Un “Riccardo III” che rilancia la fame di avanguardia

15 Ottobre 2023

Girando per teatri a Roma, capita ancora – evviva – di imbattersi in produzioni di vera avanguardia. La ricerca che evita a pié pari i rischi dell’iper-concettuale, che poi è un attimo sfociare nell’autoreferenziale e inaccessibile per il pubblico. Invece sta accadendo l’esatto contrario, al City Lab 971 di Roma. Nello stabile sulla Salaria che fu una Cartiera, poi sala cinema, centro sociale, music club e chi più ne ha più ne metta, dal debutto dello scorso 3 ottobre il “Riccardo III”, classicone di William Shakespeare, progettato da Luca Ariano e Pietro Favella sta registrando serate da tutto esaurito. Sessanta posti a sedere che comunicano con una scatola delle meraviglie, un impianto scenico architettato intorno a pannelli mobili, asettici e candidi ma solo in apparenza, che modellano e rimodellano in continuazione le prospettive di un palco abitato da 8 attori, chiamati a interpretare un totale di 16 ruoli.

Roberto Baldassari, Gilda Deianira Ciao, Romina Del Monte, Luca Di Capua, Lucia Fiocco, Mirko Lorusso, Liliana Massari e Alessandro Moser appaiono e scompaiono, ripetutamente, ora con impeto ora con leggiadria, da porte e quinte retroilluminate in un alternarsi di gradazioni e abbinamenti cromatici che descrivono un efficace ed originale impatto visivo e nel contempo “colorano” gli stati d’animo degli interpreti nello svolgimento della drammaturgia. Si respirano alternativamente emozione e freddezza, in un caleidoscopio arcobaleno, per tutti i 100 minuti.

L’intenso Pietro Faiella, il Riccardo Duca di Gloucester, è sempre presente in scena. Viene disegnato, in questa riduzione del testo shakespeariano, come un Demiurgo che senza scrupoli e agendo con il sangue punta dritto alla Corona d’Inghilterra, al potere assoluto. Diabolico e deforme, cinico e storpio, maestro dell’inganno, Riccardo riesce a piegare gli eventi a suo favore fino a che il mentalismo e le nefandezze gli si ritorcono contro, inesorabilmente. Dal primo istante in cui indossa l’agognata corona, e non senza passaggi di assurdo e ironia. Lo spazio metafisico in qui aveva plasmato i suoi accoliti – insieme palcoscenico delle azioni e materializzazione dei pensieri – improvvisamente si svuota, e lo inghiotte. Faiella è di un’espressività straordinaria. Applausi a menadito, per tutti gli interpreti.

La produzione, Lubox-Officina Teatrale di Massimo Venturiello, confeziona un lavoro di altissimo profilo. Per la regia di Luca Ariano, personale e priva di sfumature, per la profondità dell’adattamento firmato Natalia Magni, per i costumi che Elisa Leclè ibrida mischiando linee contemporanee, panneggi e ispirazioni romane. E poi l’ambiente sonoro, trasversale a varie contaminazioni, rock e interessante.

Si era capito ma lo dichiariamo a chiare lettere. Questo Riccardo III è uno spettacolo, al debutto nazionale, che ci sentiamo di consigliare. Per chi volesse vederlo, in questo passaggio a Roma, c’é tempo fino a questa sera.

Ci auguriamo di vederlo presto anche in altri teatri dello Stivale.

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