Civil War è brutalmente realistico

26 Aprile 2024

Alex Garland con Civil War ci immerge subito in uno scenario apocalittico, fin dalla prima scena infatti assistiamo a una guerra civile negli Stati Uniti, separati tra stati fedeli al Presidente (Nick Offerman) degli Stati Uniti e stati secessionisti, come California e Texas. In questo contesto così pericoloso, la fotografa di guerra Lee (Kirsten Dunst), il collega Joel (Wagner Moura) e l’anziano Sammy (Stephen McKinley Henderson) decidono di partire da New York verso Washington per intervistare il Presidente degli Stati Uniti. Contro la volontà di Lee si unisce a loro anche la giovanissima aspirante reporter Jessie (Cailee Spaeny), che vede in Lee una figura di riferimento.

Civil War è un film basato sulle immagini e non sulle parole. Le fotografie scattate dai giornalisti che ritraggono morti e sorrisi dopo aver ucciso qualcuno attribuiscono al film una potenza visiva non così comune. D’altro canto non sappiamo il vero motivo per cui sia scoppiata una guerra civile addirittura così violenta o perché alcuni soldati vedano di buon occhio i giornalisti al contrario di altri che li sparano a prima vista. Le uniche informazioni che abbiamo vengono dette molto velocemente: il Presidente degli Stati Uniti, al terzo – incostituzionale – mandato, ha accentrato i poteri sul Campidoglio sciogliendo l’FBI e acquisendo così dei tratti dittatoriali. Tutto questo ha messo in lotta il governo federale con le Forze Occidentali.

“Civil War”: una scena del film

Il quinto lungometraggio di Garland, quindi, coltiva i semi per una possibile saga futura dove tutti i nodi potrebbero venire al pettine perché solo Civil War non basta a chiarire tutto. Ma la vera intenzione dell’autore non è spiegare il motivo per cui siamo arrivati a questo (anche se tale mancanza in qualche modo rende il film più confusionario del dovuto), bensì spiegare direttamente gli effetti della guerra civile attraverso le fotografie scattate dai giornalisti, che in un momento del genere devono avere pelo sullo stomaco per portare a termine il proprio lavoro empatizzando il meno possibile con la vittima che si trova a pochi passi da loro.

Per essere un bravo fotografo di guerra devi essere insensibile? si può diventare insensibili dopo aver visto tutto quello che succede intorno a te o ci si abitua mai veramente? sono tutte ipotesi tirate in ballo da Garland, il quale non ci fornisce delle vere risposte, ma attraverso il racconto di Civil War capiamo che tutte queste ipotesi diventano plausibili. Le scene d’azione, tra l’altro, sono così forti e autentiche che Garland ha circondato il set di di veterani per dare più realismo alle battaglie.

Non emergono del tutto tutti i personaggi messi in scena dal regista britannico: Sammy fa da collante, Joel è il meno riuscito, mentre Lee e Jessie (che sono state anche le più brave a livello di interpretativo) si completano a vicenda visto che la prima è traumatizzata dal suo lavoro mentre la seconda, pur essendo la meno esperta del gruppo, impara molto in fretta, forse troppo per la sua età…

Civil War è brutalmente realistico, quindi per vederlo è necessario munirsi di coraggio. Non aspettatevi un Attacco al potere 2.0 o un film che vi spieghi per filo e per segno che cosa sia successo perché è il disordine a fare da piedistallo, ma nel vederlo vi sentirete come i giornalisti del film, in costante ansia per quello che può capitare da un momento all’altro.

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Jacky Debach

Isac Jacky Debach nasce a Roma il 30 gennaio 1994. Ha conseguito la laurea triennale in Comunicazione pubblica e d'impresa presso La Sapienza, la laurea magistrale in Cinema, televisione e produzione multimediale presso l'Università degli Studi Roma Tre (DAMS) e il diploma di Master in Critica giornalistica presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico". Ha lavorato come redattore per Cosanepensate.it, come account commerciale per la ME Production SRL e ha collaborato con Madmass.it, Metropolitan Magazine.it e Recensito. Attualmente gestisce la pagina social Cinefusi.it e lavora come social media manager. Amante del cinema, della musica, della serialità televisiva e del calcio.

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