Dentro il mondo di Ainé

30 Novembre 2022

Finalmente tornati con una nuova intervista di cui siamo molto orgogliosi per vari motivi: in primis, l’artista in questione, e poi perché siamo suoi super fan. Di chi stiamo parlando? 

Non è ancora il momento di dirlo (si, siamo un po’ cattivi ), preferiamo prima presentarlo:

Classe 91’ , nasce a Roma il 28 Settembre. 

Cantante, musicista, un polistrumentista, produttore, docente, è uno degli attuali maggiori esponenti del Soul, Neo Soul e r&b in Italia.

Formazione musicale da capogiro: studia alla Venice Voice Accademy di Los Angeles e al Berklee College Of Music di Boston.

Vanta di collaborazioni importantissime che non fanno altro che confermare il suo spessore nella scena musicale: collabora con Giorgia, Mecna, Willie Peyote, Ghemon, Gemello, Sergio Cammariere, Davide Shorty, Gegè Telesforo, Colapesce, Danti, Frenetik & Orange, Clementino, Tormento, Serena Brancale, Ensi, Sissi.

Apre concerti di artisti come Masego, Robert Glasper, Bilal , Solange e nel 2019 si guadagna pure la semifinale di Sanremo Giovani con “Van Gogh”. 

Ripercorriamo un attimo anche il suo percorso discografico:

Nel 2014 esce  il suo primo singolo pubblicato “Cosa c’è”, poi l’album “Generation One” nel 2016 e solo un anno dopo l’EP “Uni-Verso”. Nel 2018 arriva una bellissima collaborazione con Giorgia nel suo album “Pop Heart” in cui cantano assieme “Stay”, brano di Rihanna e Mikky Ekko. Altro album , l’anno dopo, “Niente di me” (di cui abbiamo visto una data del tour al Circolo Ohibò a Milano). Stesso anno , altro singolo “May Day”. Il 2020 vede l’uscita di “Hangover”, che anticipa l’uscita del disco “Alchimia” (2021). Dulcis in fundo, quasi due mesi fa esce l’EP “NHP+”. 

Bene, è arrivato il momento di svelarvi il nome dell’artista in questione:

signori e signore oggi abbiamo il piacere di intervistare Ainè, che ci condurrà nel suo mondo, nella sua musica, nel suo modo di farla e concepirla, nel suo mood fatto di sensibilità, fragilità, tanto coraggio, forza, passione, estro e talento. 

Ciao Arnaldo, come stai?  Ti va, intanto, di spiegare ai nostri lettori il perchè di “Ainè” ?

Ciao ragazzi, tutto bene, un po’ stanco, vengo da una settimana molto serrata, piena di impegni durante la “Milano music week”. In questo momento mi trovo sull’aereo direzione Bruxelles, sono arrivato in dritta stamattina da Milano sveglia alle 6:00.

Ho scelto Ainé, perché da Arnaldo (il mio nome), volevo trovare un abbreviativo, prima Arné, poi Ayné, infine Ainé, con accento sulla destra, occhio ;), lo sbagliano praticamente tutti.

Volevo creare un nome che non fosse collocabile, né geograficamente, né di ingua, né di sesso, un nome neutro, libero. Poi Ainé funziona, è corto, facile da ricordare, e se vogliamo unico, ci sono solo un paio di artiste donna che si chiamano cosí, ma sono con accenti diversi dal mio, poi in Francese Ainé è inteso come maggiore, esempio fratello maggiore, ma non centra assolutamente con la mia scelta, l’ho scoperta anni dopo questa cosa.

Avrei anche cambiato e trovato altri nomi ma con il passare del tempo sono successe cose, coincidenze anche abbastanza strane che me lo hanno fatto tenere.

Ci racconti del tuo primo approccio alla musica?

Vengo da una famiglia di artisti, tra musicisti, pittori, designer, c’è sempre stata l’arte in famiglia, sempre  ottima musica, gran gusto, dal jazz al soul, sempre musica di un certo livello, di gusto e classe, sono nato con quel tipo di ascolti fin da quando ero bambino, da Miles Davis, ad Herbie Hancock, a John Coltrane ,a Keith Jarret, dalle prime canzoni di Steve Wonde a Prince, a D’Angelo.

Dai video di Michael Jackson iniziai a capire che avrei voluto fare il cantante, cantavo continuamente, ovunque, ho i filmini di quando avevo 6-7 anni dove cantavo e basta, melodie inventate con testi inventati. Se vogliamo scrivo canzoni da quando sono piccolo (ahah scherzo), poi è arrivata a 10 anni la prima tastiera con tasti non pesati, regalata da mio Nonno, e da li amore e odio infinito: ho iniziato a studiare canto, piano, poi batteria e chitarra ed eccomi qui, non ne esco più!

C’è stato un momento preciso nella tua vita in cui ti sei detto:” Ok, voglio vivere di questo” ?

