“In alto mare”, di fronte all’emergenza estrema l’uomo è pronto a tutto

25 Marzo 2023

Una zattera di legno barcolla in mezzo al mare. A simboleggiare il mondo che galleggia, un mondo alla deriva. Popolato da uomini in giacca e cravatta. Già, perchè i tre naufraghi Anania Amoroso, Livio Sapio e Luca Vergoni rappresentano, oltre che loro stessi, soprattutto delle categorie, rispettivamente nazione, economia, popolo. I tre vertici che danno direzione, alla zattera. E qui sta il genio del testo di Slawomir Mrozek, scritto nel 1961 ma estremamente attuale per poetica e svolgimento. Adattato e abilmente diretto in scena al Teatro Marconi di Roma (17-19 marzo) da Andrea Goracci. “In alto mare” è uno spettacolo sul cinismo dell’uomo, del mors tua vita mea, sull’ordine delle priorità nel moderno sistema occidentale. Che fa acqua da tutte le parti, ma spesso non si può dire. La democrazia, questa sconosciuta e sconfitta nei suoi intenti di dar forma a un modello di società bilanciata e libera.

Di fatto il cibo sulla zattera scarseggia, e l’uomo medio esce di senno, dunque i tre interpreti sono chiamati a trovare una soluzione. Che comporterà inevitabilmente il sacrificio di uno tra loro. Parte una campagna elettorale, ciascuno presenta un programma per giustificare la propria necessità all’esistenza, ma ovviamente emerge un soggetto debole. Che viene inequivocabilmente messo all’angolo, nessuno sconto in questo mondo.

Arrivano dei salvagenti dall’esterno, l’arrivo del postino (Andrea Meloni) e di un servitore (Riccardo Musto). Ma sono apparizioni estemporanee, cruciale diventa invece il ritrovamento a bordo di una scatola contenente del cibo. Colpo di scena che esaspera i rapporti di forza tra i 3 superstiti.

Lo spettacolo, in tono grottesco ma con acutezza sottolinea i paradossi e le storture delle “moderne” organizzazioni occidentali, orientate come non mai verso meccanismi di supremazia. Il forte schiaccia il debole, senza appello. La barchetta rimane a galla, la solidarietà umana invece va a fondo.

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