Bob Marley: One Love al cinema

12 Febbraio 2024

Bob Marley – One Love è un biopic talmente deludente che pare ancora salvato in bozza in attesa solo di avere il suo montaggio finale. In uscita nelle sale italiane il 22 febbraio distribuito da Eagle Pictures, il film è scritto da Zach BaylinFrank E. FlowersTerence Winter, mentre la regia è firmata da Reinaldo Marcus Green.

Quest’ultimo dopo aver raccontato la storia di Richard Williams in Una famiglia vincente – King Richard (2021), opera che ha portato Will Smith a vincere il premio Oscar come miglior attore protagonista, si cimenta ancora una volta su un prodotto che vede come personaggio principale un uomo avvolto da una società razzista. Il lungometraggio, infatti, si focalizza proprio sugli anni ’70 della Giamaica, quelli più drammatici vista la guerra civile che l’ha colpita. Sopravvissuto a un attentato, Bob Marley lascia la propria patria per emigrare a Londra con il suo gruppo di lavoro, sostenuto da un discografico. Qui l’artista reggae ha inciso l’importantissimo album Exodus e si è ammalato di melanoma.

“Bob Marley: One Love”: una cena del film

Purtroppo, tolta la buona fotografia di Robert Elswit (premio Oscar per Il petroliere nel 2008) e chiaramente le belle canzoni del cantautore giamaicano, la pellicola fallisce in ogni suo tentativo. Tanto per cominciare Kingsley Ben-Adir (Malcom X in Quella notte a Miami…) per quanto si impegni è troppo bello per essere Bob Marley, tanto da assomigliare più a Lenny Kravitz. Ma il problema sfortunatamente non è solo questo. Bob Marley – One Love è troppo veloce e non approfondisce nessun aspetto – personaggi compresi – diventando così senza capo né coda. Il ritmo stesso è un bel gatto da pelare dato che parte a mille (sempre superficialmente) per poi rallentare di colpo a furia di flashback, riaccelerando nel finale quando sopraggiunge la malattia di Bob.

Il pensiero costante che lo spettatore fa durante la visione è sempre uno: “Ok, ora dove mi vuoi portare?” e, puntualmente, il film vira in un’altra direzione. Solo alla fine l’opera ritrova un briciolo di senso, ma su 107 minuti probabilmente solo 10 sono davvero fondamentali. Anche la tematica che riguarda l’importanza delle radici è più improvvisata che studiata, così come la discriminazione nei confronti di chi ha i rasta che, nonostante i tanti giri di parole, risulta solo accennata.

Durante i titoli di coda probabilmente canticchierete uno dei suoi brani più celebri, ma in realtà se volete sapere di più sulla vita di Bob Marley potete benissimo documentarvi direttamente su internet, magari facendovi compagnia con le sue meravigliose canzoni per rimanere in tema.

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Jacky Debach

Isac Jacky Debach nasce a Roma il 30 gennaio 1994. Ha conseguito la laurea triennale in Comunicazione pubblica e d'impresa presso La Sapienza, la laurea magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale presso l'Università degli Studi Roma Tre (DAMS) e il diploma di Master in Critica giornalistica presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico". Ha lavorato come redattore per Cosanepensate.it, come account commerciale per la ME Production SRL e ha collaborato con Madmass.it, Metropolitan Magazine.it e Recensito. Attualmente gestisce la pagina social Cinefusi.it e lavora come social media manager. Amante del cinema, della musica, della serialità televisiva e del calcio.

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