Ho sempre voluto fare questo mestiere, l’ho sempre saputo dentro di me che sarebbe stato il mio destino, avevo una fortissima grinta, passione, e un fondo di talento da quando ero bambino, dalle prime scuole di musica di quartiere ero sempre uno dei più bravo ai saggi,i maestri di canto me lo dicevano, mi guardavano in maniera diversa dagli altri, ma io ai tempi non mi rendevo conto, avendo comunque un talento di base molti si sarebbero accontentati di avere una bella voce, io invece ho sempre voluto di più, studiato e fatto pratica, gavetta come un pazzo. Quando ero a scuola alle medie e al liceo la mia testa era focalizzata solamente sulla musica, infatti non appena mi sono diplomato in lingue, sono riuscito a dedicarmi interamente e totalmente alla musica, allo studio e alla scrittura.

Guardandoti indietro, come hai vissuto la tua formazione musicale all’estero? Ad oggi, cosa e quanto ti ha lasciato questa esperienza? 

In generale fa sempre bene ad un certo punto della vita prendere e andare, scoprire, viaggiare, fare esperienza, partire,uscire dalla zona di confort, stare da soli, lontano dalla famiglia, dalle sicurezze, parlare altre lingue, conoscere altre realtà, altre culture, altre etnie, altri musicisti, e nel mio caso, se fai musica, è altrettanto fondamentale. E’ stato fondamentale per me stare a contato con musicisti oltre oceano, hanno inventato la mia musica preferita, non puoi che osservare e imparare tanto,  ho fatto esperienze tra Los Angeles, New York, Boston, è stato meraviglioso.

Come ti sei avvicinato al mondo dell’insegnamento? Perchè questa scelta? 

L’insegnamento è nato un pò per caso, partendo da piccole masterclass qua e là, vedevo che c’era sempre più interesse a riguardo,e sempre più persone, mi sono detto perché no? Fare un passo indietro a volte fa bene, uscire di scena, osservare e dare una mano al prossimo, poter dare un valore aggiunto, consigli, dritte ai ragazzi, molte delle volte miei coetanei,  tramite i miei studi, la mia esperienza , è super stimolante. Ci sono bravissimi ragazzi in giro, poi piano piano ho formato e creato dei veri propri corsi in presenza e online sul Soul Neo Soul, tecnica e arrangiamento vocale, live performance, da li il “Saint Louis” e l’Officina Pasolini e i miei corsi online. Oggi ho 4 classi al Saint Louis, da Gennaio partiranno molto probabilmente anche i miei corsi in Officina Pasolini, studenti, allievi e masterclass in tutta Italia,ora sono di ritorno a una bellissima masterclass fatta al Cpm di Milano per la Music Week ,per esempio. E’ la mia realtà parallela, oltre la parte artistica, faccio andare le cose di pari passo, non voglio precludermi nulla,ora sto anche scoprendo e intraprendendo piano piano il mondo della moda,mi sta affascinando e piacendo tantissimo, ho appena fatto uno show nella sede principale di Spotify a Milano e sono stato vestito da Issey Miyake, uno dei miei brand preferiti pazzesco a livello mondiale. Un domani vorrò provare la recitazione, vediamo che succede.

Sai darci qualche novità su questo fronte? Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

Continuo a pieno ritmo con i miei corsi, sempre più allievi sempre più classi, sempre più impegni, ma sono contento, nel mentre sto scrivendo il disco nuovo, poi da Gennaio 2023 partirà il nuovo tour, sono in un periodo molto ricco e pieno di musica, neanche due mesi a è uscito il mio ultimo NHP+, ma adesso sono già sotto a scrivere musica nuova.

Tornando alla tua carriera artistica, apprezziamo molto la scelta di trovare spesso un punto d’incontro tra l’analogico e il digitale, tra i musicisti che suonano e un beat prodotto da un producer. Quanto pensi sia importante oggi, per un artista, trovare un sound unico ma allo stesso tempo ibrido?

Si, adoro mischiare i due mondi, analogico e digitale, oggi è fondamentale crearsi una propria identità, saper affidarsi e fidarsi del tuo team, che siano producer o musicisti, bisogno essere aperti e sperimentare.

Abbiamo avuto modo di ascoltarti dal vivo più volte e, da musicisti, ci rendiamo conto della grande preparazione, carisma, attitudine che hai sul palco. Oggi, sempre più spesso, ci accorgiamo di quanto tanti giovani artisti, magari esplosi mediaticamente con un brano, siano carenti da un punto di vista live. Quanto credi sia importante, oggi più che mai, fare gavetta, in un’epoca storica in cui è molto più semplice arrivare al successo senza costruirselo?

È fondamentale nella musica prepararsi, fare gavetta, esperienza, ci vogliono anni per essere un bravo musicista, un performer o cantante. Il successo è una cosa, la musica, il talento, la bravura è un’altra. Purtroppo puoi fare la hit migliore del mondo, ma se poi non hai studiato, non hai fatto gavetta, hai zero esperienza, si vede, vai sul palco e live non rendi, non canti bene, e non funziona cosí, bisogna riuscire a fare entrambe le cose, essere preparati cantare e suonare come si deve e scrivere belle canzoni.

In questi anni hai mai avuto un crollo emotivo in cui hai pensato: “Basta, mollo tutto!” ?

