“Sid – fin qui tutto bene” e l’occasione ancora mancata dell’integrazione

22 Luglio 2023

Sid è “afrodiscendente”. Cioè è nato in Europa, da genitori provenienti dall’Algeria. Vive a metà tra due mondi, tra due culture, che a causa delle architetture sociali di oggigiorno, e per la (voluta o non?) incapacità delle istituzioni, a fatica riescono a comunicare. Sid è un bel ragazzo e pure intelligente, ma cresce relegato in una periferia-ghetto, una prigione neanche tanto invisibile che – per una sorta di autocombustione – genera forme eclatanti ed eccessive di riscatto. Peraltro pacchiano, posticcio, vuoto. Vuoti sono i sacchetti, le confezioni dei più importanti marchi del lusso, che Sid ruba e colleziona nelle sue scorribande in centro. Perchè lo fa? Per sentirsi un po’ ricco e affermato come “loro”, co-loro che vivono dall’altra parte della staccionata, nella Serie A della società occidentale-laico-consumista.
Umani firmati e profumati, candidi come la bianca tuta di Sid, che in realtà porta indosso quello che per i musulmani è il colore del lutto. Sid è in lutto per la sua vita, ma diventerà una star, finirà nei primi titoli delle cronache. Purtroppo, per il motivo sbagliato, sporco di sangue. Con i sacchetti griffati che diventano strumenti di morte.

Prendendo a prestito il linguaggio dei suoi coetanei, si direbbe che Sid “ha sbroccato forte“.

La parabola perversa, di questo serrato monologo, ha colpito il pubblico accorso a fine giugno al Mattatoio di Roma. “Sid – Fin qui tutto bene”, questo il titolo dello spettacolo, adattamento scritto e diretto da Girolamo Lucania, produzione Cubo Teatro. Sul palco, le musiche suonate dal vivo e designed da Ivan Bert e Max Magaldi, note sintetiche, atmosfere rock, esaltate dall’energia del front-ma Alberto Boubakar Malanchino, attore che se la cava e bene nei panni della star incazzata con il mondo. Afflitto dalla noia, aggrovigliato in un sordo vicolo cieco. Rapper, trapper, ma soprattutto Sid. Sfoga, quasi sputa tutta la rabbia e l’insoddisfazione del giovane Sid. Incapace di incanalare su binari utili le proprie capacità, il proprio interesse verso la lettura e la conoscenza dell’altro da sè. Lo spettacolo lancia fendenti, spacca, disturba. Induce il pubblico a riflettere, sulla propria condizione e su quella dell’altro. Che poi, altro rispetto a chi? Una domanda a cui ha provato a fornire risposte il talk proposto al termine dello spettacolo, condotto dall’attore, autore, presentatore Livio Beshir.

“Sid – Fin qui tutto bene” fa parte della proposta “Rifrazioni” di Spazio Griot, spazio itinerante, con sede nella Capitale, che promuove la sperimentazione multidisciplinare, l’ esplorazione e la discussione. Spazio Griot cura mostre, performance, proiezioni, workshop e residenze, letture, panel ed eventi pubblici.

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