“Storia d’incroci e d’anarchia”, l’eroina Milaneschi alfiere della vendetta contro le prepotenze romane

22 Luglio 2023

Sono eroine ed eroi. Attrezzati di tutto punto per reagire tempestivamente ai mille imprevisti, mediamente negativi, che, ogni giorno, uno solo o tutti insieme, possono impattare nel quotidiano di un comune cittadino che vive, lavora o studia a Roma.

Elasticità, pazienza, velocità, spirito di adattamento. Tanto. Nel pacchetto di sopravvivenza ci vogliono anche una voce squillante, savoir faire, dosi di cinismo e opportunismo. Ok, pronti e via, la giornata può cominciare. Veronica Milaneschi ci mette qualcosa di più, il giustizialismo spiccio della strada. Fatta di gergo scurrile e scorrettezze, parecchio vicine a quanto si assiste per le strade dell’Urbe. Che, anzi, spesso si spinge oltre.

Non a caso il monologo, scritto e interpretato da Milaneschi, si intitola “Storia d’incroci e d’anarchia”. Portato al debutto nazionale il 6 luglio al Teatro Marconi, per la direzione di Patrizio Cigliano, lo spettacolo ha raccolto sorrisi e convinti applausi dal pubblico. Accorso numeroso e chiamato direttamente in causa da Milaneschi, carismatica, istrionica, magnetica. Capace di strappare un sorriso divertito anche dal più macabro tra gli episodi narrati. In serie, uno ad uno, mischiando lingue e dialetti, vita di strada e citazioni prestigiose. Un frullatore di tutto e del suo contrario, costruito con l’abilità immaginifica che è solo dei veri professionisti. Milaneschi, con il suo fisico minuto ma nerboruto, e aiutata dal fido scooter “anarcoide” Cesare Augusto, tratteggia un profilo di donna pragmatica e in grado da sola di districarsi tra problemi e variabili impazzite. E anche di difendersi dalla prepotenza imperante, che spesso ha un volto maschile.

Allo spegnersi dei riflettori, si fa poi spazio la riflessione più complessiva. Presi dalla frenesia e dalla rincorsa contro il tempo – strumento di controllo e ispirazione delle nostre azioni – è evidente che ci perdiamo il meglio, ovvero una vita vissuta umanamente, seguendo lo scandire del ciclo giorno/notte, in una tranquilla coabitazione con gli altri sapiens. Forse il modello delle metropoli-contenitore ha fatto la sua stagione.
Di sicuro meritiamo di meglio, tutti, ma dobbiamo volerlo concretamente.

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