Samuel Mariño e Concerto de’ Cavalieri alla IUC: festa barocca con paillettes e fuochi di artificio

12 Febbraio 2024

di Emiliano Metalli

Festa barocca davvero, quella che sabato scorso ha acceso di meraviglia il pubblico dell’Aula Magna dell’Università La Sapienza per la stagione concertistica IUC.

Il sopranista venezuelano Samuel Mariño insieme al Concerto de’ Cavalieri guidato da Marcello Di Lisa ha regalato una prova di bravura, stile e sublime intesa umana e musicale.

Sarà che il repertorio barocco – oggi di gran moda e terreno di scoperte e sperimentazioni affascinanti – in combutta con una vocalità e con un aspetto “genderfluid” ha avuto la capacità di stupire, senza scandalizzare. Sarà che Mariño esegue le arie con intensità e carattere, ma anche con un controllo tecnico invidiabile e soprattutto con un timbro straordinariamente cristallino. Sarà, infine, che questo repertorio, in Italia e a Roma, si ascolta tanto, troppo di rado. Questa festa barocca, insomma, ha conquistato la platea esultante.

Mariño, in verita, conquista fin dal suo ingresso, con abiti che fanno invidia alle passerelle sanremesi ed esprimono con naturalezza la sua identità fluida, senza soluzione di continuità.

L’identità di genere non è costante nel tempo ma è in cambiamento fluido, varia tra le diverse possibilità. Accadeva anche un tempo quando attraverso le voci dei cantanti castrati potevano esprimersi ruoli ora maschili ora femminili: esattamente come avviene nel repertorio proposto da Mariño.

Basti ricordare nomi come Farinelli, Caffarelli, Gizziello e molti altri che a volte, secondo l’uso del tempo per i giovani castrati, debuttavano in ruoli di donne per poi passare a quelli di eroi o specializzarsi in parti caratteristiche, come l’antagonista o il tiranno. La moda del tempo, le esigenze produttive e l’indubbio appeal sul pubblico permettevano questa fluidità drammaturgica. E la pratica crudele della castrazione, in qualche modo, la giustificava.

Recuperare oggi quello stesso artificio naturale nell’immagine oltreché nella vocalità diventa una sorta di bandiera della libertà individuale, una autodeterminazione che passa non tanto attraverso un atto politico, quanto piuttosto attraverso un evento culturale.

Il programma proposto ha una sua regolarità rassicurante: ai pezzi esclusivamente strumentali si alternano le arie tratte da opere, oratori o serenate, dall’andamento differente per scrittura o caratura drammatica. Vivaldi fa la parte del leone, accanto a Caldara, Corelli e Scarlatti.

L’ensemble strumentale è un tutt’uno con il direttore e ne segue le dinamiche ricche di accenti, le delicatissime modulazioni di volume, l’inventiva melodica e la libertà di un dialogo fra le parti senza limiti gerarchici se non quelli imposti dallo spartito.

Così il Concerto ‘alla rustica’ di Vivaldi emana gioia campestre nel Presto e nell’Allegro, mentre il Concerto per archi in re maggiore – forse scritto per le Putte della Pietà – trasuda malinconia nella melodia del violino che si espande sopra la delicata armonia complessiva. Se il vivaldiano Concerto per archi in sol minore porta allo zenith la compenetrazione strumentale, è però il Concerto grosso in re maggiore op. 6 n. 4 di Corelli che si fa ponte fra strumento e voce, nell’esemplare dialogo di bravura fra i due violini.

Non a caso un simile dialogo, ma fra voce e strumento, si ritrova nell’aria – rara all’ascolto – tratta dal dramma pastorale Silvia di Vivaldi Quell’augellin che canta: laddove all’introduzione del violino segue la melodia del canto, e i due intersecandosi, fra melismi suggestivi e continui, a immagine del verso degli uccelli, giungono alla cadenza, un palese confronto fra le arti, una sorta di sfida amichevole a dare il meglio per stupire il pubblico.

‘Agitata da due venti’ da Griselda e ‘Vedrò con mio diletto’ da Il Giustino sono i due brani più noti del programma, ma Mariño ne propone una lettura diversa, meno giocata sulla brutalità dei salti di registro e più attenta alla dolcezza del fraseggio o alla brillantezza della coloratura. Una versione originale che fa dimenticare persino Cecilia Bartoli, celeberrima esecutrice di entrambe.

Ma Mariño non brilla solo per la coloratura – e le paillettes – bensì anche per la capacità di piegare il timbro delicato e adamantino alle volute malinconiche delle arie patetiche come ‘Dite oimé!’, da La fida ninfa, o ‘Vanne pentita a piangere’ da Il trionfo dell’innocenza di Caldara. In quest’ultima in particolare le lunghe note tenute e la clarità dei trilli incarnano l’idea del pentimento che esprime il testo, mentre un suggestivo passaggio a voce sola, emotivamente coinvolgente, sfuma in un finale brumoso ed evanescente con la complicità dei timbri strumentali.

Scarlatti è presente con ‘Torbido, irato e nero’, da Erminia, di cui Mariño offre un’interpretazione indimenticabile grazie al nitore timbrico, a un impeccabile registro acuto e alla precisione della coloratura. Fragile all’inizio e incisivo nella ripresa risulta invece in ‘Caldo sangue’, da Sedecia, re di Gerusalemme ancora di Scarlatti in cui nuovamente sfoggia una precisione e una rapidità degna degli originari creatori dei ruoli e delle loro mitiche imprese.

IUC 2023-24

Samuel Mariño sopranista

Concerto de’ Cavalieri

Marcello Di Lisa direttore

Programma

Vivaldi Concerto ‘alla rustica’ RV 151

‘Agitata da due venti’ aria da Griselda

‘Dite oimé!’, aria da La fida ninfa

Corelli Concerto grosso in re maggiore op. 6 n. 4

Caldara ‘Vanne pentita a piangere’ aria da Il trionfo dell’innocenza

A. Scarlatti ‘Torbido, irato e nero’, aria da Erminia

Vivaldi Concerto per archi in re maggiore RV 121

‘Vedrò con mio diletto’, aria da Il Giustino

‘Quell’augellin che canta’, aria da Silvia

Concerto per archi in sol minore RV 156

A. Scarlatti ‘Caldo sangue’, aria da Sedecia, re di Gerusalemme

Vivaldi ‘Anch’il mar par che sommerga’, aria da Bajazet

CONCERTO DE’ CAVALIERI

violini Francesca Vicari (violino principale), Ana Liz Ojeda (concertino II)

Valentina Nicolai, Iben Bøgvad Kejser, Katarzyna Solecka, Giancarlo Ceccacci

viola Gabriele Politi

violoncelli Aldo Mata (concertino)

viola da gamba Silvia De Maria

contrabbasso Luca Cola

clavicembalo Marco Silvi

foto di Giuseppe Follacchio

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