C’ERA UNA VOLTA – a VR Experience per il CIRC FEST di Fiumicino

30 Dicembre 2022

recensione di Emiliano Metalli

Nell’ambito del CIRC FEST, un progetto di Arti Performative di ONDADURTO TEATRO, realizzato con il sostegno di Ministero della Cultura e Roma Capitale, all’interno di “Spettacoli dal vivo nei Comuni della Città metropolitana di Roma Capitale” con il supporto del Comune di Fiumicino, presso la Casa della Partecipazione di Maccarese abbiamo assistito a C’ERA UNA VOLTA – a VR Experience, un’installazione VR 3D a 360°.

Assistere è un termine riduttivo per un’esperienza come quella proposta. I piani di fruizione si intersecano e dal vivo al video si acquista e si perde parte del teatro e parte del video, ma si conquista un universo ulteriore che è il risultato di entrambi. Il riferimento, come è ovvio, è in maniera specifica a questo progetto e non in assoluto applicabile alla realtà virtuale.

Qui, infatti, l’evento performativo prende vita dal mondo circense, come risulta dal linguaggio dei corpi, dai costumi sgargianti e fantasiosi e dalle enormi macchine sceniche a metà strada fra Fellini e il Barocco. L’elemento tecnico potenzia la visualizzazione a tutto tondo, ma sottrae il materico che è il sostrato di questa modalità drammaturgica ed è una perdita che ne penalizza il risultato. Avremmo voluto sentire le mele lanciate sulle nostre teste con il rischio di venirne colpiti, lasciarci bagnare dalla pioggia (fittizia) o affumicare dal fuoco improvviso, toccare forse gli interpreti che arrivano così vicini allo spettatore. Eppure, nello stesso tempo, la visione così concepita offre la possibilità di riflettere sul “punto di vista” che è anche la chiave essenziale delle fiabe e del modo in cui si è lavorato drammaturgicamente su di esse in questo spettacolo. Storie, leggende e favole della grande tradizione, da Lewis Carroll ai Fratelli Grimm, da Johann Karl August Musäus a Hans Cristian Andersen, sono elaborate in chiave noir, scostandone i bordi della interpretazione romantica o tardoromantica in favore di una visione contemporanea.

I limiti fra gli opposti divengono allora opinabili, se non sovvertiti, e il gioco identitario si fluidifica in una sorta di flusso di coscienza collettivo, misto ad altri linguaggi: musical e teatro di strada, pantomima e teatro ragazzi, giocoleria e acrobazie, trasformismo alla Fregoli e malinconia alla Pierrot. Una riflessione sul mezzo di comunicazione, ma soprattutto su come il teatro riesca, in qualche modo, ad assorbire le novità della tecnologia rimanendo sempre e comunque, all’interno della società, un centro propulsore del processo culturale collettivo nonostante i cambiamenti che lo attraversano.

Sulla collettività, infine, insiste ancora la costruzione stessa dello spettacolo, dal momento che tutti sono allo stesso tempo protagonisti e tecnici, comparse e antagonisti, demiurghi e atomi di un universo fantastico messo a disposizione dello spettatore con la medesima capacità e con un sentire unico. Un campo interessante da indagare ancora, magari bilanciando differentemente i linguaggi in gioco per sperimentare altri possibili scenari.

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