Le maschere e la fine poesia di “Lùmina”

22 Gennaio 2023

Occhio in su e stupore, poi il pennello che spontaneo imprime la tela. Passione e tenacia, il perseverare sempre nel seguire la propria passione, anche quando la salute vacilla e la Morte bussa alla porta. “Lùmina” è un racconto di teatro fisico, senza voce. A parlare sono le ardite, divertenti, eloquenti, iperboliche maschere che Lorenzo Marchi e Roberta Sciortino della Compagnia Auriga Teatro hanno ideato e con successo stanno portando in scena al Teatro Lo Spazio di Roma. Ultima replica quest’oggi, 22 gennaio.

Lontano dalla modernità, tra le pareti del suo rifugio dal mondo, un anziano pittore si alterna tra la cura degli arredi, le coccole del cibo, l’ascolto di buona musica. Riceve puntualmente la visita del lattaio e di un caro amico furbacchione, ed ogni notte si dà appuntamento con la Luna. Possiede un telescopio, fissato su un cavalletto, che permette di ammirare e cogliere il bagliore e i contorni lucenti dell’unico satellite naturale della Terra. Su un altro cavalletto, a fianco, ogni notte si mette al lavoro, dà forma e colore a ciò che vede con i propri occhi. Un’ossessione evidente, i quadri con il medesimo soggetto e il medesimo disegno tappezzano dappertutto le pareti della sua casa.

Poi però capita l’inatteso: il cuore improvvisamente duole, il respiro si fa affannoso, l’anziano baffuto non riesce più a dipingere. Sino a che la Luna in persona, una notte, esce dai suoi sogni ed entra nella realtà, bussando alla porta. Indossa i panni di una dolce e scherzosa ragazza, che sprona il malandato artista e lo guida con pazienza nella realizzazione del suo ultimo dipinto.

Deformi e caricaturali, le maschere esprimono delicatezza ma nel contempo sono estremamente efficaci nella loro espressività. Si respirano alti livelli di poesia, gli spettatori sono letteralmente sospesi dalla dimensione della vita reale per esser trasportati in un interno domestico dove lo scorrere del tempo ha un ritmo lento e le emozioni sono semplici quanto vere, intense. Emergono, in particolare, le paure, i tremori e le difficoltà di personaggi che giocano le ultime cartucce dell’esistenza terrena. I cambi scena, le luci, i rumori e i silenzi definiscono un rettangolo di tenerezza. Ma nel contempo si diffonde parecchia ironia, le azioni maldestre dei protagonisti suscitano risate fragorose tra i presenti. Il teatro quello vero, di pregevole fattura, cucito con estrema cura del dettaglio.

Per 70 minuti non si ascoltano parole, non se ne sente il bisogno. A comunicare sono i corpi, la gestualità indovinata degli attori, le pieghe delle maschere, una selezione di musiche che entra ed esce come un orologio. Terra e Luna, vita e oltre-vita. Sogno e realtà. C’è davvero tutto, bravi.

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LUMINA

DI E CON : Lorenzo Marchi e Roberta Sciortino

COSTUMI: Mara Gentile

DISEGNO LUCI: Fabio Pecchioli

SCENE: Debora Palmieri

MASCHERE: Lorenzo Marchi

DAL 19 AL 22 GENNAIO
TEATRO LO SPAZIO-ROMA

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