Vittorio Di Rocco racconta la sua vita e la sua danza nel romanzo “Se mi addormento mi tieni per mano?”

4 Aprile 2023

Il danzatore piemontese Vittorio Di Rocco ha esordito nel suo primo romanzo Se mi addormento mi tieni per mano? in cui racconta la sua vita, la sua carriera, i suoi sogni e la sua danza.

Vittorio, Se mi addormento mi tieni per mano? E’ il tuo primo romanzo. Si tratta
sicuramente di un romanzo autobiografico ma, attraverso il tuo racconto,
restituisce anche una pagina di storia d’Europa oltre che l’immagine di un’epoca
d’oro per la danza. Come è nata la voglia di scriverti e raccontarti?

A dire il vero non ho mai creduto che un giorno sarei riuscito a scrivere un libro.
Ricordo però che da ragazzino sognavo di poterlo fare, ma appena riaprivo gli occhi
mi rendevo subito conto di non esserne in grado e allora per molto tempo sono
andato avanti continuando a sognare. Poi negli anni, soprattutto durante i miei
lunghi viaggi di lavoro, ho iniziato piano piano a prendere appunti. Prima dell’arrivo
del cellulare lo facevo sui miei quaderni, che portavo sempre con me per annotarmi
situazioni, avvenimenti o cose bizzarre che mi succedevano. Poi quando la tecnologia
ci ha permesso di avere tutto in uno, dai quaderni, sono passato al computer e in
seguito al cellulare, molto più leggero e comodo da portare in giro. Ed è sul mio
primo cellulare che ho continuato ad annotare i miei appunti. Gli appunti sono poi
diventati piccoli racconti, i racconti sono diventati storie e quelle storie di vita oggi
un romanzo.

Il tuo libro è ricco di aneddoti divertenti, a tratti tragicomici, ma anche di pensieri,
riflessioni e analisi profonde. Che rapporto c’è tra il te uomo e il te danzatore?

Ho sempre cercato di sdrammatizzare e a volte anche di ridicolizzare i momenti più
difficili che ho vissuto. Sarà forse stato per una forma di autodifesa o per evitare di
realizzare che le cose andassero così male. Ognuno di noi, credo, affronta la vita
come meglio gli riesce. Non potevo essere diverso nel descrivere questa storia di
come l’ho realmente vissuta. Ho cercato di tirar fuori, anche lì dove non se ne
vedeva il bagliore, i lati più assurdi e comici tentando di trasportare il lettore nel mio
stato d’animo e di come ho realmente affrontato certe situazioni. Lasciando però
sempre libero sfogo all’immaginazione di chi legge, perché la bellezza sta nel potersi
immedesimare, ridere, gioire e commuoversi in prima persona. Il rapporto poi che c’è
tra il danzatore e l’uomo è sempre stato conflittuale. Nel senso che l’uomo decide
una cosa, ma il ballerino ne deve fare un’altra se vuole poter continuare in questo
mestiere. Ammetto che nella vita ho sempre cercato di non negarmi nulla, ma
ovviamente a tutto c’è sempre stato un limite, anche perché l’indomani in sala prove
e poi in scena la sera, se non sei in forma, oltre ad esser scadente nel tuo lavoro,
rischi anche di farti seriamente male, col rischio di lasciarti alle spalle una
professione perché ti sei spaccato un ginocchio in un salto a causa della festa con gli amici il giorno prima. Ma questo diciamo è il rischio che corre un po’ chiunque fa del
suo corpo il principale strumento di lavoro.

Come tanti talenti sei stato costretto a emigrare per poterti esprimere attraverso la
tua arte e vivere di essa. Oggi vivi a Fossano in provincia di Cuneo. In che modo la
danza fa ancora parte della tua vita?

