Catastrofe annunciata: “Vuroa” e l’umana inerzia.

30 Dicembre 2022

Un thriller apocalittico e con venature di fantascienza. “Vuroa”, spettacolo andato in scena a Roma, al Teatro Tor di Nona, dal 14 al 18 dicembre, ammicca al mondo del cinema, in particolare al fortunato filone che tanti interrogativi pose al mondo a cavallo tra i Settanta e i Novanta del Novecento. La produzione firmata dall’Associazione Aramis afferisce al “teatro civile”, intrattiene sì ma nel contempo trasferisce un messaggio aperto alla collettività. Dal palco arrivano spunti di riflessione riguardo alle buone e alle cattive pratiche, al rapporto uomo-risorse-natura, agli interessi prevalenti, alla capacità di reagire rispetto alle manovre di Madre Natura, al potenziale equivoco o salvifico della tecnologia.

Antonio Amoruso, nella scrittura del testo, afferma di aver tratto ispirazione da un documentario del National Geographic. Si racconta, in un futuro prossimo, di ipotesi catastrofiste, prevenzione, responsabilità, sensazionalismo. Inerzia e incapacità di reagire ad una catastrofe naturale. Aspetti, tendenze, che il regista Luca Milesi ha abilmente trasformato in uno svolgimento accattivante e ben ritmato, grazie anche ai contributi video di Francesco Sotgiu ad amplificare in profondità la scenografia – dai rimandi esotici – ideata da Angela Consalvo. Disegno luci di Ettore Bianco ad accendere i riflettori sui movimenti di Maria Concetta Liotta, Francesca Frascà, Lucia Bianchi e Antonio Digirolamo. Interpreti inseriti appieno in ruoli tra loro in contrasto, in conflitto, perché legati ad obiettivi differenti. Ora di vita, emotivi, ora di lavoro, sensazionalistici. Ora etici, forse anche.

Nel mezzo ci sono i civili, 4 milioni di persone da evacuare e in poco tempo perché il Vulcano Vuroa è maturo per un’eruzione epocale. C’è chi ha previsto tutto, anni e anni prima, ma come spesso accade, nella diffidenza generale. Dei decisori di turno, che non intendono mollare un centimetro rispetto alla dipendenza dal Dio denaro. Ma anche di buona parte della popolazione, miope e sorda rispetto alle avvisaglie di un luminare. A poco servono dati, prove verificabili, piani di evacuazione e la possibilità di anticipare il disastro attuando un progetto di ricostruzione integrale di un agglomerato, in sicurezza, a pochi chilometri di distanza. La zona di confort è più forte e pìù comoda di una rivoluzione, pur se inevitabile. Se poi lo scienziato “del malaugurio” a un certo punto passa a miglior vita, le probabilità di ascolto si affievoliscono ancor più. E’ la tenacia di una donna, una moglie divenuta vedova, una persona che semplicemente crede alle evidenze scientifiche, a convincere media sciacalli e gli opinion leader che la salvezza di una comunità ha un valore più importante rispetto a tutto il resto. Le autorità e i potentati locali si convincono, ma ne escono indeboliti, scavalcati dal buon senso di pochi singoli. Ad ogni modo, ciò che più conta, la scelta apparentemente impopolare di fatto salva l’eco-sistema.

“Vuroa” è uno spettacolo di rottura, punta il dito contro la leggerezza delle persone. Di fronte alla sopravvivenza non si scherza. Allo spettacolo, oltre ai nomi citati, hanno contribuito le voci fuori campo di Milesi, Paolino Blandano, Fabrizio Bordignon e Paolo Ricci.

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