Percorsi di memoria della 59a edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro

3 Luglio 2023

Si è da poco conclusa la 59esima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema che si è tenuta a Pesaro dal 17 al 24 giugno 2023 con il contributo del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, della Regione Marche e del Comune di Pesaro.

Il concorso internazionale, diretto da Pedro Armocida, ha previsto una apertura a formati e registi di ogni genere nonché la compresenza di tre giurie: una composta da soli studenti, un’altra professionale con personalità di rilievo internazionale e infine la giuria del nuovo Premio della Critica Italiana (SNCCI) composta da critici del Sindacato Nazionale Critici Italiani all’interno del protocollo firmato con l’Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC).

Molti gli ospiti e gli appuntamenti del Festival, fra cui Liliana Cavani e Mario Martone, oltre a un evento speciale sul cinema italiano, organizzato con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, dedicato al Premio Oscar® Giuseppe Tornatore.

Fra le molte proposte, l’interesse è caduto in particolare su cinque titoli che hanno in comune uno sguardo differente sulla realtà e un legame con la storia e la memoria, oggi più importante che mai.

Primo fra tutti, fra le anteprime mondiali della Mostra, il documentario dedicato a Dario Bellezza dal titolo “Bellezza, addio”, prodotto da Zivago Film e Luce Cinecittà e realizzato da Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, gli stessi registi del pluripremiato “Il caso Braibanti”. Arricchito dalle testimonianze dei protagonisti della vita culturale e letteraria italiana del secondo Novecento, il racconto malinconico dell’arco biografico di Bellezza ha il pregio di rendere urgente il ricordo e di stimolare la lettura dei suoi scritti, senza mai santificare questo autore oggi in parte dimenticato. Alcuni scorci di Roma si accompagnano al commento attento e puntuale delle sue vicende pubbliche e private, dove i fotogrammi biografici si sovrappongono con ritmo intenso, ma di grande equilibrio, a quelli di una storia comune.

Di altro genere, ma altrettanto eccellente, è il cortometraggio “Sognando Venezia”. Opera della regista Elisabetta Giannini, ha come protagonisti Francesco Di Leva e sua figlia Morena Di Leva. La breve vicenda si incentra, da un lato, sul rapporto padre-figlia in contrapposizione alla figura materna, dall’altro sulla esigenza, apparentemente pericolosa e ironicamente destrutturata, di “mostrarsi” all’interno del mondo digitale. Un’esigenza delle nuove generazioni che anche i genitori più giovani faticano a comprendere, ancor prima di riuscire ad essere al passo con essa. Messa da parte ogni morale, la storia si conclude con una scena che può far sorridere, ma che deve molto far riflettere sul concetto di esperienza reale e finzione digitale.

Nei tre titoli che seguono, infine, è tangibile la vocazione del Festival alla ricerca del ‘nuovo’ cinema, in una posizione di avanscoperta dei linguaggi dell’audiovisivo, con un’attenzione alla sperimentazione e all’indagine di campi, temi e materiali della memoria comune.

Si va dallo statunitense “Exhibition” di Mary Helena Clark, in cui frammenti di film, archivi e musei, stralci di testi e biografie costruiscono un percorso di riflessione sull’idea di soggettività e sul suo rifiuto, fino a “Insieme insieme” del brasiliano Bernardo Zanotta: una sorta di dramma farsesco dal taglio fluido e almodovariano, ricco di riferimenti cinematografici in bilico fra violenza e piacere, ma con un tocco sempre ironico e disincantato sulla realtà, anche la più crudele.

Fra i due, l’estremo sperimentalismo iconografico, al limite della videoarte, di “Viva la notte” di Francesco Zanatta riporta alla mente e alla memoria storica la vita notturna dei primi anni ’90. Lo spettatore è colpito non tanto dalla organizzazione narrativa del materiale, bensì dalla suggestione quasi psichedelica del montaggio: video in bassa definizione in cui le luci intermittenti, la musica pulsante e i corpi danzanti raccontano i frammenti di un passato perduto.

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