Tre episodi, a teatro, per scandire il viaggio di un cittadino italiano nei migliori hub vaccinali della Capitale. Sì, stiamo parlando della stagione del Coronavirus, quel biennio che ha scosso e non poco le umane esistenze e che gli stessi sapiens frettolosamente hanno messo nel cassetto, pressochè rimosso. Due anni abbondanti, di angoscia, paura, bollettini di morte, spaccature nell’opinione pubblica, martellamento mediatico, libertà individuali ridotte in nome della salute e della prevenzione. Un frullatore che Enoch Marrella ha condensato nel monologo “All you can Vax” e proposto sul palcoscenico dell’Argot Studio di Roma il 28 e 29 aprile.
Uno spettacolo sui dubbi esistenziali e sostanziali di un uomo qualunque – Marrella, appunto – messo di fronte alla scelta del si/no vaccinarsi per proteggersi dal Covid-19. Interrogativi che possono si/no ricevere risposte, ma vengono fagocitati dall’organizzatissima macchina procedurale che dalla prenotazione del siero salvifico porta all’attesa inoculazione. Non una, ma ben tre volte. Perchè il virus si era modificato strada facendo e dunque fu necessario organizzare sessioni di richiamo. Diktat dei governi e della lobby dei farmaci: Marrella, in t-shirt Pfizer, dichiara apertamente di essere allineato, e si presenta alle porte di un’eccellenza da archistar, la Nuvola dell’EUR. Perchè se il vaccino s’ha da fare, che si faccia in un luogo eccezionale.
Il percorso snocciolato dall’autore-attore, per l’occasione anche regista, descrive un itinerario che ha anche i tratti dell’indagine antropo-sociologica di una Roma stanca, sempre monumentale e dispersiva, specchio di un paese che visse “sospeso” in quel frangente storico. Situazioni paradossali, solidarietà e forzature, pragmatismo e pennellate di assurdo. Tutto sotto il cappello di un disagio generale, mal celato, che tutto sommato venne però accettato dai più. Ok, ci furono anche gli agguerriti e intransigenti “No Vax”, ma di fronte alla dittatura della Carta verde in molti abbassarono le barricate. Anche perchè il certificato era soluzione unica per riprendere un po’ delle libertà perdute: viaggiare, per esempio, ma soprattutto poter tornare nei ristoranti. Le immagini sullo sfondo dell’Argot incalzano, sempre più veloci. I vaccinati si riversano a orde, nei locali, i gestori si inventano la qualunque pur di accrescere a dismisura il numero di coperti e i dehors. Si rafforza l’immagine del rapporto indelebile nel Belpaese tra uomo e cibo. Il consumo di alimenti come panacea contro le costrizioni imposte. Circola ancora la pandemia? Ma sticavoli, almeno possiamo andare a mangiare fuori.
Anche Marrella si dedica allo sport delle gambe sotto il tavolo, e, giunti all’ultimo quadro del trittico, i segni sul suo corpo si palesano. Compare una rotonda pancia che prima non aveva. Forse il troppo cibo? Forse sì, e al pubblico si rivolge ironico: “Morire, dormire, nient’altro, e dormendo dire basta a tutto ciò che stringe il cuore, dice Amleto. Mangiare, dormire, nient’altro, e dormendo dire basta a tutto ciò che ingroppa lo stomaco, dico io.” Così, forse, ci vuole il sistema. Morbidi e paciosi. Ed è qui, che, come in un disco che si ripete, trovano conferma gli atavici luoghi comuni che ci dipingono da decenni fuori dai confini nazionali. Fino al cult trash di “Zuppa romana” dei tedeschi Schrott Nach 8. Una chicca estremamente rara, ingenua quanto di scadente fattura, che venne rilanciata nei primi duemila, sulle Tv commerciali italiane, durante la permanenza di un certo Luca Toni, calciatore e centravanti della Nazionale azzurra, tra le file del club più titolato di Germania, il Bayern Monaco.
“All you can Vax” ci è parso un’interessante lavoro, probabilmente migliorabile in qualche dettaglio registico. La sequenza con la silhouette a contrasto ha una forte carica espressiva, il palco però può essere meglio sfruttato nei suoi spazi. Ma il potenziale c’è e Marrella, con uno stile recitativo che volutamente si avvicina alla Stand-Up Comedy, è brillante e tagliente. Soprattutto, ha uno stile personale e riconoscibile.
Lo spettacolo, prodotto insieme a Tuttoteatro.com, ha registrato il contributo di Andrea Romoli, per i visual, e di Gabriele Silvestri per la parte di Live Electronics.
Foto di Nina Tylerz.