ anima. È come se ogni creazione raccontasse una storia, un “senso”, un sentimento, uno stato d’animo che si va poi a sposare con la personalità di chi sceglie di indossarli. Come nasce una tua creazione?

Andrea Montelli: Le mie creazioni nascono da un bisogno interiore. E’ fortissima la mia esigenza, la mia urgenza di creare qualcosa di nuovo, o reinterpretare qualcosa che già esiste. La curiosità di sperimentare tecniche e materiali nuovi, la felicità di vedere una mia idea realizzata e poi apprezzata da qualcuno mai visto prima, è vitale per la mia felicità.

Da dove trai le tue ispirazioni  e le tue idee? Quali sono i modelli ai quali ti ispiri? Hai delle icone di stile?

A.M: Ogni mia collezione o creazione ha un suo significato, una sua storia, non riesco a prescindere da questo, infatti sono creazioni molto personali, in alcuni casi intime. Amo la storia antica con i suoi poemi epici, la preistoria con i primi rudimentali strumenti di lavoro e, sì, anche gioielli. Posso saltare al Rinascimento fiorentino per poi arrivare alla Bauhaus. Insomma, dalla storia traggo molta ispirazione e poi dalla natura tutta, in ogni sua forma e manifestazione, mi lascia sempre senza parole e, contemplandola, cerco di imparare il più possibile da questo magico mondo. Per ultimo, ma non per importanza, sono italiano e vivo a Roma, forse una delle città che più ci contraddistingue nel mondo: nasciamo e cresciamo circondati da opere d’arte, sia create dall’uomo che dalla natura stessa. I modelli a cui mi ispiro sono tanti, non ne ho uno in particolare. Vado dalle tribù africane, Bulgari, B.Delettrez, fino a Dalì e Elsa Schiaparelli. Le mie icone di stile, senza fare nomi, si racchiudono in un 20ennio, ’50 – ’70.

Qual è stata la tua formazione?

AM.: Ho studiato in una Accademia di moda romana, dove mi dedicavo all’abbigliamento, ma già li avevo una forte predilezione per l’accessorio. Terminato gli studi, dopo vari trascorsi, tra cui una breve parentesi americana, quasi per caso ho scoperto il magico mondo della gioielleria. E’ stato un colpo di fulmine. E da lì non ci siamo mai separati. E’ un mondo antico, fatto di personaggi particolari che lavorano in luoghi che mai potreste pensare, e, come avrete capito, le cose antiche mi piacciono molto. Quando ho iniziato ad avvicinarmi a questo lavoro, molti orafi (legatissimi alla tradizione) con cui mi interfacciavo, mi dicevano continuamente che le mie idee non si potevano realizzare, che in gioielleria non si può, che quella pietra non si sarebbe mai tenuta etc. etc. Questo, invece, è stato uno dei motori più forti che mi ha spinto verso quello che realizzo. Non amo sentirmi dire che qualcosa non si può fare, finché non riesco, non mollo. A volte avevano ragione loro, molte (ride)…ma tante volte hanno cambiato idea.

Cosa è la moda oggi secondo te?

A.M: Libertà. Anche il mondo della moda dovrebbe essere più libero da tanti stereotipi.

Dal punto di vista più tecnico ci descrivi la manifattura dei tuoi gioielli? La curi tu?

A.M: Dal punto di vista tecnico io e gli orafi con cui collaboro lavoriamo il 90% delle creazioni INDIGENO a mano, dalla A alla Z con la tecnica della cera persa. Poi mi diletto con il disegno 3D, che per i miei gusti è estremamente preciso, ma se utilizzato con parsimonia e cognizione di causa può essere utilissimo.

Dalla collezione “Calipso”, dedicata al mondo “Marino”, a quella “re.cuo” dedicata al nostro organo pulsante, a “Totem” incentrata sull’animale guida, i tuoi gioielli sono un perfetto mix tra cuore,appunto, e mente, razionalità e istinto, romanticismo e ragione, modernità e classicismo che si fondono in un un unicum. Quanto c’è di te in ogni creazione? 

A.M: Credo di aver risposto in qualche altra domanda. Sarò forse banale nel dirlo, ma ogni oggetto è come un figlio per me.

Com’è nato il marchio “Indigeno”? E perché questo nome?

Benny Masucci e Simona Falanga: INDIGENO JEWELS nasce a Roma nel 2018 da una idea di Andrea Montelli, che aveva precedentemente una linea di gioielli con il suo nome, e dall’incontro della creatività  di Simona Falanga e me. Decidiamo così di dare vita a  un marchio originale, dal carattere unico, con elementi che permettono di esaltare la personalità di chi lo sceglie. Il nome INDIGENO è stato scelto come rafforzativo di Made in Italy, Infatti il significato etimologico della parola è colui che è originario, autoctono di un luogo. Essendo noi legati sia affettivamente che artisticamente alle nostre radici italiane, abbiamo pensato che questo fosse il nome più adatto.

Com’è nato il vostro sodalizio? Avete formazioni diverse, come avete incastrato e definito i vostri ruoli?

B.M. e S.F.: La base del nostro sodalizio è principalmente l’amicizia. Il conoscersi al di fuori del lavoro ha portato a creare una società. Il continuo scambio di opinioni sia lavorative che non, ha messo in risalto le nostre peculiarità e predisposizioni e così siamo arrivati alla divisione dei ruoli.

Siete essenzialmente amici, ed è stupendo vedere come l’amicizia sia alla base di un progetto… Spinge a dare il massimo e si percepisce. Nel vostro store, in via Duilio 11 a Roma, si respira aria di famiglia, di casa. Come l’avete progettato? 

B.M e S.F.: Avendo sia io che Andrea tanta esperienza pregressa nei negozi, sapevamo che la cosa più importante per il cliente è sentirsi importante e non una persona qualunque. Ecco noi puntiamo proprio nel far sentire il nostro affetto a coloro che scelgono Indigeno jewels, come forma vera e proprio di ringraziamento nei loro confronti. Per il progetto vero e proprio del negozio ci siamo ispirati al nord Europa e ad una gioielleria fuori dai canoni convenzionali.

Che vuol dire al giorno d’oggi fondare un nuovo brand e inserirsi nel mercato? È una scelta coraggiosa.

B.M e S. F.: Sicuramente fondare un brand in questo momento non del tutto confortevole vuol dire credere fermamente in quello che fai e che un giorno o l’altro gli sforzi fatti verrano premiati. Ma come si dice chi non risica non rosica. Noi ci stiamo provando il tempo ci darà ragione o ci smentirà!

Quali sono i vostri obiettivi futuri? Potete anticiparci qualcosa?

A.M e B. M: Dopo aver finalmente aperto il primo store nella capitale d’Italia, il nostro obiettivo è arrivare nella capitale della moda…

Come vedete Indigeno tra qualche anno? Qual è il vostro sogno?

B. M e S.F: Lo vediamo come un’ icona nel mondo della moda. Il nostro sogno è che i nostri articoli vengano associati al nome “Indigeno jewels” alla sola vista, vogliamo essere un brand riconoscibile ma allo stesso tempo restare un marchio ricercato e non commerciale.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Non perdere

La spazio narrato. Cusumano al Nitsch Museum

«Hai mai immaginato di dare una dimensione diacronica al tuo