Aiello e la sua festa sotto il cielo di Roma

8 Giugno 2022

Diario di un ritorno al live.

Dopo quasi tre anni sono tornata a vivere un concerto, a cantare in coro, a saltare, ballare, sudare con gli altri, vibrare delle energie della collettività, a emozionarmi con il ritmo, a dimenticare la dimensione del presente per abbandonarmi al flusso del tutto magico dello spettacolo dal vivo.

Sono contenta di essere tornata ad immergermi in questo rito vibrante con un cantante, un artista come Aiello, che ho avuto modo di ascoltare e apprezzare durante la quarantena e che ho potuto in qualche modo conoscere artisticamente da vicino qualche giorno fa, per la prima volta. Al festival di Sanremo 2021 la sua Ora, che scatenò diverse critiche, mi colpì al primo ascolto, mi intrigò la melodia, lo stile, il timbro, la sua vena istrionica e l’interpretazione.

Così, ho iniziato ad ascoltare la discografia del cantautore cosentino, e brano dopo brano, le sue canzoni sono diventate la colonna sonora alle mie giornate, hanno cominciato a movimentarle, a darmi energia, entusiasmo, ritmo.

Aiello è in grado di unire i sound più classici a altri più particolari, dance, pop con  venature indie e R&B, creando uno stile unico, riconoscibile, grazie alla sua vocalità e alla sua scrittura mai banale: seppur nella sua semplicità, ci parla delle nostre vite, di situazioni in cui tutti chi più, chi meno, ci siamo trovati e le racconta con estro, con le viscere, con la pancia, il cuore, l’anima, senza filtri, senza sovrastrutture, rivelando la sua essenza, il suo carisma e temperamento meridionale, e tutto questo emerge dirompente.

Finalmente ho potuto constatare tutto questo fuori dalle cuffie di un telefono, immergendomi nella festa che è esplosa sotto e sopra il cielo di Roma, all’Atlantico.

Il cantautore ha abbracciato il suo pubblico con note e parole, lo ha guardato negli occhi, gli ha sfiorato la pelle, lo ha travolto con la sua energia e finalmente lo ha incontrato, dopo questi due anni di stop forzato, come ha affermato, leggendo dei versi scritti di getto, ringraziando chi come un innamorato , in una storia d’amore iniziata da poco, ha saputo aspettare e rispettare le distanze, e se stesso che, nonostante i chili di rabbia, ora è su quel palco, per suonare quella musica che non conosce tempo, spazio, dimensione.

Si balla senza fiato in Festa, Vienimi a ballare, Sushi, ci si perde sulle note dei suoi più famosi successi come Arsenico, La mia ultima storia, Ora, Che canzone siamo, Scomposto, fino all’ultimo singolo Paradiso. E, in qualche modo, forse, è proprio lì che siamo, a urlare e urlarci in faccia le nostre storie, perché a chiunque è capitato di voler gridare l’ingiustizia di “un dovevi portarci me, dovevi portarci me”, di usare il sesso come ibuprofene, di “vomitare amore all’arsenico” dopo essere stati lasciati, di chiedersi “dove vanno a finire tutte quelle cose che facevi bene che per lungo tempo ho creduto amore, di essere così tanto innamorati da diventare maldestri e goffi e baciare sopra il naso, smettendo tuttavia di sentirsi nel posto sbagliato, oppure di sentirsi scomposti nei bigliettini a Natale. 

Aiello descrive una generazione scomposta nel cuore appunto, che trascorre le “notti su Instagram a cercare l’America”, che si perde “nel silenzio delle sue paure”, che al come stai risponde appena, ma che  ancora scrive bozze sulla mano per storie finite anni fa.

Aiello ci parla di una generazione che nonostante tutto, però, crede nei sentimenti, esagerati e imprevedibili, che fanno urlare, stringere, sudare, e fanno stare bene, nell’eccitazione della situazione e l’esitazione della prima azione,  e in quell’amore che ti porta a ballare dove immaginare le stelle al sole. Nei suoi brani c’è il dolore, la rabbia, la delusione, l’inadeguatezza, l’esuberanza, la passione, il coraggio, la vitalità, il carisma, la provocazione a volte, c’è tanta Roma con quelle canzoni urlate nelle macchine, c’è il sud, il meridione e la sua melodia, che prendono vita in un’ora e mezza di live in cui il cantante dimostra la sua padronanza del palco e della scena: si muove nel suo sound travolgendo il pubblico in una festa di anime sotto il cielo di Roma. Un vero ciclone.

In questo vortice di coriandoli, parole, note, ci si riappropria della vita vera, comprendendo quanto siano vitali i concerti, serbatoi di entusiasmo, umanità, creatività. E credo che incontrarsi con Aiello sia stata una fortuna esattamente come perdersi… Cosa che non avverrà mai, perché con la musica non ci si può mai perdere. Ci si ritroverà presto, molto presto, in una nuova mappatura emotiva, in radio, in cuffia, e live.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Non perdere