Se ho mai avuto un crollo emotivo? Si vede che non mi conoscete (ride). E’ capitato spesso,e più volte, fa parte del gioco, purtroppo o per fortuna, lo dico sempre che questo è uno dei lavori più tosti e difficili che ci sono, oggi ancora di più, sei sempre messo sotto pressione e in competizione con tutti, c’è sempre e ci sarà sempre qualcuno, più bravo, più famoso, più ricco e con la vita più fica della tua, maledetto Instagram :) Negli anni questa cosa mi ha creato tanto malessere, ma con la maturità, l’esperienza, la terapia, ho imparato ad andare avanti, pensare al mio, farlo e farlo bene, non guardare gli altri perché tanto è una maratona continua. Oggi io, domani te, oggi sei su, domani giù.
“Alchimia”, il mio scorso Ep, è nato proprio per questo, sono stato due anni fermo, lontano dalla scena, ho dovuto ricaricarmi, mettere in pausa la testa e le idee,stavo perdendo la rotta,  ho preferito dedicarmi ad altro, agli affetti, alla famiglia, alla mia attuale compagna, ho pensato più volte di mollare tutto e dire basta, non ultimo quest’estate, anche scorsa settimana l’ho pensato, prima di dover partire per Milano, fare i concerti e il disco nuovo. La vita è strana (ride). Quando è così spengo il telefono, chiudo Instagram e mi immergo dentro la pittura, dipingo, compro piante  e arredo casa, adoro l’arredamento di interni, un’altra mia grande passione e talento, ho preso da mia madre,una bravissima arredatrice dalla quale appreso tanto a riguardo, il gusto l’ho ereditato da lei. L’ho pensato anche questa estate su degli scogli guardando il mare a Santa Maria di Leuca in Salento di voler mollare, questo discorso è un taboo, molti non ne parlano, fanno finta che è tutto meraviglioso, sono sempre felici, ma io non mi sono mai fidato delle persone sempre felici, sono affascinato dalle persone tormentate, che hanno sofferto, che sono crollate, perchè è sintomo di sensibilità e di verità, cadere è normale e umano, bisogna rialzarsi, andare avanti e combattere. Riesco a smettere, ad allontanarmi per periodi brevi, ma poi torna su la voglia la passione per la musica, come un fuoco dentro, è questo il mio patto con il diavolo, non ne posso fare a meno. Avrei potuto fare moda, design, psicologia, ma la musica ci sarebbe comunque dovuta essere nella mia vita, il mio rapporto con la musica è un amore odio infinito e profondo, è la cosa che quando sto bene mi fa arrivare a un’estasi, un benessere che niente mi provoca. Allo stesso tempo apro Instagram, salgono le paranoie, la concorrenza e competizione e i meccanismi malsani e vai giù nel burrone in un attimo, menomale che ci sono oltre la musica,la terapia, la pittura, l’arredo e le piante :)

Il 7 Ottobre esce l’EP “NHP+”. Hai voglia di raccontaci com’è nato e che messaggio hai intenzione di dare a chi ti ascolta?

NHP+ (Non ho più paura), è un messaggio chiarissimo, ed è proprio il continuo e la chiusura del cerchio da “Alchimia”, che invece è nato per un’esigenza, uno sfogo, un grido di aiuto, NHP+ invece chiude quel periodo e da nuova vita ad Ainé sia come persona, che come artista.

Vanti il rispetto e la collaborazione di tanti artisti italiani e non, quasi tutti appartenenti a “generi” musicali differenti dal tuo. Come te lo spieghi tutto questo? Credi dipenda solo dalla tua musica o dall’importanza dei rapporti umani e di ciò che si crea prima di una canzone?

Sinceramente mai avrei pensato che avrei fatto tute queste collaborazioni, guardando indietro mi rendo conto di aver davvero collaborato con tantissimi e ancora non sono finiti eheh, scherzi a parte, ne sono super felice e grato, la cosa che mi riempie di più di gioia e gratitudine e sapere che così tanti colleghi mi rispettano e apprezzano quello che faccio, mi è sempre piaciuta l’idea di collettività, di condivisione, di gioco di squadra, ho sempre avuto la fortuna di collaborare con amici colleghi che stimo molto, sono sempre nate in modo genuino, spontaneo e naturale.

A proposito di canzoni: come avviene il tuo processo creativo?

Parto quasi sempre da una base di idea di melodia, poi da li viene tutto il resto, il beat, il giro di basso, gli accordi, il testo.

Riusciamo a dare ai lettori di Banquo Magazine qualche anticipazione sui tuoi prossimi eventi?

Inizio 2023 comunicheremo le prime date del tour Italiano ed europeo.

Grazie di cuore per il tempo dedicatoci!

Grazie a voi che mi avete tenuto compagnia e fatto passare queste due ore di viaggio da Roma a Bruxelles,

A presto!

Intervista a cura di Emanuele e Giuseppe Senia

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Non perdere

L’elettro-house della musica e dei ricordi: “House” e Jomoon a Entrature>Sonore

House, “casa” in inglese. Questo termine però indica anche un