Ascesa e declino, le montagne russe della notorietà, il termometro dell’autostima. Sono per un artista gli estremi fisiologici, inevitabili perché arrivano, entrambi, come tranvate, senza preavviso. Vette altissime e subito lo sprofondo più cupo. Sbalzi d’umore incredibili, gioia e sconforto, isterìa e (vane) illusioni. Kriss, spettacolo visto in scena al Teatro Lo Spazio di Roma, dal 5 al 8 gennaio, è il disegno di una parabola. Protagonista è un cantautore, che vive male una fase di crisi creativa, dilatatasi nel tempo. Lei, la Musica, gli scorre nelle vene, ma non viene posata sui giusti binari. O forse sì, forse per un lampo.
Il racconto scritto da Riccardo Lignelli prende spunto dalla canzone “E invece sì” di Bugo, su suggestione del regista Daniele Trombetti che ha lanciato un bel guanto di sfida. Raccolto con pieno coinvolgimento da tutto il gruppo di lavoro, e in risposta apprezzato dal pubblico presente in grande numero nelle 4 serate di programmazione.
Kriss è una commedia dolce e amara allo stesso tempo, un’altalena di entusiasmo a cui contribuisce una girandola di personaggi, ora buffi ora eccessivi ma sempre funzionali alla drammaturgia. Una moglie che incoraggia e ci spera, un agente sull’orlo di una crisi di nervi. Un’inclinazione che, sorridente ma determinata, si presenta alla cassa di un supermercato. Maschere anonime.
Gli interpreti – i bravi Francesco Mastroianni, Sara Baccarini, Andrea Venditti, Chiara Tron e Luca Bray – sbraitano, ridono e urlano, girano e di continuo. Come trottole, comparendo e scomparendo di continuo dalle colorate impalcature mobili predisposte da Ambramà Scenografia. Il disegno luci di Matteo Antonucci e i costumi curati da Elena Fiorenza ad amplificare le note ora vivaci ora scure della narrazione. Una chitarra che a ripetizione aggiunge arpeggio a dialoghi spesso serrati e specchio di nevrosi inespresse. Si ride e non poco in certi passaggi, tra l’ironia e il grottesco di quadretti quotidiani che, vien da dire, capita un po’ a tutti di vivere. Il focus sono le relazioni e il potenziale che possono attivare o spegnere, a seconda che emettano calorie o tossine. E poi la vanità del successo, soprattutto se improvviso, discutibile nei contenuti, che le radio e i social trasformano in hype.
La direzione di Trombetti è puntuale e attenta a mantenere un ritmo sempre brioso e fluido. D’effetto i continui cambi di scena, i carrelli a terra disegnano un vortice che calmo non si ferma mai. Fino alle note finali di Bugo, suggerite dal protagonista, ad armonizzare la scena e lasciare un piacevole ricordo agli spettatori