La danza mi ha permesso di realizzare molti sogni, ma oggi che ho praticamente
smesso questa professione continuo in ogni modo a sognare. La danza era forse solo
il veicolo di quell’epoca, col tempo ne ho scoperti altri, come per esempio la musica o
la scrittura… come nel caso del mio romanzo. Quello che sono stato farà sempre
parte di me, è innegabile e indimenticabile. Se non avessi seguito quel percorso oggi
sarei sicuramente un’altra persona. Credo che quello che facciamo ci cambi la vita e
il modo di essere, di pensare e di agire. Mi capita ancora ogni tanto di tenere alcuni stage o di essere contattato per le giurie nei concorsi di Danza. Accetto sempre più raramente ad essere sincero. Ma quando lo faccio è sempre con molto piacere, se le
condizioni mi permettono di farlo seriamente, altrimenti preferisco stare a casa a dipingere. L’inverno scorso ho passato parecchio tempo su alcune tele, ecco questo è anche un bellissimo modo per sognare a lasciarsi trascendere dai propri pensieri.

Secondo te cosa manca oggi in Italia per restituire all’arte della danza la sua dignità e
il suo valore?

Purtroppo il problema, secondo me, va ben oltre. Nel senso che bisogna chiedersi
cosa può fare oggi la danza per restituire in Italia la sua dignità? Tolto il fatto, nel
quale non voglio entrare in merito, la formazione, le sempre più scarse offerte di
lavoro serie, lo stato pietoso degli enti lirici Italiani. Siamo in un periodo di crisi
globale. Le risorse economiche mancano praticamente in tutti i settori. Sappiamo
tutti che quello culturale soffre da anni dei continui tagli e scelte sbagliate dei nostri
cari politici che siano di destra, come di sinistra o del centro… per me non fa
differenza alcuna. Tutti hanno sbagliato, tutti continuano a sbagliare e tutti
continueranno a sbagliare fino a quando i nostri poteri forti non avranno il coraggio
di mettersi una mano sulla coscienza, ma questo non succederà mai, perché la corsa
sfrenata al potere economico non avrà mai fine… purtroppo. Ma volendo essere
positivi, con una migliore formazione e condizioni professionali che possano definirsi
tali, il mondo dello spettacolo in Italia potrebbe non aver nulla da invidiare al resto
del mondo.

Nel tuo libro sei spesso con la valigia in mano. Quale tappa dei tuoi viaggi ti ha
‘segnato’ di più?

Probabilmente la Germania dove ho veramente imparato il mio mestiere. Eravamo
praticamente quasi ogni giorno in scena e questo è impagabile. Quando sei giovane,
sei avido di esperienze e hai sempre bisogno di fare ed imparare cose nuove,
continuamente. La Germania è sicuramente la meta più azzeccata per un ballerino,
ma diciamo che stanno messi bene anche in tanti altri settori professionali. Poi
ovviamente devi saperti adattare. Se non sei un camaleonte è difficile reggere anche
solo a cinquanta chilometri da casa. Poi ovviamente anche Cannes, Nizza, la Costa
Azzurra, ma per ben altre ragioni. Anche se il lavoro era serissimo e ho fatto molte
cose veramente interessanti all’Opera di Nizza. La costa azzurra resterà per sempre
nel mio cuore per la qualità di vita. In ogni modo, ogni città in cui ho vissuto è stata
capace di lasciarmi qualcosa di indelebile. Ho sempre cercato di trarre il meglio da
ogni mia esperienza e situazioni belle o brutte che siano state. C’è sempre da
imparare e non si finisce mai di farlo. Bisogna però volerlo.

Progetti futuri?
Da anni sto lavorando ad un nuovo progetto che compongo piano piano, come fosse
un puzzle e anche se molto lentamente, ogni tanto aggiungo un pezzetto. Per
scaramanzia non posso dire altro; anche se non credo a queste cose. (Mi piace però
pensarlo quando preferisco non parlare). Posso dire che si tratta di uno spettacolo
dal vivo, ecco questo lo posso dire. Temo che non realizzerò mai questo lavoro… ma
non credevo neanche di poter mai riuscire a scrivere un libro. Quindi mai dire mai.

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